Archivi del mese: novembre 2018

PER IL 2 DICEMBRE…

COMMENTO OMILETICO DEL 2 DICEMBRE 2018

                  (Lc. 21, 25 – 28. 34 – 36)

BENEDIZIONE INIZIALE:

 Nel prepararci a celebrare i sacri misteri , invochiamo il Santo Spirito affinché predisponga le nostre anime all’ascolto dell’insegnamento di oggi e al nutrimento eucaristico.

 MEDITAZIONE:

 Menagramo, uccellacci del malaugurio, cassandre e profeti di sventura continuano anche oggi a fare leva sulla fragilità dell’essere umano per fare soldi.

E tra le fragilità più delicate c’è quella della paura, della paura del futuro, della paura di quello che  potrà accadere domani, della paura dell’ignoto, della morte.  Ma quando Gesù mette paura, non lo fa per squallidi motivi di interesse privato, bensì per gli interessi del Padre suo e nostro a cui sta a cuore soltanto la nostra felicità eterna.

Nella Chiesa stessa non mancano persone più inclini alla paura che non alla speranza.

Nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II del 12 ottobre 1962, il santo Padre san Giovanni XXIII esordiva così: “Nell’esercizio quotidiano del nostro ministero pastorale, ci feriscono talora l’orecchio insinuazioni di anime, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina, vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita. (…). Ma a noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi sovrastanti la fine del mondo”.

Non si può negare che anche il brano di vangelo di oggi susciti immediatamente la medesima paura. E’ proprio del genere letterario apocalittico, infatti, descrivere scenari spaventosi… e il discorso di Gesù non sfugge a questa regola.

Soltanto che c’è una abissale differenza tra i profeti di sventura e Lui, profeta di salvezza.

Subito dopo la descrizione spaventosa degli eventi futuri,  infatti, Gesù si affretta a proporre un antidoto allo spavento, alla paura, all’angoscia, al turbamento profondo che getta scompiglio nel cuore e nell’ anima…

L’antidoto è di affiancarci a Lui, di stargli molto vicino, di non perderlo mai di vista onde essere “sicuri da ogni turbamento”.

La medesima scienza psicologica ha riconosciuto da tempo che “molte nevrosi dell’uomo moderno sono riconducibili a un non risolto problema religioso (C.G. Jung).

Come dire che, oltre al contributo delle scienze umanistiche intenzionate a curare le angosce e le paure dell’uomo, esiste qualcosa di più garantito, di più efficace, di più risolutivo, c’è Gesù in persona.

Quel Gesù che ha provato sulla sua pelle l’angoscia di morte e che, per questo, rimane, ieri, oggi e sempre, la roccia su cui poggiare la nostra speranza.

 

PREGHIERA DEI FEDELI:

 

Ti preghiamo, o Signore per Il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi affinchè ci siano sempre di esempio di fiducia, di speranza, di coraggio nel nostro cammino di salvezza. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per i consacrati a diverso titolo, alla causa del Regno di Dio, affinché non cedano mai allo sconforto e alla paura di fronte alle difficoltà della vita. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per tutti i fedeli laici affinché la grande tribolazione nella quale vivono non li travolga nella disperazione e possano quindi proseguire nella certezza di fede che il futuro è al sicuro.

Ti preghiamo, o Signore, per l’uomo d’oggi così tanto bisognoso di certezze e di punti di riferimento sicuri, affinché trovi il bandolo della matassa della speranza. Ascoltaci, o Signore.

 BENEDIZIONE FINALE:

 Nel ringraziare per il nutrimento ricevuto oggi, osiamo ancora chiedere al Signore di non perderci mai di vista soprattutto quando le tribolazioni della vita fiaccano la nostra anima e offuscano il cammino impedendoci di vederLo.

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PROPRIO DA STUDIARE…

MA CHE COSA E’ QUESTO AMORE?

 

   “Il punto essenziale è che l’amore non è un’unità, ma un’ unione, l’unione di due esseri diversi che liberamente scelgono di condividere lo stesso destino, di prodigarsi l’uno per l’altro, di vivere nel calore di una attrazione reciproca permanente e di un affetto tenero e sincero che non vacilla.

   Non c’è niente di automatico, di fatale, di infallibile in una unione del genere. Si tratta di un equilibrio che si può raggiungere, mantenere e correggere con il passar del tempo e con il mutare delle vicende della vita, che non risparmiano nessuno. Tali vicende possono far nascere dubbi, incomprensioni o anche conflitti per le diversità delle aspirazioni, dei gusti, dei giudizi che caratterizzano inevitabilmente tutti gli uomini.

   Sono, queste, tutte prove alle quali ogni amore è sottoposto e che l’amore vince se è un autentico amore.

   L’amore non è l’idillio fatto soltanto di estasi gioiosa che l’animo romantico può sognare. Ma è qualcosa di più e di meglio. E’ la volontà decisa di vivere nella comunicazione incessante, intellettuale ed emotiva, con l’altra persona; è la comprensione dell’altro come di se stesso e di se stesso come l’altro, la scelta ripetuta e ripetibile del compagno in cui si ripone la gioia di vivere.

   L’amore non ha bisogno di sogni, ma di vicinanza fisica ed emotiva, di partecipazione solidale agli interessi fondamentali e agli atti comuni della vita di ogni giorno, di vigilanza incessante affinché nessun evento o atteggiamento possa intaccare o rompere la trama.

   Non è un patrimonio di cui si possa goderne la rendita; ma una rendita che va ogni giorno guadagnata. Come tale, è una forma di comunicazione unica e privilegiata che fa di due persone non un essere unico, ma una dualità complementare della quale la sincerità e la lealtà reciproca sono i caratteri più evidenti.

   L’amore in questo senso esige coraggio, perché deve affrontare le difficoltà che la vita gli oppone e superarle.  Ed esige la maturità di spirito indispensabile per la scelta appropriata e per la volontà di persistere nella scelta.

   Ma la maturità di spirito nell’amore non è un dono gratuito dell’età, ma una conquista  aperta; una coppia giovane può raggiungerla ugualmente se evita le illusioni dell’adolescenza.

   Certo l’amore, nella sua forza e nella sua stabilità, appare difficile e raro; ma forse è meno raro, nella realtà della vita, di quanto appare perché non occupa le pagine dei giornali, non è sbandierato come un successo che procuri fama o denaro e di rado assurge agli onori della cronaca

   Chi ha la fortuna di incontrarlo, faccia di tutto per mantenerlo vivo, perché l’amore non invecchia.

   E chi non l’ha incontrato, apra il cuore alla speranza, perché la  vita è sempre una speranza d’amore. 

NICOLA ABBAGNANO,  La saggezza della vita.

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PUBBLICITA’ meritevole

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Il parroco della mia parrocchia (SS.mo Sacramento a Tor de’ Schiavi – Roma) ha pubblicato questo nuovo libretto… che andrebbe letto in ginocchio, tanta è l’emozione che suscita in ogni sua pagina. Grazie.

Ricordo questa  frase del Talmud a conferma della scelta di scrivere sulla “gioia”:

Dio ci chiederà conto di ogni piacere lecito di cui non abbiamo saputo godere.

 

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E BASTA GUARDARSI E PIZZICARSI…RECIPROCAMENTE!

ANTIDOTO ALLA INCLINAZIONE AL GIUDIZIO

 

Il rosso disse al blù: “Amico mio, come è possibile che tu non preghi gioiosamente come mè?”. Il blù disse in risposta: “O rosso, sapresti dirmi perché non preghi mai così appassionatamente come me?”. Al verde disse il giallo: “Perché mai, amico mio, quando preghi non ti inginocchi e non ti inchini mai?”.  Il verde disse al giallo: “E questo lo chiami pregare? Non è proprio il modo appropriato!”. Poi vennero l’arancio e l’indaco con diversi modi vecchi e nuovi di pregare… sui quali avevano reciprocamente da ridire! Il povero violetto impallidì per lo spavento suscitato da questo cicaleccio reciprocamente accusatorio. <per tutti, infatti, era un mistero i  quale maniera egli pregasse.

“O colori – intervenne allora DIO – ciascuno di voi è mio, perché senza la mia luce nessuno di voi potrebbe brillare così.

Pregate, dunque, come vi suggerisce il colore che siete, e non cessate mai di splendere.

Ho bisogno, tanto bisogno delle vostre differenze per costruire il mio arcobaleno”.

Dalla rivista SE VUOI delle Apostoline di Castelgandolfo.

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ANTIVIRUS…

ANTIDOTO IMMUNOTERAPICO

CONTRO IL VIRUS DELLA FRETTA GIUDICANTE

 

C’era una volta un contadino cinese, era molto povero, per vivere lavorava duramente la terra con l’aiuto di suo figlio, ma possedeva il grande dono della saggezza.

Un giorno il figlio gli disse: “Padre, che disgrazia, il nostro cavallo è scappato dalla stalla”.

“Perché la chiami disgrazia?” rispose il padre… “Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo”!

Qualche giorno dopo il cavallo ritornò portando con sé una mandria di cavalli selvatici.

“Padre, che fortuna”! Esclamò questa volta il ragazzo.

“Perché la chiami fortuna!” rispose il padre… “Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo”!

Qualche giorno dopo il giovane, nel tentativo di addomesticare uno dei cavalli, venne disarcionato e cadde al suolo fratturandosi una gamba.

“Padre, che disgrazia, mi soni fratturato una gamba”.

Ma anche questa volta il padre sentenziò: “Perché la chiami disgrazia? Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo”.

Ma il ragazzo, per nulla convinto delle sagge parole del padre, continuava a lamentarsi nel suo letto.

Qualche tempo dopo, passarono nel villaggio gli inviati del re con il compito di reclutare i giovani da inviare in guerra. Anche la casa del giovane contadino venne visitata dai soldati del re, ma quando trovarono il giovane a letto, con la gamba immobilizzata, lo lasciarono stare per proseguire il loro cammino.

Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e molti giovano morirono sul campo di battaglia, ma il giovane si salvò a causa della sua gamba immobilizzata.

Fu così che il giovane capì che non bisogna mai dare per scontate né la disgrazia né la fortuna, ma che bisogna dare tempo al tempo per vedere cosa è bene e cosa è male.

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