Archivi del mese: gennaio 2023

CERCA DI ESSERE QUELLO CHE DESIDERI AVERE

             DESIDERIO DI AVERE O BISOGNO DI ESSERE?

    “I frutti dello Spirito sono comandamento di vita” (Familiaris Consortio n.9 – 1981)

Questa affermazione fulminante e perentoria della Familiaris Consortio suggerisce qualche pensiero di approfondimento applicabile alla relazione di coppia (e non solo).

    I frutti (doni) della pianta sono quindi la fase finale visibile del comportamento della pianta operato dalle sue radici invisibili. I frutti sono belli a vedersi, buoni, attraenti, desiderabili. Quindi la pianta si è comportata bene.

   Allo stesso modo dovrebbe avvenire per il comportamento umano. Esso è, o dovrebbe essere, la fase visibile e manifesta di tutto un processo nascosto operato dall’anima ben radicata in Dio.

   Questa esortazione a “comportarsi bene” sale così di livello facendoci concludere che i “buoni comportamenti” sono quelli improntati a: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

   In concreto accadrebbe così: se i frutti dello Spirito sono comandamento di vita è come se lo Spirito ci comandasse di comportarci bene e non male, ci comandasse di non voler avere (cogliere) frettolosamente un frutto perché bello, desiderabile, attraente (come fece Eva complice il succube Adamo) bensì di esserlo. Ricorda un aforisma: “Amare è avere fame insieme e non mangiarsi l’un l’altro”.

   Essere frutto significa pertanto comportarsi con:

  • AMORE: preferisco riceverlo o anche darlo, senza farlo pesare?
  • GIOIA: mi impegno a tradurre in sorriso l’amore che dico di avere, evitando

            sospiri e lamentazioni?

  • PACE: cerco di essere persona di pace evitando guerriglie domestiche?
  • PAZIENZA: so attendere i tempi di Dio senza bruciarmi in nervosismi?
  • BENEVOLENZA: so volere il bene degli altri – e il mio . senza presunzione?
  • BONTA’: so essere “frutto buone”, quindi amabile, facilitando di amarmi?
  • FEDELTA’: so mantenere le promesse fatte, costi quel che costi?
  • MITEZZA: come sono  messo con comportamenti arroganti, prepotenti?
  • DOMINIO DI SE’: so tenere in armonia corpo e spirito moderando impulsi?

   Può essere giovevole ricordare come anche i VIZI CAPITALI  fossero in origine in numero di 9 (ridotti non si sa come a 7): superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia a cui andrebbero aggiunti paura e menzogna.

   Ecco quindi la drammatica partita a ping pong tra i  9 comportamenti buoni

(graditi a Dio) e i 9 comportamenti pessimi (graditi a Satana).

   Da non dimenticare che proprio l’invidia è il vizio principe (“Per invidia del diavolo entrò il male nel mondo” , come annotano la Sapienza e San Paolo).

   L’invidia ha mille volti e si camuffa a tal punto da risultare difficile riconoscerla. Essa consiste essenzialmente nel non essere contenti o appagati di quello che si è e di quello che la vita ci offre e di irritarsi della contentezza o della situazione esistenziale degli altri, considerata sempre migliore.

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Senza radici non si vola, ma per volare bisogna sapersi distaccare dalle radici

                         LA STORIELLA DEI PULCINI DÌ FALCO

(Senza radici non si vola, ma si riesce a volare se ci si sa distaccare dalle radici)

   Al re furono donati due pulcini di falco. Il re fu ben contento di tale dono e convocò subito il falconiere di corte perché addestrasse al volo i due pulcini.

   In  meno che non si dica, uno dei due piccoli falchetti cominciò a volare lasciandosi cullare dalle calde correnti del vento.

   Non fu invece coì per l’altro falchetto che non ne volava proprio sapere di volare o che forse ignorava di avere le ali.

   Il re convocò allora i migliori falconieri del regno perché riuscissero nell’intento di addestrare il falchetto al volo. Trascorsero i giorni, ma senza alcun risultato. Finchè un giorno, quando ormai nessuno se lo aspettava e i falconieri avevano desistito  dal loro impegno, il piccolo falchetto fu visto volare.

   Il re fu sorpreso di questo lieto evento e gli fu riferito che a riuscire nell’intendo era stato proprio un ragazzo il quale fu subito rintracciato e convocato  davanti al re perché gli riferisse cosa avesse mai fatto per essere riuscito nell’impresa nella quale nessuno era riuscito: Il ragazzo rispose semplicemente: “Gli ho segato il ramo sul quale era appollaiato”.

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MOLTO BELLA

“SE GUARDI SEMPRE IN ALTO,

FINIRAI PER INCIAMPARE!

SE GUARDI SEMPRE IN BASSO,

FINIRAI PER VEDERE SOLO OSTACOLI!

SAREBBE MEGLIO CAMMINARE

CON RETTITUDINE, ANDARE AVANTI INSIEME!

E OGNI TANTO CI SCAMBIAMO LE PARTI:

TU MI INDICHI I SASSI, IO TI PARLO DEL CIELO,

ANCHE PER NON FARCI VENIRE IL TORCICOLLO!”.

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MEMORIA POSSIBILE

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12 gennaio 2023 · 17:34

RICORDANDO L’IDENTITA’

IL BUON CONSULENTE FAMILIARE

“Vorrei spianare la ruga che hai tra le sopracciglia,

ma non esiste lifting per una ferita del cuore.

Posso solo baciarla senza farti vedere la mia.

(Mercedes Indri De Carli)

“Ci fu un lungo silenzio. Poi aggiunse: “Prima

che io vada devo confidarti un segreto: sappi

che quando l’uomo si ostina a voler cambiare qualcosa

negli altri, è qualcosa n se stesso che deve cambiare.

L’acqua non si preoccupa di cambiare la forma  del

                                     recipiente che la contiene”.

(Sandro Montanari)

“Essere per gli altri una strada che si percorre e si dimentica”.

(Gigi Avanti)

Le tre T: Trasparenza (luminosità del vivere,

del pensare e dell’agire), Tolleranza (rispetto delle convinzioni

altrui), Tenerezza (fiducioso ed accogliente abbandono all’amore)

(Padre Luciano Cupia)

Le tre C: Comunicare (in Trasparenza),

Condividere (in Tolleranza), Convivere in Tenerezza.

(Gigi Avanti)

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Buona Epifania del Signore

                                           MEDITAZIONE

                         (Epifania del Signore, 6.1.2023, Mt. 2, 1–12)

Come avranno fatto i Magi a leggere quei segni nel cielo e ad incamminarsi verso Gerusalemme?

Proprio così, come avranno fatto? Come avranno fatto a decifrare quei “segni nel cielo” nascosti nel grembo del mistero? Non ci è dato di saperlo, ma quel che è possibile e nutriente ricavarne per la nostra anima è di riflettere sul loro comportamento conseguente.

Un comportamento che li induce a lasciare le loro abitudini e ad incamminarsi alla volta di Gerusalemme con un progetto ben preciso, quello di andare ad “adorare” il neonato Messia.

Di comportamento opposto, invece,  quello di Erode che, fornito delle medesime “informazioni”, decide di far fuori dalla storia Colui che stava, invece, per dare senso compiuto alla storia.

Il solito paradosso tra chi mette Dio al centro della storia e chi, invece,  mette se stesso, il proprio io al centro della storia. Ovviamente con risultati catastrofici.

Il brano “scientifico” che riporto da VITTORIO MESSORI, IPOTESI SU GESU’, SEI, 1976, offre una pregevole lettura del “mistero dei segni nel cielo”. Mistero nel quale è meglio lasciarsi andare a naufragare piuttosto che intestardirsi a volerlo capire.

“Gli archeologi hanno decifrato la simbologia degli astrologi babilonesi. Ecco i loro risultati: Giove, per quegli antichi indovini, era  il pianeta dei dominatori del mondo, Saturno il pianeta protettore di Israele e la costellazione dei Pesci era considerata il segno della Fine del tempi, dell’inizio cioè dell’era messianica. Dunque potrebbe essere qualcosa di più di un mito il racconto di Matteo del’arrivo dall’Oriente a Gerusalemme, di sapienti, di Magi che chiedono: “Dove è nato il Re dei Giudei?”.

 E’ ormai certo, infatti, che tra il Tigri e l’Eufrate, non solo si aspettava (come in tutto l’Oriente) un Messia che doveva giungere da Israele, Ma si era pure stabilito con stupefacente sicurezza che doveva nascere in un tempo determinato.

Quel tempo in cui, per i cristiani, il “Dominatore del mondo” è veramente apparso”. (Vittorio Messori)

Ed allora tocca a noi metterci subito ad adorarlo nella maniera più semplice, quella della quotidianità orante ed adorante del presente, un presente capace di allontanare nostalgie o recriminazioni per un passato morto e sepolto e le angosce immaginarie per un futuro inesistente, consapevoli, invece,  che, come afferma S.C. Lewis nel libretto LE LETTERE DÌ BERLICCHE, “Il presente è l’unico punto di contatto tra l’eternità e il tempo”.

www.omelie.org

http://www.gigiavanti.com

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1 gennaio 2023 · 16:44