Archivi del mese: febbraio 2020

Che bell’insegnamento!

LA SCUOLA DEGLI ANIMALI          

    Un giorno un coniglio, un uccello, un pesce, uno scoiattolo, un’anatra e molti altri animali decisero di aprire una scuola. Tutti quanti si accinsero a preparare un programma.

   Il coniglio pretendeva che bel programma ci fosse la corsa, l’uccello pretendeva che ci fosse il volo, il pesce pretendeva che ci fosse il nuoto, lo scoiattolo pretendeva che ci fosse la possibilità di arrampicarsi sugli alberi.

   Anche tutti gli altri animali pretendevano che le loro specialità fossero incluse nel programma e così alla fine ci furono tutte e commisero l’errore grandioso di pretendere che tutti gli animali che si fossero iscritti a quella scuola dovessero seguire tutti i corsi.

   Il coniglio era magnifico nella corsa, nessuno sapeva correre come lui, ma gli animali sostenevano che  era un’ottima disciplina intellettuale ed emotiva insegnare il volo al coniglio. Insistettero perché imparasse a volare e lo misero su di  un ramo e dissero. “Coniglio, vola!”. Quel poverino saltò giù, si ruppe una zampa e si fratturò il cranio. Trauma!  Gli restò una lesione al cervello e non poté neppure correre forte come prima. Così, anziché prendere un 10 nella corsa, prese soltanto un 7 e gli diedero un 6 in volo in considerazione del suo impegno.

   La commissione che aveva varato il programma era felice. La stessa cosa capitò all’uccellino. Sapeva volare come una freccia e compiere bellissime evoluzioni con geometrie meravigliose nel cielo: meritava un 10. Ma pretesero che scavasse tane nel terreno come una marmotta. Naturalmente nel fare questo si ruppe le ali, il becco e tutto il resto e non poté più volare. La commissione fu ben contenta di dargli 7 in volo… e così via.

   Sapete chi riuscì meglio in tutta quella classe?  Un’anguilla, mentalmente ritardata, perché riusciva a destreggiarsi alla meno peggio in tutte le materia.

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    Se viene stravolta la possibilità di fondo che abbiano dentro di noi, non riusciamo più a fare niente bene nella vita. Ad ognuno il compito di trovarla… più presto possibile.

 

 

 

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SEI ANNI FA “apriva serenamente gli occhi al Cielo” padre Luciano Cupia

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26 febbraio 2020 · 10:16

SEI ANNI FA “apriva serenamente gli occhi al Cielo” padre Luciano Cupia.

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26 febbraio 2020 · 10:10

OGNI TANTO CONDIVIDO CON COMMOZIONE

“SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE…”
Antonella Pompei, docente di lettere, nel 1993, presso il liceo psicopedagogico dell’Istituto Maria Immacolata di Via Monza a Roma, assegna di sorpresa alle sue alunne questo tema: “Se una notte d’inverno un viaggiatore…”.
L’alunna Chiara svolge il tema… a modo suo. In calce allo svolgimento il sobrio, significativo e, forse anche colmo di stupore, è il commento dell’insegnante: “Senza commento”.

Nello svolgimento del tema, Chiara mette
in risalto in modo fantasioso e simpatico che “vita è bello” fin dall’ inizio…
Sento in giro che devo fare un lungo viaggio… sto qui dentro da nove mesi e non
vedo proprio il motivo di uscire. Le voci di papà e mamma che ormai riconosco perfettamente, non fanno altro che confermare quello che prima era presentimento e
ora è certezza… la mia uscita da qui.
Non so quello che c’è fuori, non mi interessa scoprire cose nuove, so soltanto che
questo mio letto all’interno di mia madre ha tutto quello di cui ho bisogno.
mi piace moltissimo quando la mamma si ferma e mi accarezza… desidererei tanto
vederla, capire cose è ed in quale zona di lei mi trovo; anche papà deve essere simpatico,
strano che lo sento poche volte… lavora, dice, e torna tardi.
Ora c’è silenzio, mamma è ferma da più di due ore, credo che dorma. E’ bello
quando dorme, posso scalciare contro le pareti della mia stanza senza che le mani di
tutti si posino su di me,  che ci troveranno di tanto strano in due io tre calci. E poi… mica lo faccio sempre apposta, certe volte m’intreccio tutta e mi slitta qualche piede.
Una, che non mi sta tanto simpatica, è “stai per diventare nonna”; telefona tutti i
minuti ed ogni volta vuole sapere quando uscirò; secondo me è lei che ha fatto in
modo che io lasciassi la mia casa, avrà parlato con qualche direttore e sarà riuscita
con l’inganno ad ottenere lo sfratto.
Comunque, uscire da dove sono, non mi pare tanto difficile; il problema, secondo
me, è “entrare” nella nuova casa…
Quando sono arrivata qui dentro, sicuramente dormivo, perché non ricordo nulla,
ma questa volta terrò gli occhi bene aperti, voglio gustarmi tutta la scena.
adesso la mamma si è alzata, ci credo, è arrivata quella rompiscatole di “staiperdiventare
nonna”… deve essere anche cieca, continua a chiamarmi passerotto, cuccioletto,
micino.
Ah, me ne sono accorta io della differenza tra la voce del passerotto e quella del
micino; non vedo come possa non riuscirci lei: d’ altronde, sarò anche piccola, ma
credo di essere una cosa sola, magari un cuccioletto… anche perché è l’unico che non
ho mai sentito!
Ma, non capisco cosa sta succedendo, è la prima volta che fa così freddo…così all’improvviso mi è arrivata una folata di vento gelido… ma cosa succede?…Ora traballo
come una palla…sta correndo… mamma sta correndo ed io mi sento tutta sottosopra.
sento urlare da tutti: “E’ il momento, sta per nascere”. Forse sto per uscire, ma sì,
nascere ed uscire è la stessa cosa.
Oddio, dove andrò, no, non voglio andare via, mamma…E’ una notte d’inverno ed
è incominciato il mio viaggio, sono un viaggiatore, ho appena il tempo di salutare la
mia stanza, di prendere le mie cose, di riordinare tutto… sento che mi mancherà tantissimo questo posto… ma ora è tempo di andare.
Pian piano comincio a scendere, sono a testa in giù, il corridoio è lungo, strano che
non mi sia mai venuto in mente di visitarlo, era sempre parte della mia casa… peccato!
Ora qualcosa mi ha preso la testa, mi tira, la mia mente sta per svenire, non ricordo
più nulla, chi sono, cosa… uè, uè, uè…

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CIAO CHIARA…

IPOTESI VINCENTE
(omaggio a nostra figlia Chiara, 41 anni e 5 figli, volata in Cielo l’8.9.2017)
“Tanto si sa, nella lotta tra il bene e il male vince sempre il bene. io mi schiero
dalla parte del bene, ma non combatto con le armi, bensì con l’astuzia delle parole.
non faccio come nei cartoni animati dove il bene combattendo contro il male
uccide e distrugge anche lui e si chiama bene soltanto perché vi fanno parte i protagonisti della storia che devono salvare il mondo ad ogni costo e devono essere a
tutti i costi bravi.
No, io non faccio così. al male basta fargli un sorriso e si scioglie perché non
sopporta la felicità.
Quindi per vincere la battaglia basterebbe organizzare una festa, piena di canti
e di balli e piena di bambini e il male, soltanto a vederla, cadrebbe a terra vinto”.
(Da un tema di Chiara a 13 anni)

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PUBBLICITA’ amica

Segnalo questo libro della mia amica suor Rosella Zilli. L’ho trovato bello, nutriente, profondo.

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EMERGENZA EDUCATIVA o GIOIA DI EDUCARE?

                       I BAMBINI IMPARANO CIO’ CHE VIVONO

  • Se il bambino viene criticato, impara a condannare.
  • Se vive nell’ ostilità, impara ad aggredire.
  • Se viene deriso, impara la timidezza.
  • Se vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole.
  • Se viene trattato con tolleranza, impara ad essere paziente.
  • Se vive nell’ incoraggiamento, impara la fiducia.
  • Se vive nell’ approvazione, impara ad apprezzare.
  • Se vive nella lealtà, impara la giustizia.
  • Se vive con sicurezza, impara la fede.
  • Se vive volendosi bene, impara a trovare amore e amicizia nel mondo.

                             (Tradotto dall’ inglese da Eva Lewin)

                            VOLEVO UNA COSA ED INVECE…

  • Volevo latte e ho ricevuto il biberon.
  • Volevo mamma e papà e ho ricevuto giocattoli.
  • Volevo parlare e ho ricevuto il televisore.
  • Volevo imparare e ho ricevuto pagelle.
  • Volevo pensare e ho ricevuto sapere.
  • Volevo essere libero e ho ricevuto disciplina.
  • Volevo amare e ho ricevuto la morale.
  • Volevo la felicità e ho ricevuto denaro.
  • Volevo speranza e ho ricevuto paura.

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 LA SPERANZA VEDE LA SPIGA DOVE L’OCCHIO NON VEDE CHE IL SEME CHE MUORE.  (Don Primo Mazzolari)

 

 

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QUALCHE SPUNTO

             QUALCHE SPUNTO DI RIFLESSIONE

“Gli individui che ascoltano, non combattono mai”. (Perls)

“L’amore non muore mai di morte naturale”.

“La legge di un dono è che l’uno dimentichi di aver donato e l’altro ricordi sempre di aver ricevuto”. (Seneca)

“Desidera ciò che hai”. (Sant’Agostino)

“L’amore che non si riceve è quello che maggiormente si desidera”. (S. Tamaro)

“Nessuno è più esigente di colui che non chiede nulla… e lo dice”. (M. Twain)

“Se un uomo si comporta sempre seriamente e non si permette mai un po’ di divertimento e di distrazione, impazzirà senza saperlo”. (Erodoto, IV sec. A.C.)

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A PROPOSITO DI VOLER IMPORRE … DIO!

NON PARLARE DI DIO A CHI NON TE LO CHIEDE, MA VIVI IN MODO TALE CHE, PRIMA O POI, TE LO CHIEDA”.  (San Francesco di Sales)

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IL CORAGGIO DI CREDERE…

                                                                  CI CREDI O NO?

    Nel pancione di una mamma c’erano due bambini. Uno chiese all’altro: “Ma tu ci credi in una vita dopo il parto?” L’altro rispose: “Certo! Deve esserci qualcosa dopo il parto. Forse noi siamo qui per prepararci per quello che verrà più tardi”. “Sciocchezze – disse il primo – non c’è vita dopo il parto! Che tipo di vita sarebbe quella ?”

   Il secondo rispose: “io non lo so ,  ma ci sarà più luce di qui. Forse potremo camminare con le nostre gambe e mangiare con le nostre bocche. Forse avremo altri sensi che non possiamo capire ora”.

   Il primo replicò: “Questo è assurdo. Camminare è impossibile! E mangiare con la bocca!?  Ridicolo! Il cordone ombelicale è tutto quello di cui abbiamo bisogno…e poi è troppo corto. La vita dopo il parto è fuori questione”.

   Il secondo continuò ad insistere: “Beh, io credo che ci sia qualcosa e forse anche diverso da quello che è qui. Forse la gente non avrà più bisogno di questo tubo”.

   Il primo lo contestò: “Sciocchezze, e inoltre, se c’è davvero vita dopo il parto, allora perché nessuno è mai tornato da lì? Il parto è la fine della vita e nel postparto non c’è nient’altro che oscurità, silenzio e oblio. Il parto non ci porterà da nessuna parte”. “Beh, io non so – disse il secondo – ma sicuramente troveremo la mamma e lei si prenderà cura di noi”.

   Il primo rispose: “Mamma? Tu credi davvero alla mamma?  Questo sì che è ridicolo. Se la mamma c’è, allora, dov’ è ora?”

   Il secondo rispose: “Lei è intorno a noi. Siamo circondati da lei. Noi siamo in lei. E’ per lei che viviamo. Senza di lei questo mondo non ci sarebbe e non potrebbe esistere”.

   Rispose il primo: “Beh, io non posso vederla, quindi è logico che lei non esiste”. Al che il secondo rispose: “A volte, quando stai in silenzio, se ti concentri ad ascoltare veramente, si può notare la sua presenza e sentire la sua voce di lassù”.

Questo è il modo in cui uno scrittore ungherese ha spiegato l’esistenza di Dio.

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