Archivi del mese: gennaio 2022

CERCASI GENITORE EDUCATORE ALTERNATIVO…

                               GENITORE EDUCATORE ALTERNATIVO…

 Un genitore “empatico” è di solito anche intelligente, e lo è anche nel voler aiutare il figlio a correggersi…conducendolo, con pazienza, alla presa di coscienza delle brutte conseguenze dei suoi comportamenti.

   C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere. Suo padre un giorno gli da un sacchetto di chiodi e gli dice di piantarne uno nella palizzata del giardino ogni volta che perde la pazienza e/o bisticcia con qualcuno. Il primo giorno ne pianta 37.

   Le settimane seguenti impara a controllarsi e il numero dei chiodi piantati diminuisce di giorno in giorno.

   Finalmente arriva il giorno in cui il ragazzo non pianta nessun chiodo nella palizzata. Allora va dal padre e gli comunica la bella notizia.

   Suo padre allora gli da il nuovo compito di levare un chiodo dalla palizzata per ogni giorno che riesce a non perdere la pazienza. I giorni passano e finalmente il ragazzo può dire al padre che ha levato tutti i chiodi dalla palizzata.

   Il padre conduce il figlio davanti alla palizzata e gli dice: “Figliolo, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi hai lasciato nella palizzata. Non sarà più come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici delle cose cattive gli lasci delle ferite come queste. Puoi infilzare un uomo con un coltello, e poi toglierlo, ma lascerai sempre la ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà. Una ferita verbale fa altrettanto male di una ferita fisica”.

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AMORE E FRAZIONI…

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19 gennaio 2022 · 11:35

LA PREGHIERA FUNZIONA SEMPRE… anche se non si sa quando e come.

                                     LA PREGHIERA DEL MONACO MIRONE 

(Non sappiamo come e quando funziona la preghiera, ma è sicuro che funziona…)

   C’era una vola un governatore crudele di provincia chiamato Gordian. Dava la caccia ai giusti e li torturava. Colui che Gordian detestava più di tutti era il monaco Mirone, l’eremita caritatevole che faceva il bene senza paura e pregava senza interruzione..

   Il governatore chiamò il suo fedele servitore, il prode Ivan il guerriero; “Ivan, va’ ad uccidere il monaco Mirone, tagliagli la testa e la darò in pasto ai miei cani”.

   Ivan se ne andò pronto all’obbedienza, ma con il cuore amareggiato dicendo a se stesso: “Non ci vado di mia propria volontà, ma è per necessità che lo faccio. Devo credere che è il destino che Dio mi ha assegnato”. 

   Nasconde la spada sotto il suo mantello, arriva e saluta l’eremita.: “Sei sempre in buona salute, piccolo vecchio? Dio ti tiene sempre sotto la sua santa protezione?”.

   Ma il monaco, chiaroveggente, si mise a sorridere e le sue sagge labbra pronunciarono questa parola: “Ivan, non cercare di mentire, so perché sei venuto. Il Signore conosce tutto. I buoni e i malvagi sono nella sua mano. Lo so perché sei venuto”.

   Ivan provò vergogna, ma temeva di non essere fedele al suo governatore. Allora, estraendo la spada  dal fodero di cuoio, ne asciugò la lama con il risvolto del suo mantello. “Mirone – disse –

volevo riuscire ad ucciderti senza che tu vedessi la spada, ma ora prega Dio per l’ultima volta, pregalo per me, per te, per tutta la razza umana, dopo di che ti taglierò la testa”.

   Il monaco Mirone si mise in ginocchio sotto una giovane quercia e, sorridendo, disse ad Ivan: “Ivan, la tua attesa sarà lunga, perché la preghiera per la razza umana dura a lungo e tu faresti meglio ad uccidermi subito piuttosto che ad affaticarti ad attendere invano”.

   Allora Ivan aggrottò le sopracciglia e si impettì, lo sciocco: “No, quello che è detto è detto e io ti aspetterò, fosse pure per un secolo”.

   Il monaco pregò fino alla sera. Poi dalla sera all’aurora continuò.  Poi dall’aurora alla notte successiva pregò ancora. E dall’estate alla primavera si prolungò la sua preghiera. Gli anni si aggiungevano agli anni. Mirone pregava ancora. Una fitta foresta era nata da quella giovane ghianda. La santa preghiera non era terminata.

   Ed ancora oggi il monaco, sottovoce, mormora le parole redentrici, domanda a Dio di avere pietà degli uomini, alla Vergine di recare loro soccorso.

   Ivan il guerriero è sempre in piedi presso di lui. Da tempo ormai la sua spada è finita in polvere e la sua armatura è rosa dalla ruggine. I suoi begli abiti sono caduti a brandelli e marciti.      D’inverno come d’estate Ivan resta là, e il gelo morde e la calura brucia e lui sta là. I lupi e gli orsi passano senza guardarlo.

   Ma la preghiera che il vecchio monaco eleva per quei poveri peccatori che siamo noi, scorre sempre, finché ci saranno dei peccatori.

   Scorre come un limpido fiume che irriga la terra, fresco e dolce come la misericordia di Dio.

                                                                                                                  (Massimo Gorki)

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Padre Luciano Cupia nel 1970 ci disse: “Dove vi chiamano, andate”. Siamo andati…

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QUESTA E’ DAVVERO CURIOSA

   ”Una persona impiega anni per diventare quel che è, sviluppando il proprio talento, le proprie doti uniche, perfezionando i propri giudizi sul mondo, ampliando e affinando propri appetiti, imparando a sopportare le delusioni della vita, diventando maturo, stagionato – insomma una creatura unica in natura, che sopporta con una certa dignità e nobiltà, trascendendola, la condizione animale; non più comandato, non più un mero riflesso, non uscito da  uno stampo qualsiasi.

   E poi scopre la vera tragedia… che ci vogliono sessant’anni di sofferenze e di sforzi incredibili per fare un tale individuo, che alla fine, è capace solo di morire”. (Ernest Becker)

Così, aggiungo io, da arrivare a puntino per la risurrezione…                           

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QUESTA E’ BELLA E SEMPLICE DA ATTUARE

                           QUANDO SI URLA… I CUORI SI ALLONTANANO!

                                      (a proposito di comunicazione)

   Un giorno Meher Baba rivolse ai suoi uomini questa domanda: “Perché le perone gridano quando sono arrabbiate”? Ci pensarono qualche istante: “Perché perdiamo la calma” – disse uno di loro – “Per questo gridiamo”.

   “Ma perché gridare quando l’altra persona ti sta accanto”? – chiese Baba – “Non le puoi parlare a bassa voce? Perché urli ad una persona quando sei arrabbiato”? Gli uomini diedero altre risposte, ma nessuna di esse soddisfaceva Baba.

   Alla fine spiegò: “Quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire la distanza devono urlare per potersi sentire.  Più arrabbiate sono, più dovranno gridare per ascoltarsi attraverso questa grande distanza”.

   Poi chiese: “Che cosa succede quando due persone si innamorano? Non gridano, ma parlano dolcemente. Perché? I loro cuori sono molto vicini. La distanza tra di loro è molto piccola”. Poi continuò: “Quando si innamorano sempre di più, che succede?  Non parlano, ma sussurrano e si rivolgono ancora di più al loro amore. Alla fine non avranno nemmeno bisogno di sussurrare, si guarderanno e basta”.

   Ed  infine Baba disse: Quando discutete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che aumentino la distanza, arriverà un giorno in cui sarà così tanta la distanza che non riuscirete più a trovare la strada del ritorno”.

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PER UNA SPIRITUALITA’ SEMPLICISSIMA

   “Alcune persone vennero a trovarmi a Calcutta e prima di partire mi pregarono: – Ci dica qualcosa che ci aiuti a vivere meglio – .

   E io dissi loro: – Sorridetevi a vicenda, sorridete a vostra moglie, a vostro marito, ai vostri figli, sorridetevi a vicenda; poco importa chi sia quello a cui sorridete; questo vi aiuterà a vivere meglio e a crescere nell’amore reciproco -.

   Allora uno di quelli mi domandò: – Lei è sposata? -. –Sì, risposi, e qualche volta trovo difficile sorridere a Lui.

   Ed è vero. Anche Gesù può essere molto esigente ed è proprio quando Egli è così esigente che è molto bello rispondergli con un grande sorriso”.

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   Da aggiungere soltanto che il sorriso del volto da visibilità alla amabilità del cuore… se esso è veramente caldo d’amore. Ne deriva che con questa “base relazionale” di amabilità reciproca si rende la vita difficile ai “conflitti” interpersonali sempre pronti ad irrompere da qualche fessura di fragilità dell’animo umano. Paradossalmente parlando, essendo amabili, si facilita al prossimo di “amare il prossimo”. E chi è più prossimo se non chi ci vive gomito a gomito?

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12 gennaio 2022 · 18:13

PREGHIERA BISLACCA?

                        FAMMI RIDERE, SIGNORE…

Non so perché, Signore, pregandoti stamattina, improvvisamente

mi sono reso conto

che non ti avevo mai immaginato… ridere.

Ridere di una vera risata sonora, contagiosa!

I tuoi evangelisti ti presentano pacato, ogni tanto con un sorriso discreto,

ma soprattutto serio e grave, qualche volta in lacrime…

Non hanno ritenuto di dirci che un giorno, in tale o tal’altra circostanza,

ti sei fatta una bella risata.

Eppure io sono sicuro che tu ridevi… e ridevi di cuore.

Tu ridevi fanciullo, a Nazareth, quando giocavi con i tuoi compagni,

ridevi, adolescente, con i tuoi cugini.

ridevi e brindavi con i tuoi discepoli, alle nozze di Cana e cantavi,

e ballavi se gli altri ballavano!

Signore, anche se qualche volta faccio fatica a crederla,

la notizia più bella, meravigliosa, sconvolgente che mi riempie la mente e il cuore

è che tu ci ami sopra ogni cosa, e che questo amore ci è vicino,

così vicino da toccarci

da mettere radici dentro di noi.

Tu sei venuto tra noi,

uomo con noi, uomo come noi,

tanto che, abbracciati da te, ti siamo diventati fratelli.

Fratelli del bimbo che piangeva,

che succhiava il latte al seno,

mentre sorrideva, incantato, alla sua giovane madre.

Fratelli del fanciullo che imparava a leggere e a pregare.

Fratello sempre… nostro fratello Gesù,

che sapeva piangere e… ridere!

Pensare a te così vicino a noi, così simile a noi

perché possiamo diventare simili a te,

mi rende felice!

Talmente felice, che mi meraviglia non esserlo sempre.

Mi dispiace vederci così seri quando parliamo di te, e non

capisco perché dobbiamo avere un aria triste,

quando ci riuniamo per pregarti.

Scusami l’impertinenza, ma stasera ho voglia di dirti,

come i bambini piccoli, sulle ginocchia del fratello maggiore:

Fammi ridere”.

Sì, è la mia preghiera inattesa:

Signore, fammi ridere!

Perché, a mia volta, io possa far ridere i miei fratelli:

ne  hanno tanto, tanto bisogno!         

                                                                  (Michel Quoist)

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Per sorridere un po’

LA COMUNICAZIONE NELLA COPPIA

                                            (Un esempio di verifica)

Cara sposa, poiché di “queste cose” non mi lasci parlarti a voce, metto nero su bianco per chiarire, una volta per tutte, questa situazione a dir poco scandalosa.

Quest’anno con te ci ho provato 365 volte. Mi è andata diritta solo 36 volte, cioè una media miserabile di una ogni dieci giorni. Perché questa miseria? Ho preso nota:

  • Perché rischiavamo di svegliare i figli: 17 volte.
  • Perché eri sudata o avevi i piedi freddi: 20 volte.
  • Perché il giorno seguente doveva arrivare tua madre: 2 volte.
  • Perché eri addormentata o fingevi di esserlo: 52 volte.
  • Perché era troppo presto o troppo tardi: 16 volte.
  • Perché hai detto che era materialmente impossibile: 87 volte.
  • Perché la finestra era aperta e ci vedevano: 9 volte.
  • Perché avevi mal di testa o mal di schiena: 34 volte.
  • Perché eri preoccupata per i tuoi parenti: 13 volte.
  • Perché avevi mangiato troppo e avevi la sensazione del rigurgito: 10 volte.
  • Perché la casa era umida e sentivi i brividi: 1 volta
  • Perché non ne avevi voglia: 22 volte.
  • Perché il letto cigolava: 8 volte.
  • Perché la televisione ti aveva fatto piangere: 2 volte.
  • Perché avevi litigato con le tue amiche: 1 volta.
  • Perché eri appena stata dalla parrucchiera: 17 volte.
  • Perché ti eri stancata provando i vestiti: 7 volte.
  • Perché i figli avevano preso brutti voti a scuola: 5 volte.
  • Perché avevi perso il portafoglio: 1 volta.
  • Perché era Natale o Venerdì Santo o l’Epifania: 3 volte.
  •  

Per arrivare a 365 ne mancano 36. Ma anche se mi è andata diritta per 36 volte, non pensare che siano mancate “le disgrazie”. Perché?

  • 3  volte mi hai distratto dicendo che c’erano delle macchie sul soffitto.
  • 7 volte mi hai detto che non ero più quello di una volta.
  • 13 volte mi hai detto di sbrigarmi.
  • 1 volta avevi una mosca che ti dava fastidio.
  • 2 volte ho dovuto fare l’equilibrista perché le lenzuola erano pulite di bucato.
  • 1 volta hai pianto pensando alla verginità persa durante il viaggio di nozze.
  • 9 volte ho dovuto svegliarti per dirti che avevo finito.

Il che fa 36. Si può andare avanti così?

                                                                             Il tuo Peppino

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