Archivi del mese: dicembre 2021

UNA BELLA STORIELLA

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IL CIMITERO DEI FUMATORI

                                     IL CIMITERO DEI FUMATORI

                                             (scritte sulle lapidi)

  • Fumavo perché avvelenarsi è un sottile piacere
  • Fumavo perché ero una donna emancipata
  • Fumavo perché 7 o 8 cosa vuoi che facciano?
  • Fumavo, ora ho smesso
  • Fumavo per avere qualcosa che tirasse
  • Fumavo perché il cancro viene solo agli altri
  • Fumavo il sigaro perché fa meno male
  • Io non fumavo, ma stavo sei ore al giorno in ufficio con gli altri che fumavano
  • Fumavo solo sigarette leggere
  • Fumavo perché il biberon era troppo vistoso
  • Fumavo la pipa altrimenti nessuno si accorgeva che ero un intellettuale
  • Fumavo perché volevo morire… e ci sono riuscito
  • Fumavo soprattutto per darmi un contegno
  • Fumavo così, per riempirmi di fumo
  • Fumavo perché anche Che Guevara fumava
  • Fumavo il toscano perché faceva così folk
  • Fumavo perché ero piccolo e brutto

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                        LA SOLITARIA COLLINA DEL NON – FUMATORE

  • Mi sono esposto alle radiazioni, ho bevuto acqua inquinata, ho mangiato cibi adulterati, ho respirato aria di città, ho consumato tonnellate di farmaci e psicofarmaci: farmaci per vegliare, per dormire, per mangiare… insomma, per vivere. Mi sono sempre annoiato e ho avuto paura di tutto… PERO’ NON HO MAI FUMATO E PERCIO’ NON SONO MORTO.

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ALLE PRESE CON PROBLEMI EDUCATIVI

        DIRE, FARE, ESSERE…PAROLA, CARNE, PANE!

                                 (Suggerimenti per una possibile “strategia pedagogica”)

   Messe in ordine così, queste parole possono sembrare non avere senso. Invece, a ben considerare, esse nascondono quella che si potrebbe definire una sorta di strategia educativa intesa in senso lato.

   Una strategia pedagogica curiosa se soltanto si pensa che ad averla inventata è stato lo stesso Creatore,  alle prese, fin dall’inizio, con la realtà – problema dell’educazione dell’umanità.

   Strategia inventata dallo stesso Dio e pertanto possibile da adottare da parte di educatori di ogni tempo ed età.

   Educatori loro stessi alle prese con una realtà  (quella di un rapporto educativo sano e congruo)) sovente carica di problemi.

   Molto è stato scritto, in proposito,  con lo scopo di aiutare a risolvere tali problemi. Questa riflessione non aggiungerà nulla di nuovo, ma potrebbe aprire un nuovo scenario, se vogliamo curioso, proprio sull’approccio educativo in generale.

   Un nuovo approccio educativo proprio a partire da quella che si potrebbe definire, con tutte la cautele del caso, la “strategia educativa di Dio” nei confronti dell’umanità.

   “In molti modi e molte volte Dio ha parlato per mezzo dei profeti” è scritto nei testi sacri. E questa si potrebbe chiamare la fase del “dire”, della “parola”, dell’insegnamento, per così dire, orale.

   “Quando venne la pienezza dei tempi, la Parola si fece carne”, è ugualmente scritto nei sacri testi. E questa si potrebbe chiamare la fase del “fare”, della “carne”, dell’esempio da dare.

   Infine rimane la fase dell’ “essere”, inteso come sintesi del dire e del fare. E questa si potrebbe chiamare la fase del “pane”… dell’Eucaristia.

   Già da questi  cenni potrebbero derivare alcune interessanti conclusioni di carattere pedagogico (e magari anche “andragogico”, parola poco usata e che significa “educazione dell’adulto”).

   “Parola”, “Carne”, “Pane” diventano, a questo punto una sorta di approccio e di strategia educativa in senso lato, applicabile anche nel qui ed ora, ovunque vi sia una “relazione educante”.

   Magari non abbondando troppo di parole nella fase prima della vita dell’essere umano, quando il pensiero del bambino è ancora improntato al gioco e alla fantasia.

   Anche perché in questa prima fase, il bambino impara per “via imitativa”, impara cioè maggiormente o più facilmente per quello che vede fare dagli educatori che non per quello che dicono.  E proprio qui si innesta la fase del fare, del “dare esempi” di coerenza, di “incarnazione del dire”.

   Senza farlo pesare troppo però, non abbondando in spiegazioni, sermoni o didascalie ossessive del proprio agire educativo.

   Per arrivare poi, senza affanni o sensi di colpa, alla fase dell’essere, del “pane” silenzioso e nutriente   (il silenzio “eucaristico” come paradigma di un “silenzio pedagogico”, silenzio di qualità eccelsa).

   Azzardato fin che si vuole tale accostamento tra la strategia educativa di Dio nei confronti dell’umanità e la strategia educativa tra umani, ma comunque rilassante per tante persone in affanno o accanimento pedagogico.

   Da precisare che la successione cronologica di “dire, fare, essere” (parola, carne, pane) non va presa in senso rigido, ma va presa in senso molto elastico in ragione delle varie situazioni nelle quali l’educatore si trova a vivere. 

   Senza mai dimenticare la massima di don Bosco che diceva e scriveva: “L’educazione è cosa del cuore”.

Per non dire di Sant’Ignazio di Antiochia: “Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, molto di più con quel che si è”.

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DIO SI CONFIDA…

                                                 UNA CONFIDENZA PERSONALE DI DIO…

   Vedi, caro figlio mio, anche se avrei potuto optare per infinite forme e soluzioni diverse (infatti  sono Infinito…) per condividere la mia gioia di Essere, ho preferito la più consona a chi immaginavo potesse accoglierla, riconoscerla e magari anche condividerla lui stesso con gli altri… e quella forma più consona era quella di creare un “Divenire” dove fosse contenuto l’Essere, un Essere capace, sotto la mia vigile cura, di dipanarsi in Divenire.

   Ma per fare questo fu giocoforza anche per Me, l’Eterno, dovermi adattare al Tempo e mi fu facilissimo… a differenza vostra che vivete lo scorrere del tempo più con patimento che con pazienza, più perdendolo che godendolo, più con ansia per il domani che con serenità per l’oggi (il presente è il pane quotidiano della relazione fraterna che ho approvvigionato per voi dall’eternità…come dirà Mio Figlio quando se ne uscì con quel “Mio cibo è fare la volontà del Padre”), più con nostalgia per il passato che con sorriso per il presente (Un vostro autore ha scritto: “Il presente à l’unico punto di contatto tra l’eternità e il tempo”).

   Ma torniamo a Me che, nonostante fossi alle prime armi (anzi, paradossalmente parlando, proprio perché alle prime armi), mi fu facile intuire che avrei dovuto andare ugualmente per gradi  per “Rivelare” tutto Me stesso.

   E così cominciai la mia avventura lasciando intuire a Eva ed Adamo (“Omnis homo Adam, omnis homo Christus”, scriverà il mio sant’Agostino) di essere il loro Creatore. Mi bastava riconoscessero questo di Me e sarebbe stato paradiso eterno, seppur solo terrestre in quel momento.

   Non fu così (e lo sapevo) a causa dell’insinuazione malefica di chi li circuì e li lusingò che si potesse essere e vivere da creature anche opponendosi al Creatore. Preferirono dare ascolto al mio nemico anziché al loro amico Dio Creatore.

   Non fu un comportamento originale, ma un vero e proprio peccato, il peccato di ritenere che si potesse fare bene anche il male (la parola “mela” del vostro vocabolario si può anagrammare in “male”).

   E dire che tanta era la mia fiducia in loro da avergli dato soltanto due indicazioni di comportamento, quella di operare il bene con tutta la loro fantasia e quella di stare lontani dal male con tutta la loro determinazione, pena finire male.

   Dovetti subito prendere atto che occorreva “rimediare”, ma ci sarebbe voluto tempo perché  il “virus” del male si era già inserito  nella molecola del tempo e avrebbe continuato a perpetuarsi, tra l’altro, paradossalmente, come un fastidioso e antipatico parassita. Il divenire vive sempre alle spalle dell’essere,  vigliaccamente.

   Quando mi sembrò il momento (per voi) credetti bene di rivelare Me come Dio. Pedinai il mio Mosè  fino al punto in cui lo trovai pronto ad accogliere la mia Legge. Così fu che mi rivelai come Dio Legislatore. Non più due semplici ed elementari regolette, ma qualcuna in più e soprattutto più precise.

   Gli affidai dieci semplici regole chiarendo subito che le mie creature avrebbero potuto godere della mia divinità a patto che si comportassero ”come Dio comanda”…  come usate dire voi.

   Per un po’ le cose andarono come vanno da voi, un po’ bene un po’ male fino a quando decisi di giocare l’asso che avevo nella manica, quello di provarci in prima Persona a divenire Uomo.

    Un’idea che nutrivo da tempo, l’idea vincente. La mossa vincente del Nostro Spirito fu, paradossalmente, proprio l’Incarnazione.

  Un Dio che si rispetti può fare certo  come gli pare (mi pregate anche voi dicendomi: “Sia fatta la Tua volontà) ma non può non rispettare le leggi del creato da lui stesso stabilite.

   Un Dio che si rispetti (ed Io sono Unico anche in questo senso) non può nascere se non come nascono tutti, cioè come figlio. Ed è grazie a questo circolo virtuoso (una sorta di DNA del creato) che mi fu possibile rivelarmi come Dio Padre.

   La cosa più curiosa e sublime era che mi occorreva una Madre tutta mia e tutta speciale… E’ stato il mio capolavoro e custodisco gelosamente il mio segreto a riguardo della decisione unanime di volerla Vergine.    Fu grazie alla fantasia del Nostro Spirito che fu possibile, che per essere Madre di tutti dovesse essere Vergine per ciascuno.

   Come andarono poi le cose è stato scritto nel mio best seller… modestia a parte. Mi trovai molto bene nei miei pochi anni trascorsi con voi come Figlio dell’Uomo, soprattutto mi trovai molto bene constatando che avrei potuto contare su chi, nel tempo, avrebbe portato avanti fino agli estremi confini della terra,  la missione che avevo iniziato.

   Avrei potuto contare su tanti di voi, certamente, ma mi straziava il cuore pensare alla eventualità di lasciarvi soli e fu allora che escogitai un sistema per stare sempre con voi, un sistema unico, quello dell’Eucaristia.

   Avvenne quel giovedì sera, a cena con i miei intimi. Lo so, è di cattivo gusto, durante una cena mettersi a parlare di nutrirsi di un Pane che, in sostanza è la Mia Carne e di un Vino che in sostanza è il Mio Sangue. Trasformare l’acqua in vino fu bello in quel di Cana, trasformare il vino in sangue aveva del tragico…

    Ancor più di cattivo gusto mettersi a lavare i piedi dei commensali, ma a me sono sempre piaciuti e mi sono molto congeniali i comportamenti paradossali… anche per lanciare il messaggio che Eucaristia e Carità sono inseparabili (la Carità come … ottavo sacramento?).

   Per farla breve, caro figlio mio, la mia carriera (se posso usare il vostro linguaggio) si può riassumere così: mi sono via via rivelato prima come Dio Creatore, poi come Dio Legislatore ed infine come Dio Padre, usando la strategia del Dire (fase profetica prima della mia Incarnazione), del Fare (fase dell’Incarnazione) dell’Essere (Fase dell’Eucaristia).

Ho ascoltato con attenzione tutto, caro Padre. Posso farti una domanda, però? Per tutto quello che hai fatto e stai facendo per noi, non ci sono parole che possano essere trovate per dirti grazie.

 Non ti pare, però, di essere esagerato nel farci dono di una eternità felice a fronte di un brevissimo lasso di tempo vissuto, speriamo, per la causa del tuo Regno?

Ma io sono per natura esagerato… (che etimologicamente parlando significa fuori dagli argini … del tempo) essendo Infinito.

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(Gigi Avanti)

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ATTENZIONE, ATTENZIONE

  I PADRI DEL DESERTO… E MAOMETTO

(ovvero dell’eterna lotta tra “tentazioni” e “bisogni”)

   Quanto sia importante il benessere interiore per vivere la relazione con se stessi e con gli altri in maniera appagante,  è assodato.

   E quanto sia attaccato da molte parti (specie in maniera subdola) tale benessere interiore è parimenti sotto gli occhi di tutti.

   La breve riflessione sottostante si prefigge lo scopo di dare un contributo ai professionisti dell’ascolto intenzionati a svolgere la loro delicata funzione di aiuto.

  Un conosciuto aforisma di C.G.Jung:  “Molte nevrosi dell’uomo moderno sono riconducibili ad un non risolto problema religioso”.

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MAOMETTO affermava che “tre cose nella vita dell’uomo sono distruttive del benessere interiore”:

  • AVIDITA’
  • IRA
  • PRESUNZIONE

   Questa affermazione trova però un precedente corrispettivo negli insegnamenti spirituali dei Padri del deserto, vissuti ovviamente molto prima di Maometto.

   In particolare Evagrio Pontico (IV secolo dopo Cristo) facendo riferimento alla filosofia greca che distingueva tre parti dell’anima:

  • CONCUPISCIBILE
  • IRASCIBILE
  • RAZIONALE

faceva corrispondere ad ognuna di queste tre parti alcuni vizi potenziali. Vengono  detti potenziali perché nascono come inclinazioni allo stato neutro e che, non riconosciute e governate, si possono camaleonticamente trasformare in tentazioni fino a diventare veri e propri vizi capitali (che in origine erano 9… Ai 7 noti, infatti, si aggiungono menzogna e paura).

   Analizziamo ora in dettaglio inclinazione per inclinazione.

Per l’ anima concupiscibile (l’avidità di Maometto) l’inclinazione – tentazione è verso se stessi od altri (o altro) da piegare a sé e si esplica preferibilmente nei confronti del…

  • Cibo (GOLA)
  • Sesso (LUSSURIA)
  • Beni (AVARIZIA)

Per l’anima irascibile (l’ira di Maometto) l’inclinazione – tentazione è contro se stessi e si esplica nei confronti di…

  • Di sé stessi (TRISTEZZA)
  • Degli altri (IRA)
  • Della vita (ACCIDIA)

Per l’ anima razionale (la presunzione di Maometto) l’inclinazione – tentazione consiste nella supervalutazione di sé con sottovalutazione degli altri e si esplica nei confronti di…

  • Di sé (VANAGLORIA)
  • Degli altri (INVIDIA)
  • Della vita (SUPERBIA)

   Saper riconoscere queste potenzialità – inclinazioni dell’ anima come possibili portatrici sane di tentazioni, è fondamentale per tutelare il proprio benessere interiore psichico e spirituale.

   Saper chiedere umilmente, da parte del credente, la grazia – luce del discernimento è fondamentale per tutelare il proprio equilibrio interiore (psichico e spirituale).

   Saper chiedere umilmente, da parte di ognuno (credente o meno), l’aiuto di un ascolto professionale (consulenza…) contribuisce al recupero o al mantenimento di quella serenità interiore in opposizione alle lusinghe delle tentazioni.

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LIBERI DALL’ANSIA… si puo’!

CONVIENE ESSERE ANSIOSI?

   C’era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi. Era ancora nell’uovo e si tormentava: “Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?”

   Fugò questi timori, ma altri lo assalirono, mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo. “Le mie ali mi proteggeranno? Mi spiaccicherò al suolo… Chi mi riporterà quassù?”

   Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare: “Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?”.

Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava: “Le uova saranno protette?  Potrebbe cadere un fulmine sull’albero e incenerire tutta la mia famiglia… E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?”

   Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: “Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?”

   Poi, un giorno, sotto l’albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse: “Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai… eppure il Padre ostro che è in cielo li nutre!”.

   Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva tutto… E non se n’era mai accorto!

                                                                                       (B. Ferrero)

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FESTIVITA’ DELLA MADRE DI DIO (1 gennaio 2022)

              COMMENTO OMILETICO (1 gennaio 2022 – Lc. 2, 16 – 21)

BENEDIZIONE INIZIALE:

   Nel prepararci a celebrare i sacri misteri, predisponiamo il nostro spirito ai dolci richiami dello Spirito, così da essere solleciti nel rispondere con coerenza e perseveranza.

MEDITAZIONE:

   Questo breve brano riportato dall’evangelista Luca sembra non offrire spunti di meditazioni straordinari, ma appunto per questo ci conduce a premettere subito una considerazione paradossale, ci sollecita a riconoscere come, per Dio, sia proprio l’ordinario ad essere straordinario.

   L’uomo di oggi, invece, si intestardisce a voler inseguire  il clamoroso, l’eccezionale, il miracoloso, lo straordinario perdendo quindi sensibilità e gusto per tutto quanto è ordinario, scontato, usuale, banale.

   L’uomo d’oggi fatica ad ammettere che lo stile di Dio è lo stile di Chi opera nel qui ed ora dell’ordinario.

Lo straordinario di Dio è l’ordinario della quotidianità più semplice.

   Occorre quindi affinare  il palato spirituale onde poter gustare la straordinarietà dell’ordinario, pena una sterilità spirituale che alla fin fine intristisce la vita.

   E’ infatti risaputo che Dio sia quasi restìo ad operare miracoli (per come li intendiamo noi) e gradisca poco di essere tirato per la giacchetta a questo riguardo.

   “Non è un miracolo lo storpio che si mette d’improvviso a camminare, ma alzarsi la mattina e trovare due calze da  infilare nelle gambe”. (Chesterton)

   Cosa c’è infatti di più ordinario della nascita di un bambino?  Ma al tempo stesso, paradossalmente parlando, cosa c’è di più straordinario della nascita di un  bambino?

   Nella scena di vita narrata da Luca emergono  alcuni dettagli: lo stupore e la fede pura e semplice di pastori che sollecitamente, nel cuore della notte, muovono i loro passi per andare a vedere (“verificare quanto era stato loro rivelato”) uno spettacolo che affonda le sue radici nella notte dei tempi ,  lo spettacolo “ordinario – straordinario” della nascita di un bambino.

   Quante volte invece la nostra fede, la nostra povera fede, si impantana in dubbi, sospetti, tergiversazioni impedendoci così di accedere allo stupore di fronte agli eventi ordinari – straordinari seminati generosamente da Dio nella nostra quotidianità!

   Ma il dettaglio che risalta di più è quello che riguarda l’atteggiamento di Maria (oggi ne celebriamo la Sua Maternità).

   L’atteggiamento di Maria di fronte a tutto quanto le sta accadendo si sintetizza in questa pennellata geniale di Luca: “Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose, meditandole in cuor suo”.

   Lo stupore di Maria diventa orazione silenziosa (questo è anche la meditazione). Uno stupore silenzioso diventato magicamente orazione e offerto come esempio a noi oggi.

   Si parte sempre dallo stupore per arrivare all’orazione. Come poter mantenere la nostra anima sensibile allo stupore per le grazie innumerevoli disseminate da Dio sulla nostra strada, nella nostra esistenza quotidiana?

   Mantenere e conservare un’ anima sensibile allo stupore richiede di “diventare come bambini”, di frenare la voglia di pensare troppo, di voler spiegazioni razionali per tutto quanto ci capita di inaspettato, di imprevisto, di immaginare Dio con la nostra piccola mente (“Dio delude sempre chi se lo immagina a modo suo”).

   Mantenere e conservare lo spirito di stupore “bambino” di fronte al “Bambino” appena nato, diventa allora atteggiamento fondamentale per vivere una spiritualità semplice e gioiosa nella quotidianità delle nostre relazioni.

PREGHIERA DEI FEDELI:

Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco affinchè non si stanchi di donarci la sua testimonianza di stupore e di gioia per il mistero di salvezza che tutti noi viviamo. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per Vescovi, Sacerdoti, Consacrati alla causa del Tuo Regno, affinchè coltivino sempre la disponibilità alla stupore per le meraviglie che operi nella loro vita. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per tutte le claustrali e  i monaci, affinchè sappiano sempre cogliere nell’ordinarietà della loro vita le grazie “straordinarie” che Dio riserva loro. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per tutti i fedeli e per l’uomo moderno affinchè sappiano tenere viva la disponibilità allo stupore onde possano riconoscere le grazie disseminate da Dio nella loro  quotidianità. Ascoltaci, o Signore.

BENEDIZIONE FINALE:

Ti ringraziamo, o Signore,  per aver fortificato la nostra anima con il nutrimento della Parola e dell’Eucaristia e ti chiediamo di farne tesoro onde poter riconoscere le grazie che quotidianamente ci doni.

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www.omelie.org

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AMARE E’ SOSTENERSI A VICENDA

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26 dicembre 2021 · 17:26

IL PICCOLO GAMBERO

                                                         IL PICCOLO GAMBERO

    C’era una volta una comunità di gamberi che viveva nelle acque di un fiume. In questa comunità di gamberi un giorno nacque un piccolo gambero che invece di camminare all’indietro  andava avanti… con grande disperazione dei suoi genitori per questo scherzo del destino.

   Essi infatti cercavano di persuaderlo a camminare come tutti gli altri, ma senza riuscirvi. Crescendo, arrivò il giorno che il piccolo gambero fu iscritto alla scuola. Ed anche a scuola veniva preso in giro dai compagni, rimproverato dai maestri, minacciato di espulsione dal direttore.

   E, una volta tornato a casa, i genitori continuavano a lamentarsi: “Figlio, che t’abbiamo fatto? Perché cammini avanti mentre tutti noi camminiamo all’indietro?”. Il piccolo gambero alzava le spalle rassegnato e rispondeva: “Non ci posso fare niente. A me piace camminare avanti”.

   Col passar del tempo la situazione diventava sempre più pesante,  fintantoché un giorno gli insegnanti decisero di convocare i genitori e li rimproverarono: “Voi vi disinteressate di vostro figlio e non fate nulla perché cammini come tutti gli altri”.

   E loro giù a piangere e a rifarsi contro il figlio. Le provarono tutte, comprese le botte e le punizioni più brutte, per persuaderlo a camminare all’indietro.

   Mano a mano che il tempo passava, anche gli altri componenti della comunità dei  gamberi presero a bersagliare questo povero piccolo gambero. La situazione divenne talmente insopportabile che i genitori furono convocati di fronte al Consiglio degli anziani. I gamberi anziani cominciarono a redarguire i genitori: “Voi avete educato male vostro figlio, vedete come si comporta, invece di camminare all’indietro va avanti. Vi diamo ancora qualche tempo per rimediare; se la situazione non dovesse cambiare saremo costretti ad espellerlo dalla nostra comunità perché non costituisca elemento di scandalo”.

   I genitori, messi alle strette da questa minacci, insistevano con il piccolo gambero piangendo: “Figliolo, ti preghiamo, cerca di cambiare”. E lui rispondeva semplicemente: “A me piace andare avanti e continuo ad andare avanti”.  Non ci fu proprio niente da fare.. Arrivò quindi il momento in cui la comunità decise di espellere il piccolo  gambero.

   Tutti si radunarono in riva al fiume e questo gamberetto con il suo sacchetto in spalla fu cacciato via. Genitori che piangono, compagni che lo deridono, anziani che scuotono la testa… Tutto il gruppo dei gamberi lo vede allontanarsi. E lui sene va, solo con il proprio destino; si tuffa nell’acqua del fiume e siccome questa va avanti, egli continua ad andare avanti… I genitori lo salutano, lui accenna ad un saluto e se ne va fino a scomparire alla vista di tutti.

   Ad un tratto, mentre continua a camminare avanti, verso il mare, si imbatte in uno scoglio.  Su quello scoglio intravvede una figura muoversi. Man mano che si avvicina si accorge che è un vecchio gambero, tutto sgangherato, che lo guarda e lo chiama.

   Il piccolo gambero si avvicina e il vecchio gambero gli dice: “E così anche tu hai scelto di andare avanti; anch’io avevo fatto la stessa scelta, poi mi sono stancato e mi sono fermato. Ecco il risultato, sono qui, solo, a morire su questo scoglio. Tu non fare come me, vai avanti, segui la tua strada”.

   Il piccolo gambero con le lacrime agli occhi, salutò il vecchio gambero e continuò ad andare avanti verso il mare… in quell’immenso mare dove andare avanti o indietro non aveva più ormai alcuna importanza…

  Tuttavia, egli, il piccolo gambero, era riuscito a raggiungere il traguardo della sua vita.

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 (Da un racconto di padre Luciano Cupia)

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Ripreso da una amica (Bianca)

“LE FAMIGLIE UNITE RENDONO FORTI;

QUELLE DIFFICILI, RENDONO LIBERI”.

SINTESI: “Le famiglie difficili, purché unite,

                  rendono liberi e forti”.

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