(1) Cosa “sarai” da grande
Voglio iniziare a sviluppare il suggestivo tema di quest’anno con l’invitare voi, ragazze e ragazzi, ad una riflessione appassionata e serena. Sì, perché parlare del “futuro” comporta sempre un po’ di apprensione e di trepidazione dovute appunto all’ignoto che ci sta davanti… E come si fa, onestamente, a non avere ansia non avendo ancora tra le mani quello che il titolo sostiene che sia possibile? E’ un bel paradosso, ma è proprio questo paradosso a spianare la strada alla fede e a dare quiete alla nostra mente umana sempre incline a cercare spiegazioni, certezze, a fare calcoli…
Si può “avere tra le mani” quello che ancora non si possiede appunto e proprio nutrendo la consapevolezza di fede che “tutto è nelle mani di Dio”…noi e il nostro futuro. Così trepidazione e ansia cedono il terreno alla serenità d’animo e alla fiducia. A proposito di paradossi…cominciamo subito. Quando nasce un bambino i genitori si chiedono spesso cosa “farà” da grande. Anzi, quando questo bambino imparerà a parlare glielo chiederanno direttamente a lui ottenendo le risposte più disparate e fantasiose. La gran parte di queste risposte riguarderà soprattutto la professione…”farò il meccanico”, “farò l’attore”, “farò il pilota”, “farò il dottore”. E c’è una ragione che, in certo qual modo, spiega questo genere di risposte e la ragione sta proprio in quel verbo “fare” presente nella domanda…Come dire che le risposte dei bambini sono la logica conseguenza delle parole usate nella domanda. Ci si può chiedere, a questo punto, se articolando la domanda in altro modo, magari adoperando il verbo “essere” al posto del verbo “fare”, si possa ottenere magari una riposta altrettanto logica e pertinente. Se, ad esempio, gli si domandasse: “Adesso sei un bambino…ma cosa ‘sarai’ da grande?” si potrebbe ottenere in risposta, chissà mai: “Sarò un adulto, un uomo o una donna adulta”. Tale modo di porre le domande, e anche di portele alla tua età, non otterrà certamente miracoli sul piano della crescita personale, ma offrirà comunque il vantaggio di avviare la crescita del bambino più sul binario dell’essere che non su quello del fare (e quindi del diventare pienamente quello che si è). E questo anche in omaggio all’antico detto filosofico latino “operari sequitur esse” e cioè “il fare viene dopo l’essere”. L’attenzione educativa ed autoeducativa generale sarà quindi orientata maggiormente sul piano dell’essere e del far crescere quello che si è (e cioè diventare persona “adulta” da persona “bambina” quale si è) che non sul piano del fare diventare semplicemente “grande” ciò che ora è “piccolo”. Ed è quello a cui sarà bene porre attenzione fin da ora nel tuo lavorìo interiore di crescita. Sarà bene cioè iniziare a pensare che hai il futuro nelle tue mani alla sola condizione di vivere il presente con l’obiettivo chiaro di diventare “adulto”. E diventare adulto, lo chiariremo in una delle successive riflessioni, non consiste nel “gonfiare” il bambino o il ragazzo e la ragazza che sei ora, ma nel lasciar crescere quel potenziale ricchissimo che, al modo di un seme, Dio Creatore ha nascosto in te. Lasciarlo crescere senza troppo forzarlo, senza troppo pretendere, senza frettolosità. Al giorno d’oggi, infatti,si corre spesso questo rischio, quello di voler diventare “grandi” in fretta (magari scegliendo di imitare dei “modelli” discutibili di “grandi”) ignorando che diventare “adulto” è tuta un’altra cosa. L’adulto è un ragazzo cresciuto bene…così come una pianta è un seme cresciuto bene…è cioè tutta un’altra cosa. Un seme diventato “grande” sarebbe solamente un “semone”…così come un bambino diventato “grande” sarebbe solamente un “bambinone”… Se vuoi incominciare ad avere il futuro nelle tue mani cerca di vivere il tuo presente non facendo il “bambinone” o la “bambinona”…
(2) Diventare “grandi” o diventare “adulti”…quale differenza?
Lo so che sembra quasi un gioco di parole, ma dopo la riflessione della scorsa volta appare ormai chiaro che tra diventare”grandi” o diventare “adulti” la differenza c’è. E la differenza sta proprio nel verbo “crescere” che è la dinamica caratterizzante il mondo vivente…compreso il mondo vegetale. Un seme cresciuto bene, come Dio comanda, è talmente “trasformato” da non riconoscerlo più. Succede così anche nel mondo umano. Ti sarà capitato di sentire qualche adulto esclamare a proposito di qualche ragazzo: “Come sei cambiato…non ti riconosco più!” E c’è da sperare che il cambiamento sia avvenuto in meglio. Con questa riflessione intendo proprio indicarti la via migliore, e unica…per diventare “adulto” così da avere il futuro nelle tue mani. A caratterizzare l’essere “adulto” sono essenzialmente tre cose: la consapevolezza della cosiddetta propria “identità” (che risiede nel nome…sono Tiziano, Valerio, Simone, Bernardo Rebecca, Silvia, Beatrice, Lavinia…) la consapevolezza della propria “relazione genetica” (figlio di un papà e di una mamma) e, a seguire, la graduale presa di coscienza di una “missione” da compiere nella vita (il famoso “fare qualcosa nella vita”o “vivere” anziché “vivacchiare”…vivere a colori e non in bianco e nero). Ora, queste tre “consapevolezze” maturano gradatamente proprio a partire dai primi anni di vita del bambino. Si tratta infatti di un “dato di natura”da non trascurare mai e per il quale ringraziare il Creatore. E’ curioso notare però che se un bambino si costruisce grazie ad uno strettissimo rapporto con la madre (e solo successivamente con il padre) e la vita uterina prima di venire alla luce e i primissimi anni lo stanno a dimostrare… un adulto si costruisce grazie ad un progressivo percorso di allontanamento dalla madre (e solo successivamente al padre). Il percorso per diventare “adulti” è fatto inesorabilmente di graduale e talvolta sofferta “autonomizzazione” rispetto a mamma e papà. La tua voglia di libertà a questa età ne è il primo segnale. Ma è un segnale da seguire con intelligenza. Troppe volte il voler fare di testa propria prende forma di ribellione vera e propria contro papà e mamma…di disubbidienza, di riottosità acida e nervosa. E’ una tentazione alla quale non potrai sottrarti, ma che potrai vincere solamente ricordandoti che se sei al mondo è perché papà e mamma si sono voluti talmente bene…che sei nato tu. Tale constatazione riguardante la necessità del percorso di autonomizzazione ti potrà magari turbare, ma piano piano avrai modo di riconoscervi una legge della vita, la legge del “distacco”. Dapprima ci si “distacca” dall’utero, poi dal seno, poi dalle braccia, poi dalla famiglia…e poi, non ti spaventare, dalla vita terrena. Questa legge di natura è stata condensata in una asserzione psicologica: “Si diventa veramente adulto quando si arriva a essere ‘padre’ e ‘madre’ di se stesso”…quando cioè si è in grado di proteggere ed incoraggiare se stessi…avendone appreso la lezione da mamma e papà. Hai già il futuro nelle tue mani se fin da ora ti darai da fare per non metterti nei guai con le tue mani, per non piagnucolare per le piccole o grandi frustrazioni che la vita comincia a riservarti. E hai già il futuro nelle tue mani se terrai fede fin da adesso ai piccoli o grandi impegni di questa tua età (scuola…solidarietà con chi vedi meno fortunato di te), se ti impegnerai a vivere puntando l’attenzione alle cose veramente importanti della vita…che non sono avere il cellulare ultimo modello o la maglietta firmata o il reggiseno ultimo grido. E soprattutto hai già il futuro nelle tue mani se ricorderai principalmente di essere uno dei tantissimi “figli di Dio”catapultato nel mondo per amare tutti gli altri figli di Dio che sono geneticamente tuoi “fratelli” e “sorelle”… papà e mamma compresi. Sarai un vero “adulto”se già da adesso vivi da ragazzo o ragazza in gamba…magari ricordandoti un proverbio che ho coniato nuovo di zecca proprio per te: “Un Padre nostro al giorno toglie il maligno di torno”.
(3) La differenza tra sogni, velleità, illusioni e… “progetto di vita”
Il futuro nelle tue mani è garantito da un progetto d’insieme. E qui bisogna subito uscire dalla nebbia della confusione…Ti sarà capitato di sentire gente dire: “Ho le idee confuse…non so proprio come fare”. Immagina di applicare questa espressione sconsolata alla vita nel suo insieme…sarebbe come dire: “Non so perché vivo”. Ti racconto un aneddoto. Ci sono tre scalpellini che stanno martellando tre blocchi di marmo per ricavarne una forma. Un passante chiede al primo scalpellino: “Cosa stai facendo?” ed egli risponde: “Sto lavorando un blocco di marmo”. Poi pone al secondo scalpellino la medesima domanda e questi risponde: “Sto guadagnando dei soldi per dar da mangiare alla mia famiglia”. Infine pone al terzo scalpellino la medesima domanda e ottiene questa risposta: “Sto costruendo una cattedrale”. Questa metafora del marmo fa correre il pensiero alla vita e le risposte dei tre scalpellini riflettono significativamente il diverso livello di sensibilità progettuale. Cosa ne stai facendo della tua vita? Troppe volte, soprattutto al giorno d’oggi e soprattutto in ragione della tua età, avrai provato sgomento e delusione per come tanti “grandi” stanno dando “forma” alla loro vita…”Non ti curar di loro, ma guarda e passa” direbbe il sommo poeta Dante Alighieri. Trova invece fin da ora il punto d’equilibrio o di contatto tra quello che la vita vuole da e quello che tu vuoi dalla vita…La vita è infatti un universo di continui equilibri…tenuti insieme e legati proprio da quello più importante, quello “progettuale” d’insieme. Troppe volte si consuma energia per progetti che progetti non sembrano. Fermarsi un momento per verificare che cosa si sta facendo di questo blocco di giorni assegnatoci dalla Provvidenza scongiura il pericolo di alienazione, cioè di fare “altro” rispetto a quello che la vita ci chiede nel qui ed ora.Troppe volte si consuma il presente correndo appresso a effimeri traguardi da raggiungere e che una volta raggiunti lasciano spesso l’amaro in bocca… Quanto risulta vera questa desolante constatazione: “Coloro che stanno male sulla terra sono proprio quelli che pensano soltanto alla terra”. Hai il futuro nelle tue mani pertanto se, chiedendo la grazia del discernimento per poterlo fare, non penserai soltanto alle cose della terra. Lo so che queste “insinuazioni” evocano il fantasma della morte…che a questa tua età è ancor più spaventevole, ma non ti voglio ingannare nascondendolo né confonderti abbellendolo. Mi piace anzi ricordare in proposito una affermazione del Dalai Lama: “Tra le cose che mi sorprendono di più dell’umanità sono gli uomini…perché vivono come se non dovessero mai morire e perché muoiono come se non avessero mai vissuto”. Ed anche: “Perché pensano tanto ansiosamente al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro”. Ed anche questa epigrafe che si potrebbe scrivere sul marmo di alcune tombe: “Qui giace uno che non ha mai saputo perché vivesse”. Non ti dice niente, a proposito di progetto d’insieme, il forte e deciso invito di Gesù: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio…e il resto vi verrà dato in sovrappiù”? Questo invito ci introduce gradatamente nella successiva riflessione che verterà proprio sulla necessità urgente di saper distingueree, nel contesto di una scelta progettuale d’insieme per la causa del <regno di Dio, tra cose “importanti” e cose “urgenti”. Anche perché Gesù una volta se ne è uscito con una vera e propria dura ammonizione: “Senza di me non potete fare nulla”
(4) Quale equilibrio tra cosa è “importante” e cosa è “urgente”…
Per avere il futuro nelle proprie mani occorre quindi decidersi per un progetto d’insieme nel quale fare entrare anche le urgenze (lavoro, sistemazione ,carriera…) senza che queste sottraggano linfa a quello. Ed anche questo è un equilibrio da trovare quotidianamente Paradossalmente parlando si potrebbe arrivare a dire che ha in mano il futuro chi vive bene il presente e vive bene il presente chi ha già preso coscienza di cosa è veramente “importante” nella vita. Se non avviene per tempo questa “presa di coscienza” si corre il rischio di incappare in vere e proprie nevrosi. Sosteneva già lo psicologo Carl Gustav Jung: “Molte nevrosi dell’uomo moderno sono riconducibili ad un non risolto problema religioso”.
Ma c’è di più. Una recente indagini del Canadian Institute of Stress ha rilevato che le persone maggiormente tendenti alla patologia dello “stress” (depressione…perdita di energia esistenziale…) sono proprio quelle che non sono ancora riuscite a stabilire nella loro gerarchia di valori quello che è più “importante” veramente nella vita. Il dato statistico è allarmante perché parla del 24% sul totale. E’ quindi “importante”, per avere il futuro nelle proprie mani, non prendere lucciole per lanterne…oppure avere presente che “non è tutto oro quel che luccica” e a luccicare sono spesso proprio le urgenze, tutta quelle cianfrusaglie, cioè, dietro le quali si perde tempo e non di rado orientamento. L’uomo d’oggi cade sovente nella trappola delle urgenze, fare soldi, fare carriera, fare, darsi da fare, fare sesso, fare l’amore…addirittura fare figli…magari dimenticando che l’importante è amare. “Ama e fa’ quello che vuoi” sintetizzava sant’Agostino Ma il proverbio ricordato poc’anzi può essere modificato anche così: “Se è vero che non è tutto oro quel che luccica potrebbe essere anche vero che non tutto ciò che non luccica non possa essere oro”… E a cosa può condurre tale precisazione sul terreno dell’argomento che stiamo sviluppando? Può condurre alla considerazione seguente: talvolta le cose “importanti” da fare quotidianamente per costruire il proprio futuro non sono appariscenti, sfavillanti, fascinose…purtuttavia mantengono la loro importanza. L’attenzione amorosa alle piccole cose da “vivere” ogni giorno ti consente di avere tra le mani il tuo futuro. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” potrebbe anche interpretarsi come: “Dacci di capire chiaramente la tua volontà oggi”…dal momento che Gesù confidò un giorno quasi sottovoce ai suoi: “Mio cibo è fare la volontà del Padre”. Potrà sembrarti una debole indicazione strategico-operativa…ma vinci questo dubbio leggendo questo curioso aneddoto: Un giorno Dio mandò l’arcangelo Gabriele agli uomini per offrire loro il segreto della felicità. Ma l’arcangelo tornò in cielo con il suo dono e si giustificò con Dio dicendo: “Tutti avevano un piede nel passato e un piede nel futuro: nessuno aveva tempo per ascoltare quello che dicevo”. Essere presenti al presente, ecco il segreto per avere il futuro nelle proprie mani.
(5) Gesù, a 12 anni, aveva già il futuro nelle sue mani
Sorprende che a 12 anni soltanto, Gesù avesse già idee chiare sul proprio futuro. E sorprende soprattutto il fatto che degli innumerevoli episodi che dovevano aver caratterizzato i trent’anni della sua “vita familiare” in quel di Nazaret sia stata fatta memoria precisa proprio di questo episodio, quello della perdita e del ritrovamento di Gesù fra i dottori del Tempio a Gerusalemme, episodio entrato poi come uno dei misteri della “gioia” nella pratica del santo rosario. Sorprende, come è giusto che sia, quando si è in clima di mistero… Gesù aveva il futuro nelle sue mani proprio perché lo sapeva nelle mani del Padre a cui si affidava totalmente al punto da fargli dare alla mamma e al suo papà terreno che lo cercavano angosciati per tre giorni, quella famosa rispostaccia: “Ma non sapevate che dovevo badare alle cose del Padre mio?” Gesù aveva il futuro nelle sue mani perché già da ragazzino accarezzava il progetto del Padre che lo avrebbe fatto crescere “adulto” …come Dio comanda…mi verrebbe da dire.A questo punto Gesù, l’adulto per eccellenza, si pone come modello unico e veramente alternativo per chi vuole diventare “adulto”, per chi vuole veramente avere il futuro nelle proprie mani senza farselo soffiare o sequestrare dalle proposte “culturali” del proprio tempo. Infatti con l’arrivo di Gesù (un bambino cresciuto bene perché nutrito di sano amore materno e paterno) viene immesso nel solco del tempo e della storia un seme, quello dell’adulto a misura di bambino… Da allora in poi a caratterizzare l’adulto non sarà più la seriosità stucchevole e antipatica di chi urla “lei non sa chi sono io” o la vanagloria tronfia di chi ostenta “ma lo sa di chi sono figlio o figlia” o la sicumera precaria di chi gongola dicendo “mi sono fatto da solo”…bensì la disarmante semplicità del bambino-adulto che si riconosce come dono di essere “figlio di Dio”, dono di cui ringraziare sempre, ad ogni respiro dell’anima (”Ti adoro, o mio Dio, e ti ringrazio di avermi creato…”), l’umiltà quindi di riconoscere meriti e lodi soltanto al Creatore perchè “tutto è grazia”, la perseveranza nel non perdere mai di vista la “volontà del Padre”che custodisce al caldo del suo Cuore misericordioso il segreto della nostra felicità…che costituisce paradossalmente la Sua gloria. Un Dio che si gloria puntando dritto alla nostra gioia…futura, meglio dire eterna. Ha in mano il proprio futuro l’adulto capace di vivere il presente al modo dell’eternità. Ed è per questo che Gesù dirà, quasi minacciosamente: “Chi non diventerà come uno di questi piccoli, non entrerà nel Regno dei Cieli”. Come dire che nei Cieli c’è molto spazio per i veri adulti di ogni età…Impégnati fin da ora a non rimanere fuori perché il tuo posto numerato non lo può occupare nessun altro…e farebbe male al Cuore di Dio vedere posti vuoti con tutto quello che gli è costato prepararceli…E la Sua e nostra Mamma non saprebbe più come consolarlo.