Archivi del mese: ottobre 2011

COSA ASPETTI A CHIARIRE O A SCHIARIRE?

Io aspetto… Dammi un segno,
siamo così vicini.
Tra noi soltanto un muro sottile
ha messo il caso: basterebbe ad abbatterlo
un richiamo della tua voce e della mia.
(Rainer Maria Rilke)

“UN CIELO COSI’ CUPO NON PUO’ SCHIARIRE…
SENZA UNA TEMPESTA…” (Capossela)

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CHE FRUTTI buoni e gustosi!

I frutti maturati sugli alberi e sulle  piante sono visibili e sono destinati al nutrimento… I comportamenti delle persone sono visibili e, paragonati ai “frutti”, dovrebbero altresì essere il nutrimento delle umane relazioni… Per questo si parla dei “frutti dello Spirito”…Ma i “frutti” dello spirito maturano a patto che l’anima sia ben piantata e radicata in Dio. I nove frutti dello spirito di cui parla San Paolo, letti in ottica familiare, dovrebbero quindi rappresentare i “comportamenti” da avere nella quotidianità intra ed extrafamiliare. Nella Familiaris Consortio al numero 19 si afferma: “I doni dello Spirito sono comandamento di vita”… Come dire che occorre “ubbidire”  (etimologicamente “audire”, cioè “ascoltare bene”) e di conseguenza “mettere in attoi” nella quotidianità spicciola con modi di essere e di comportarsi improntati a:

AMORE (preferisco riceverlo o so anche donarlo…senza farlo pesare troppo con le persone che ho vicine?)

GIOIA (riesco a tradurre in sorriso – visibile – l’amore che dico e penso di avere? Sento la “gioia di credere”?

PACE (cerco di essere “persona di pace” per attenuare gli sconquassi delle inevitabili “guerriglie” quotidiane?)

PAZIENZA (so aspettare i tempi di Dio o brucio il qui ed ora nel nervosismo delle pretese e della fretta?)

BENEVOLENZA (so volere il bene del vicino senza farmi ingannare dalla stizza per quello che mi indispone?)

BONTA’ (so vivere “buone relazioni” soprassedendo all’istinto della lamentela cronica, del biasimo, del giudizio?)

FEDELTA’ (so mantenere le promesse fatte alla vita, al partner, a Dio ,,, costi quel che costi?)

MITEZZA (come la metto con l’arroganza, la prepotenza, la presunzione nei miei modi di agire e di parlare?)

DOMINIO DI SE’ (so tenere in congrua armonia il corpo con lo spirito che lo anima…moderando gli impulsi?)

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AFORISMI VARI… per amici vari.

“Se è pace che vuoi, cerca di cambiare te stesso, non gli altri. E’ più facile
proteggersi i piedi con delle pantofole che ricoprire di tappeti tutta la terra”.(De Mello)

“Se l’aver mangiato un frutto ha rovinato l’umanità, la salvezza sarà nell’atteggiamento
contrario: nel guardare un frutto senza mangiarlo”. (Weil)

“Cosa succederebbe se scoprissi che il mio stesso nemico si trova all’interno di me stesso,
che sono io pertanto ad avere bisogno dell’elemosina della mia amabilità, che sono io il nemico da amare?” (Jung)

“Che cosa è Dio” domanda il bambino. La madre lo stringe fra le braccia e gli chiede:
“Che cosa provi?” “Ti voglio bene” risponde il bambino”. “Ecco, Dio è questo!” (Kieslowski)

“Per un pipistrello il paradiso è pieno di pipistrelli”.

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PERDONAMI, SIGNORE…

Perdonami Signore
se durante la vita
mi sono dato troppo da fare
per piantare grossi tronchi,
per costruire grandi edifici.
Perdonami se ho gridato
per farmi ascoltare da tutti,
se ho calcolato con precisione
ogni cosa per non sbagliare…
Fammi capire, finalmente,
che da un piccolo seme
nasce un grande albero,
che solo costruendo
sulla roccia dura
può sorgere un grande edificio.
Fammi capace di ascoltare
il silenzio che fa crescere le foglie
e lentamente dipinge i fiori
Con i colori del cielo.

(Giovanni Ferrotti da “LA PAROLA E IL SILENZIO” – Ed. Gabrieli)

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LA CITTA’ SENZA NOME (poesia di Walter Spadoni, 18 anni)

Un giorno presi il treno per una citta senza nome, dove si vive all’insegna dell’amore e dell’onesta.

Passai per un paese dove tutti combattevano per una giusta causa, ma nessuno sapeva esattamente contro chi…

Passai per un paese dove nessuno aveva fame, ma tutti mangiavano senza sosta…

Passai per un paese dove tutti avevano fame, ma nessuno dava loro da mangiare…

Passai per un paese dove un uomo che predicava pace

venne ucciso da gente impaurita dalla sua bontà…

Passai per un paese dove i pesci grossi mangiavano quelli piccoli soltanto perchè più deboli,

e dove cavalli bianchi maltrattavano cavalli neri soltanto perchè neri…

Passai per un paese dove tutti erano soldati, anche se nessuno amava combattere,

e dove qualcuno li comandava di combattere per farli sentire soldati…

Passai per  un paese dove gli ospiti rinchiudevano gli ospitati

e dove gli ospitati venivano uccisi se osavano ribellarsi…

Allora domandai al macchinista

quanto mancava per la città senza nome…

Mi rispose che tutti erano scesi

e che il treno si sarebbe fermato lì

perchè non avrebbe proseguito soltanto per me…

STO ANCORA ASPETTANTO QUALCUNO

PER CONTINUARE IL VIAGGIO  VERSO LA CITTTAA’ SENZA NOME…

 

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IL FUTURO NELLE TUE MANI (5 articoli per VITA FAMILIARE (Brescia)

                                             

                                             (1)       Cosa “sarai” da grande

 Voglio iniziare a sviluppare il suggestivo tema di quest’anno con l’invitare voi, ragazze e ragazzi, ad una riflessione appassionata e serena. Sì, perché parlare del “futuro” comporta sempre un po’ di apprensione e di trepidazione dovute appunto all’ignoto che ci sta  davanti… E come si fa, onestamente, a non avere ansia non avendo ancora tra le mani quello che il titolo sostiene che sia possibile? E’ un bel paradosso, ma è proprio questo paradosso a spianare la strada alla fede e a dare quiete alla nostra mente umana sempre incline a cercare spiegazioni, certezze, a fare calcoli…

Si può “avere tra le mani” quello che ancora non si possiede appunto e proprio nutrendo la consapevolezza di fede che “tutto è nelle mani di Dio”…noi e il nostro futuro. Così trepidazione e ansia cedono il terreno alla serenità d’animo e alla fiducia. A proposito di paradossi…cominciamo subito. Quando nasce un bambino i genitori si chiedono spesso cosa “farà” da grande. Anzi, quando questo bambino imparerà a parlare glielo chiederanno direttamente a lui ottenendo le risposte più disparate e fantasiose. La gran parte di queste risposte riguarderà soprattutto la professione…”farò il meccanico”, “farò l’attore”, “farò il pilota”, “farò il dottore”. E c’è una ragione che, in certo qual modo, spiega questo genere di risposte e la ragione sta proprio in quel verbo “fare” presente nella domanda…Come dire che le risposte dei bambini sono la logica conseguenza delle parole usate nella domanda. Ci si può chiedere, a questo punto, se articolando la domanda in altro modo, magari adoperando il verbo “essere” al posto del verbo “fare”, si possa ottenere magari una riposta altrettanto logica e pertinente. Se, ad esempio, gli si domandasse: “Adesso sei un bambino…ma cosa ‘sarai’ da grande?” si potrebbe ottenere in risposta, chissà mai: “Sarò un adulto, un uomo o una donna adulta”. Tale modo di porre le domande, e anche di portele alla tua età, non otterrà certamente miracoli sul piano della crescita personale, ma offrirà comunque il vantaggio di avviare la crescita del bambino più sul binario dell’essere che non su quello  del fare (e quindi del diventare pienamente quello che si è). E questo anche in omaggio all’antico detto filosofico latino “operari sequitur esse” e cioè “il fare viene dopo l’essere”. L’attenzione educativa ed autoeducativa generale sarà quindi orientata maggiormente sul piano dell’essere e del far crescere quello che si è (e cioè diventare persona “adulta” da persona “bambina” quale si è) che non sul piano del fare diventare semplicemente “grande” ciò che ora è “piccolo”. Ed è quello a cui sarà bene porre attenzione fin da ora nel tuo lavorìo interiore di crescita. Sarà bene cioè iniziare a pensare che hai il futuro nelle tue mani alla sola condizione di vivere il presente con l’obiettivo chiaro di diventare “adulto”. E diventare adulto, lo chiariremo in una delle successive riflessioni, non consiste nel “gonfiare” il bambino o il ragazzo e la ragazza che sei ora, ma nel lasciar crescere quel potenziale ricchissimo che, al modo di un seme, Dio Creatore ha nascosto in te. Lasciarlo crescere senza troppo forzarlo, senza troppo pretendere, senza frettolosità. Al giorno d’oggi, infatti,si corre  spesso questo rischio, quello di voler diventare “grandi” in fretta (magari scegliendo di imitare dei “modelli” discutibili di “grandi”) ignorando che diventare “adulto” è tuta un’altra cosa. L’adulto è un ragazzo cresciuto bene…così come una pianta è un seme cresciuto bene…è cioè tutta un’altra cosa. Un seme diventato “grande” sarebbe solamente un “semone”…così come un bambino diventato “grande” sarebbe solamente un “bambinone”… Se vuoi incominciare ad avere il futuro nelle tue mani cerca di vivere il tuo presente non facendo il “bambinone” o la “bambinona”…

                                    

     (2)           Diventare “grandi” o diventare “adulti”…quale differenza?

 Lo so che sembra quasi un gioco di parole, ma dopo la riflessione della scorsa volta appare ormai chiaro che tra diventare”grandi” o diventare “adulti” la differenza  c’è.  E la differenza sta proprio nel verbo “crescere” che è la dinamica caratterizzante il mondo vivente…compreso il mondo vegetale. Un seme cresciuto bene, come Dio comanda, è talmente “trasformato” da non riconoscerlo più. Succede così anche nel mondo umano. Ti sarà capitato di sentire qualche adulto esclamare a proposito di qualche ragazzo: “Come sei cambiato…non ti riconosco più!” E c’è da sperare che il cambiamento sia avvenuto in meglio. Con questa riflessione intendo proprio indicarti la via migliore, e unica…per diventare “adulto” così da avere il futuro nelle tue mani. A caratterizzare l’essere “adulto” sono essenzialmente tre cose: la consapevolezza della cosiddetta propria “identità” (che risiede nel nome…sono Tiziano, Valerio, Simone, Bernardo Rebecca, Silvia, Beatrice, Lavinia…) la consapevolezza della propria “relazione genetica” (figlio di un papà e di una mamma) e, a seguire, la graduale presa di coscienza di una “missione” da compiere nella vita (il famoso “fare qualcosa nella vita”o “vivere” anziché “vivacchiare”…vivere a colori e non in bianco e nero). Ora, queste tre “consapevolezze”  maturano gradatamente proprio a partire dai primi anni di vita del bambino.  Si tratta infatti di un “dato di natura”da non trascurare mai e per il quale ringraziare il Creatore. E’ curioso notare però che se un bambino si costruisce grazie ad uno strettissimo rapporto con la madre (e solo successivamente con il padre) e la vita uterina prima di venire alla luce e i primissimi anni lo stanno a dimostrare… un adulto si costruisce grazie ad un progressivo percorso di allontanamento dalla madre (e solo successivamente al padre). Il percorso per diventare “adulti” è fatto inesorabilmente di graduale e talvolta sofferta “autonomizzazione” rispetto a mamma e papà. La tua voglia di libertà a questa età ne è il primo segnale. Ma è un segnale da seguire con intelligenza. Troppe volte il voler fare di testa propria prende forma di ribellione vera e propria contro papà e mamma…di disubbidienza, di riottosità acida e nervosa. E’ una tentazione alla quale non potrai sottrarti, ma che potrai vincere solamente ricordandoti che se sei al mondo è perché papà e mamma si sono voluti talmente bene…che sei nato tu.  Tale constatazione riguardante la necessità del percorso di autonomizzazione ti potrà magari turbare, ma piano piano avrai modo di riconoscervi una legge della vita, la legge del “distacco”. Dapprima ci si “distacca” dall’utero, poi dal seno, poi dalle braccia, poi dalla famiglia…e poi, non ti spaventare, dalla vita terrena. Questa legge di natura è stata condensata in una asserzione psicologica: “Si diventa veramente adulto quando si arriva a essere ‘padre’ e ‘madre’ di se stesso”…quando cioè si è in grado di proteggere ed incoraggiare se stessi…avendone appreso la lezione da mamma e papà. Hai già il futuro nelle tue mani se fin da ora ti darai da fare per non metterti nei guai con le tue mani, per non piagnucolare per le piccole o grandi frustrazioni che la vita comincia a riservarti. E hai già il futuro nelle tue mani se terrai fede fin da adesso ai piccoli o grandi impegni di questa tua età (scuola…solidarietà con chi vedi meno fortunato di te), se ti impegnerai a vivere puntando l’attenzione alle cose veramente importanti della vita…che non sono avere il cellulare ultimo modello o la maglietta firmata o il reggiseno ultimo grido. E soprattutto hai già il futuro nelle tue mani se ricorderai principalmente di essere uno dei tantissimi “figli di Dio”catapultato nel mondo per amare tutti gli altri figli di Dio che sono geneticamente tuoi “fratelli” e “sorelle”… papà e mamma compresi. Sarai un vero “adulto”se già da adesso vivi da ragazzo o ragazza in gamba…magari ricordandoti un proverbio che ho coniato nuovo di zecca proprio per te: “Un Padre nostro al giorno toglie il maligno di torno”.

 

   (3)       La differenza tra sogni, velleità, illusioni e… “progetto di vita”

 Il futuro nelle tue mani è garantito da un progetto d’insieme. E qui bisogna subito uscire dalla nebbia della confusione…Ti sarà capitato di sentire gente dire: “Ho le idee confuse…non so proprio come fare”. Immagina di applicare questa espressione sconsolata alla vita nel suo insieme…sarebbe come dire: “Non so perché vivo”. Ti racconto un aneddoto. Ci sono tre scalpellini che stanno martellando tre blocchi di marmo per ricavarne una forma. Un passante chiede al primo scalpellino: “Cosa stai facendo?” ed egli risponde: “Sto lavorando un blocco di marmo”. Poi pone al secondo scalpellino la medesima domanda e questi risponde: “Sto guadagnando dei soldi per dar da mangiare alla mia famiglia”. Infine pone al terzo scalpellino la medesima domanda e ottiene questa risposta: “Sto costruendo una cattedrale”. Questa metafora del marmo fa correre il pensiero alla vita e le risposte dei tre scalpellini riflettono significativamente il diverso livello di sensibilità progettuale. Cosa ne stai facendo della tua vita? Troppe volte, soprattutto al giorno d’oggi e soprattutto in ragione della tua età, avrai provato sgomento e delusione per come tanti “grandi” stanno dando “forma” alla loro vita…”Non ti curar di loro, ma guarda e passa” direbbe il sommo poeta Dante Alighieri. Trova invece fin da ora il punto d’equilibrio o di contatto tra quello che la vita vuole da e quello che tu vuoi dalla vita…La vita è infatti un universo di continui equilibri…tenuti insieme e legati proprio da quello più importante, quello “progettuale” d’insieme. Troppe volte si consuma energia per progetti che progetti non sembrano. Fermarsi un momento per verificare che cosa si sta facendo di questo blocco di giorni assegnatoci dalla Provvidenza scongiura il pericolo di alienazione, cioè di fare “altro” rispetto a quello che la vita ci chiede nel qui ed ora.Troppe volte si consuma il presente correndo appresso a effimeri traguardi da raggiungere e che una volta raggiunti lasciano spesso l’amaro in bocca… Quanto risulta vera questa desolante constatazione: “Coloro che stanno male sulla terra sono proprio quelli che pensano soltanto alla terra”. Hai il futuro nelle tue mani pertanto se, chiedendo la grazia del discernimento per poterlo fare,  non penserai soltanto alle cose della terra. Lo so che queste “insinuazioni” evocano il fantasma della morte…che a questa tua età è ancor più spaventevole, ma non ti voglio ingannare nascondendolo né confonderti abbellendolo. Mi piace anzi ricordare in proposito una affermazione del Dalai Lama: “Tra le cose che mi sorprendono di più dell’umanità sono gli uomini…perché vivono come se non dovessero mai morire e perché muoiono come se non avessero mai vissuto”. Ed anche: “Perché pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro”. Ed anche questa epigrafe che si potrebbe scrivere sul marmo di alcune tombe: “Qui giace uno che non ha mai saputo perché vivesse”. Non ti dice niente, a proposito di progetto d’insieme, il forte e deciso invito di Gesù: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio…e il resto vi verrà dato in sovrappiù”? Questo invito ci introduce gradatamente nella successiva riflessione che verterà proprio sulla necessità urgente di saper distingueree, nel contesto di una scelta progettuale d’insieme per la causa del <regno di Dio, tra cose “importanti” e cose “urgenti”. Anche perché Gesù una volta se ne è uscito con una vera e propria dura ammonizione: “Senza di me non potete fare nulla”

          (4)           Quale equilibrio tra cosa è “importante” e cosa è “urgente”…

Per avere il futuro nelle proprie mani occorre quindi decidersi per un progetto d’insieme nel quale fare entrare anche le urgenze (lavoro, sistemazione ,carriera…) senza che queste sottraggano linfa a quello. Ed anche questo è un equilibrio da trovare quotidianamente Paradossalmente parlando si potrebbe arrivare a dire che ha in mano il futuro chi vive bene il presente e vive bene il presente chi ha già preso coscienza di cosa è veramente “importante” nella vita. Se non avviene per tempo questa “presa di coscienza” si corre il rischio di incappare in vere e proprie nevrosi. Sosteneva già lo psicologo Carl Gustav Jung: “Molte nevrosi dell’uomo moderno sono riconducibili ad un non risolto problema religioso”.

Ma c’è di più. Una recente indagini del Canadian Institute of Stress ha rilevato che le persone maggiormente tendenti alla patologia dello “stress” (depressione…perdita di energia esistenziale…) sono proprio quelle che non sono ancora riuscite a stabilire nella loro gerarchia di valori quello che è più “importante” veramente nella vita. Il dato statistico è allarmante perché parla del 24% sul totale.  E’ quindi “importante”, per avere il futuro nelle proprie mani,  non prendere lucciole per lanterne…oppure avere presente che “non è tutto oro quel che luccica” e a luccicare sono spesso proprio le urgenze, tutta quelle cianfrusaglie, cioè, dietro le quali si perde tempo e non di rado orientamento. L’uomo d’oggi cade sovente nella trappola delle urgenze, fare soldi, fare carriera, fare, darsi da fare, fare sesso, fare l’amore…addirittura fare figli…magari dimenticando che l’importante è amare. “Ama e fa’ quello che vuoi” sintetizzava sant’Agostino Ma il proverbio ricordato poc’anzi può essere modificato anche così: “Se è vero che non è tutto oro quel che luccica potrebbe essere anche vero che non tutto ciò che non luccica non possa essere oro”… E a cosa può condurre tale precisazione sul terreno dell’argomento che stiamo sviluppando? Può condurre alla considerazione seguente: talvolta le cose “importanti” da fare quotidianamente per costruire il proprio futuro non sono appariscenti, sfavillanti, fascinose…purtuttavia mantengono la loro importanza. L’attenzione amorosa alle piccole cose da “vivere” ogni giorno ti consente di avere tra le mani il tuo futuro.  “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” potrebbe anche interpretarsi come: “Dacci di capire chiaramente la tua volontà oggi”…dal momento che Gesù confidò un giorno quasi sottovoce ai suoi: “Mio cibo è fare la volontà del Padre”. Potrà sembrarti una debole indicazione strategico-operativa…ma vinci questo dubbio leggendo questo curioso aneddoto: Un giorno Dio mandò l’arcangelo Gabriele agli uomini per offrire loro il segreto della felicità. Ma l’arcangelo tornò in cielo con il suo dono e si giustificò con Dio dicendo: “Tutti avevano un piede nel passato e un piede nel futuro: nessuno aveva tempo per ascoltare quello che dicevo”. Essere presenti al presente, ecco il segreto per avere il futuro nelle proprie mani.

 

                  (5)                Gesù, a 12 anni, aveva già il futuro nelle sue mani

Sorprende che a 12 anni soltanto, Gesù avesse già idee chiare sul proprio futuro. E sorprende soprattutto il fatto che degli innumerevoli episodi che dovevano aver caratterizzato i trent’anni della sua “vita familiare” in quel di Nazaret sia stata fatta memoria precisa proprio di questo episodio, quello della perdita e del ritrovamento di Gesù fra i dottori del Tempio a Gerusalemme, episodio entrato poi come uno dei misteri della “gioia” nella pratica del santo rosario. Sorprende, come è giusto che sia, quando si è in clima di mistero… Gesù aveva il futuro nelle sue mani proprio perché lo sapeva nelle mani del Padre a cui si affidava totalmente al punto da fargli dare alla mamma e al suo papà terreno che lo cercavano angosciati per tre giorni, quella famosa rispostaccia: “Ma non  sapevate che dovevo badare alle cose del Padre mio?”  Gesù aveva il futuro nelle sue mani perché già da ragazzino accarezzava il progetto del Padre che lo avrebbe fatto crescere “adulto” …come Dio comanda…mi verrebbe da dire.A questo punto Gesù, l’adulto per eccellenza, si pone come modello unico e veramente alternativo per chi vuole diventare “adulto”, per chi vuole veramente avere il futuro nelle proprie mani senza farselo soffiare o sequestrare dalle proposte “culturali” del proprio tempo. Infatti con l’arrivo di Gesù (un bambino cresciuto bene perché nutrito di sano amore materno e paterno) viene immesso nel solco del tempo e della storia un seme, quello dell’adulto a misura di bambino… Da allora in poi a caratterizzare l’adulto non sarà più la seriosità stucchevole e antipatica di chi urla “lei non sa chi sono io” o la vanagloria tronfia di chi ostenta “ma lo sa di chi sono figlio o figlia” o la sicumera precaria di chi gongola dicendo “mi sono fatto da solo”…bensì la disarmante semplicità del bambino-adulto che si riconosce come dono di essere “figlio di Dio”, dono di cui ringraziare sempre, ad ogni respiro dell’anima (”Ti adoro, o mio Dio, e ti ringrazio di avermi creato…”), l’umiltà quindi di riconoscere meriti e lodi soltanto al Creatore perchè “tutto è grazia”, la perseveranza nel non perdere mai di vista la “volontà del Padre”che custodisce al caldo del suo Cuore misericordioso il segreto della nostra felicità…che costituisce paradossalmente la Sua gloria. Un Dio che si gloria puntando dritto alla nostra gioia…futura, meglio dire eterna. Ha in mano il proprio futuro l’adulto capace di vivere il presente al modo dell’eternità. Ed è per questo che Gesù dirà, quasi minacciosamente: “Chi non diventerà come uno di questi piccoli, non entrerà nel Regno dei Cieli”. Come dire che nei Cieli c’è molto spazio per i veri adulti di ogni età…Impégnati fin da ora a non rimanere fuori perché il tuo posto numerato non lo può occupare nessun altro…e farebbe male al Cuore di Dio vedere posti vuoti con tutto quello che gli è costato prepararceli…E la Sua e nostra Mamma non saprebbe più come consolarlo.

  

 

 

 

 

 

 

 

   

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CALMAMI SIGNORE (preghiera antistress)

 Attenua i battiti del mio cuore acquietando
la mia mente.
Calma la mia andatura frettolosa con la visione del tempo  che sfocia nell’eternità. Dammi, nella confusione della giornata, latranquillità dei colli eterni. Spezza le tensioni dei miei nervi e dei miei muscoli con la dolce musica dei ruscelli mormoranti, che vive nel mio ricordo. Aiutami ad assaporare il magico potere ristoratore del sonno. Insegnami l’arte di concedermi alcuni minuti di riposo, di fermarmi a guardare un fiore, a scambiare due parole con un amico, ad accarezzare un cagnolino, a leggere alcune righe di un buon libro. Calmami, Signore, e ispirami come affondare le radici nel terreno dei valori stabili
della vita, affinché io mi innalzi
verso le stelle del mio alto destino.

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A proposito di “virus mentali” (ovverossia attenzione a mettersi in testa idee errate)

“Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. MA IL CALABRONE NON LO SA E PERCIO’ CONTINUA A VOLARE”. (Igor Sikorsky)

E se al calabrone mettessero in testa che …”non può volare”?

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IL MONOLOGO DEL CUORE DI DIO…(ascolta bene)

   Mentre questa mattina ti alzavi, ti stavo osservando. Speravo che tu mi
parlassi, anche soltanto una parola…magari per domandarmi la mia opinione su
qualche argomento o per ringraziarmi per qualcosa di buono che ti era capitata
ieri.
Ho notato che eri molto occupato… a cercare i vestiti adatti da indossare  per recarti al lavoro. Continuavo ad aspettare mentre ti preparavi correndo di qua e di là per la casa… Credevo che avresti trovato prima o poi qualche minuto per fermarti e dirmi “Ciao”, ma eri troppo occupato. Per vedere se finalmente notavi la mia presenza, accesi il cielo per te, lo riempii di mille colori e di dolci canti di
uccelli… però neppure te ne sei accorto. Ti ho osservato mentre andavi
al lavoro e ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Suppongo che, con tante
attività, fossi troppo occupato per dirmi qualcosa.
Di ritorno dal tuo lavoro, ho visto
la tua stanchezza e ho voluto mandarti la pioggia perché l’acqua si portasse
via il tuo stress. Ho pensato che, facendoti questo piacere, ti saresti
ricordato di me. Invece, infuriato, hai offeso il mio nome. Desideravo tanto
che mi parlassi…comunque restava ancora abbastanza tempo. Hai acceso la
televisione: ho aspettato pazientemente mentre seguivi il tuo programma
preferito. Dopo hai cenato e ti sei dimenticato di me. Vedendoti stanco ho
capito il tuo silenzio, e ho spento lo splendore del cielo, ma  non ti ho lasciato nel buio: l’ho tramutato in un luccichio di stelle… E’ stato bellissimo, peccato che tu non te ne sia accorto.
All’ora di dormire credo che tu fossi già sfinito. Hai augurato la buona notte ai tuoi familiari, sei andato a letto e ti sei addormentato subito. Allora ho accompagnato con una musica i tuoi sogni, e i miei animali notturni hanno dato sfoggio di sé…Ma non importa: può darsi che tu non ti renda conto che sono sempre lì per te. Ho più pazienza di quanto tu possa immaginare. Vorrei fartela vedere,
perché tu possa averla anche con gli altri.
Ti amo così tanto che aspetto ogni giorno una preghiera da te… Ora vedo che ti stai alzando di nuovo… non mi resta altro che continuare ad amarti e a sperare che almeno oggi tu mi possa dedicare un po’ del tuo tempo. Ti auguro una buona giornata.   Tuo padre,“abbà”, Dio.

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DIO ESISTE…. RILASSATI…NON SEI TU!

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FARE SESSO…FARE L’AMORE…FARE FIGLI… E AMARE DOVE LO METTIAMO? (per una “ecologia sessuale e relazionale”)

Se è possibile “fare sesso” senza “amare”, “fare l’amore” senza “amare”, addirittura “fare figli” senza “amare” (e questo si chiama “comportamento sessuale scisso” perché “sesso, amore e vita” è una triade inscindibile)…sarà anche possibile il contrario e cioè “amare” senza fare tutto il resto…Ma preferisco cambiare marcia e non cascare nella trappola di asfissianti ragionamenti, limitandomi a semplici riflessioni.  Tali riflessioni (parola da usare nella sua accezione più stretta) sulla sessualità e sulla relazione uomo-donna si sono presentate davanti allo specchio della mia mente dapprima in vesti ironiche, poi sarcastiche, poi polemiche…poi completamente nude  E come tali vorrei che sfilassero anche davanti allo specchio della mente di chi mi sta leggendo (onde possa “riflettere”) perché ritengo possa essere l’unico modo “culturale” capace di spiazzare le noiosissime e deficienti (nel senso che gli manca sovente “trenta per far trentuno”) nefandezze, nequizie e turpitudini quotidianamente sfornate calde dalla cultura odierna a proposito di sesso e di relazione uomo-donna. Nefandezze che, a guisa di abiti sontuosamente licenziosi, riescono talvolta a confondere la mente degli stessi credenti…

   Credenti consapevolissimi di una verità elementare e cioè che “la verità  è al singolare” (don Carlino Panzeri):  Dio crea “la coppia”, infatti, e non la coppia alternativa o di diversa estrazione naturale,  Dio crea “la famiglia” e non la famiglia allargata…Credenti che farebbero bene, paradossalmente,  a godere quando si sentono insultare e apostrofare come “retrogradi” o “bacchettoni”…senza cadere nella trappola del muso duro o della incazzatura cronica.  Mi piacerebbe cioè che fossero “la sessualità” e il “rapporto uomo-donna” a dire la loro con la potenza intrinseca del loro “essere” stati creati così,  che siano loro a presentarsi nella loro sfavillante nudità creaturale…davanti allo specchio della nostra mente…onde se ne goda di “riflesso”.E per rendere possibile questa “riflessione”, regalo ai lettori una “collana” (con la quale ornare la provocante e affascinante nudità del sesso e del rapporto uomo-donna) di  considerazioni e di punzecchiature…senza altro aggiungere.

 “Mentre Dio perdona sempre e l’uomo perdona qualche volta, la natura non perdona mai; quando ci si oppone alla natura, la natura disapprova, ribatte, restituisce il colpo” (A.Terruwe)

 “Se l’amore non ha obbligatoriamente bisogno della sessualità per esprimersi, la sessualità umana ha invece sempre bisogno dell’amore per esprimersi in tutta la sua pienezza” (Bourgois)

 

“Quando uno comincia una relazione si trova di fronte a un dono parziale. Quando si giunge alla relazione sessuale, il dono del corpo è totale, ma se il dono non prevede un impegno personale duraturo è come se accadesse un furto: uno dona il suo corpo per riprenderselo. La relazione sessuale comporta scelte impegnative” (Jean Bastaire).

 “Non è molto intelligente voler provare cos’è la morte con un lungo sonno; né è cosa più saggia

pretendere di sperimentare l’unione coniugale senza prima entrare nel matrimonio”. (Bovet)

 “Le unioni più fragili provengono da rapporti coniugali prolungati”.(Dato statistico 2002)

“Il sesso da solo è l’amore del niente”. ( Marco Masini, cantautore)

 “Il sesso sta all’amore come la scintilla sta al falò che ha acceso”. (Carrel)

 “Là dove manca la religione con i suoi simboli e la sua cura per l’uomo nella sua totalità, può sorgere un terribile vuoto”. (Erikson)

 “Molte nevrosi possono essere ricondotte ad un non risolto problema religioso”. (Jung)

 “Ci sono soltanto due modi di vivere la propria vita. L’una è viverla come se nulla fosse un miracolo. L’altra è viverla come se tutto fosse un miracolo”: (Einstein)

“La verità non è tollerante”. (Freud)

 “Se l’aver mangiato un frutto ha rovinato l’umanità, la salvezza sarà nell’atteggiamento contrario, nel guardare un frutto senza mangiarlo”. (Weil)

 “La psicoterapia indipendente sia dalla religione che dalla metafisica rende a produrre una tranquillità borghese alimentata dall’ansia avvelenata dalla sua banalità”. (Terruwe)

“Una donna che diventa madre d’un bambino nato da un’altra donna è come acqua che evapora e si fa nube volando in cielo per portare acqua a un albero nel deserto”. (Talmud)

 “Dio ci chiederà conto di tutti i piaceri leciti e le gioie di cui non abbiamo saputo godere”. (Talmud)

 “Per capire la comunicazione occorre intuire la divina poesia del mondo” (Anonimo)

 “Se chiudete la porta ad ogni errore, anche la verità resterà fuori”. (Gibran)

 “Ad ogni disturbo della sessualità corrisponde una riduzione della sensorialità”. (Dacquino)

 “Ridottasi la sensibilità totale del corpo ai soli genitali, logicamente nel nostro mondo occidentale si privilegia l’orgasmo a differenza di altre culture, quella orientale per esempio, dove l’orgasmo è decisamente secondario. Anche nel nostro comportamento sessuale dimostriamo di ignorare la maggior parte del nostro corpo, avendo progressivamente ridotto le nostre zone erogene a quelle ^coperte dalle mutande^. Solo con quelle, e non con tutto il corpo, facciamo l’amore. Spesso neanche con quelle, ma solo con la testa”. (Dacquino)

 “Il 100% dei divorzi comincia con un matrimonio”. (Anonimo)

 “Oggi il sesso produce più denaro che bambini”.(Anonimo)

 La sfilata di alcune di queste “nude verità” potrà essere sembrata fuori contesto e stiracchiata e chiedo di essere scusato; purtuttavia, a ben considerare, tutto sembra riconducibile nell’ambito del “mistero”, il luogo più adatto per il riposo della mente, la quiete del cuore e la pace dell’anima …Diversamente può accadere che lo specchio della nostra mente “rifletta” una immagine deformata di queste nude verità con il risultato di una delusione interiore capace di oscurare lo splendore del vero…

                                                                                                                            

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OMELIA DEL 30 OTTOBRE 2011 (Mt. 23,1 – 12)

La parola “cattedra” (etimologicamente “sedia a braccioli”) rimanda immediatamente al mondo della scuola. I “concorsi a cattedra” sono da sempre affollatissimi, anche se poi a vincerli sono pochi. Ma la realtà della cattedra non riguarda soltanto il mondo della scuola… Negli ambiti della vita sociale, familiare, religiosa l’inclinazione a mettersi in cattedra per insegnare o ribadire le regole del convivere risponde ad una sana e lodevole profonda esigenza dell’animo umano, quella di fare da battistrada e da apripista all’avanzamento della verità e della giustizia in quella staffetta universale che è l’esistere terreno. L’accoppiata “insegnamento-apprendimento” si avvale inoltre di tutta una serie di strumenti e di metodologie in grado di facilitare la trasmissione dei valori da una generazione all’altra. C’è però un elemento non trascurabile che rende più efficace la trasmissione dei valori ed è l’elemento della “coerenza” dell’insegnante rispetto ai valori proclamati. “Le parole smuovono, l’esempio trascina”, ammonisce un vecchio proverbio. Se è vero, come è assodato dalle scienze pedagogiche, che si impara per “apprendimento e per via imitativa”, ne consegue che a facilitare l’apprendimento è proprio la coerenza di chi “sta in cattedra”. In una parola è proprio “l’incarnazione” della teoria nella vita personale a determinare la riuscita possibile del passaggio del testimone da una generazione all’altra. E la parola “incarnazione” ci immette nel contesto del brano evangelico di oggi quasi a voler ribadire subito che è proprio l’incarnazione a sostanziare la proclamazione della verità. Dio non è stato seduto sulla sua cattedra tra le nuvole a proclamare i suoi pensieri, ma “per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo”. Gesù, la Parola fatta Carne…per diventare poi Pane, ha tutte le carte in regola quindi per prendersela con coloro che “siedono sulla cattedra di Mosè” stigmatizzando le loro incoerenze, i loro “comportamenti” incongruenti: legano pesi gravi e insopportabili e li caricano sulle spalle degli uomini, ma essi non lo vogliono muovere neppure con un dito, fanno poi tutte le loro azioni per essere veduti dagli uomini, amano i primi posti nei conviti e i primi seggi nelle sinagoghe, vogliono essere salutati nelle pubbliche piazze ed essere dalla gente chiamati maestri… Gesù stigmatizza con esemplificazioni precise i comportamenti “incoerenti” e lo fa in maniera convincente proprio in ragione della sua “coerenza”. E la pagherà cara, per noi, questa sua coerenza. Non si limita però a “denunciare” il male, bensì indica “ai discepoli e alle turbe”, quindi a tutti coloro che in qualche modo lo vogliono scegliere come “maestro di vita”, il comportamento alternativo. Un comportamento alternativo che ha il suo perno nel riconoscere l’identità radicale dell’essere umano che è una identità di “fraternità universale”. Tale forte richiamo alla identità radicale della fraternità taglia la testa al toro e evita di cadere nella trappola del “parlare bene e del razzolare male”, o del gongolarsi quando si viene chiamati “maestri” (“uno solo è il vostro maestro”… chiarisce Gesù ammonendo soavemente coloro che svolgono la “funzione” di maestro…:”Imparate da me che sono mite e umile di cuore”) oppure “padri” (“Uno solo è il Vostro Padre, quello dei cieli”), oppure ancora “dottori” (“Chi è maggiore tra voi, sarà vostro servo”…). Come a dire che se ci si ricorda di essere nati “orizzontali” (è la simpatica espressione del mio caro amico fratello prete, e adesso anche Monsignore… don Carlino), cioè fratelli nello Spirito (e non nella carne o nel sangue) si resiste alla tentazione di “montarsi la testa” quale che sia la “funzione” momentaneamente assegnataci per la causa comune del Regno di Dio. (Gigi Avanti) PARTE LITURGICA (domenica 30 ottobre) Ammonizione iniziale: nel prepararci alla celebrazione dei santi misteri dell’eucaristia predisponiamo i nostri cuori e le nostre menti ad ascoltare sinceramente quelle che il Signore vorrà dire alla nostra anima. Preghiera dei fedeli: Ti preghiamo, o Signore, per Papa, Vescovi, sacerdoti e consacrati affinché riconoscano in tempo lo scarto esistente tra il dire e il fare. Ti preghiamo, o Signore, per tutti coloro che svolgono funzioni di insegnamento nei vari ambiti della vita della Chiesa affinché al loro dire segua sempre il fare. Ti preghiamo, o Signore, per tutti i fedeli laici spesso turbati dalle incongruenze di comportamento di altri loro fratelli laici. Ti preghiamo, o Signore, di avere misericordia delle nostre piccole e grosse infedeltà, delle nostre ipocrisie, del nostro tenere troppo alla facciata esteriore. Ti preghiamo, o Signore, di far suonare l’allarme nella nostra coscienza quando al nostro “dire” per la causa del Regno tuo non segue un coerente e immediato “fare”. Benedizione finale: Il nutrimento dell’eucaristia possa conferire ai nostri comportamenti e alle nostre azioni la caratteristica della coerenza e l’abito della mitezza e dell’umiltà secondo l’esempio del nostro Signore Gesù Cristo.

 

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