IL MORIRE…
Cos’è il morire?
Me ne sto sulla riva del mare, una nave apre le vele alla brezza del mattino e parte per l’oceano.
E’ uno spettacolo di rara bellezza ed io rimango ad osservarla fino a che svanisce all’orizzonte e qualcuno accanto a me dice: “E’ andata!”.
Andata! Dove? E’ sparita dalla mia vista: questo è tutto.
Nei suoi alberi, nella carena e nei pennoni essa è ancora grande come quando la vedevo, e come allora è in grado di portare a destinazione il suo carico di esseri viventi.
Che le sue misure si riducano fino a sparire del tutto è qualcosa che riguarda me, non lei, e proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice: “E’ andata!” ci sono altri che stanno scrutando il suo arrivo, e altre voci levano un grido di gioia: “Eccola che arriva!”:
E questo è il morire.
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SONO NELLA STANZA ACCANTO…
La morte non è nulla. Sono solo scivolato nella stanza accanto. Io sono io e tu sei tu.
Quello che eravamo l’uno per l’altro, lo siamo ancora…
Chiamami col mio solito nome. Parlami nel modo in cui eri solita parlarmi…
Non cambiare il tono della tua voce. Non assumere espressioni forzate di solennità o dispiacere. Ridi come eravamo soliti ridere dei piccoli scherzi che ci divertivano.
Gioca…sorridi…pensami…prega per me
Lascia che il mio nome sia la parola familiare che è sempre stata.
Lascia che venga pronunciato con naturalezza, senza che in esso vi sia lo spettro di un’ombra
La vita ha il significato che ha sempre avuto. E’ la stessa di prima. Esiste una continuità mai spezzata.
Che cos’è la morte se non un incidente insignificante?
Dovrei essere dimenticato solo perché non mi si vede?
E’ un intervallo, sto solo sorridendoti, da qualche parte molto vicino, proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene.
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SE CONOSCESSI..
Se conoscessi il mistero immenso del Cielo dove ora vivo, questi orizzonti senza fine, questa luce che tutto investe e penetra, non piangeresti se mi ami.
Sono ormai assorbito nell’incanto di Dio, nella sua sconfinata bellezza…
Le cose di un tempo sono così piccole al confronto!
Mi è rimasto l’amore di te, una tenerezza dilatata che tu neppure immagini.
Vivo in una gioia purissima.
Nelle angustie del tempo, pensa a questa casa dove un giorno saremo riuniti oltre la morte, dissetati alla fonte inestinguibile della gioia e dell’amore infinito.
Non piangere, se veramente mi ami…
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“Ogni tanto mi sorprendo a fantasticare sulla vita eterna e a immaginare come sarà e allora mi pare di scoprire il segreto che sta dietro questo enigma: immagino che l’uomo subito dopo la sua morte si incontri con Dio, e che entrambi si abbraccino, scoppiando in una grande risata…poichè tutti e due in quel momento scoprono che era così semplice e così bello e che hanno giocato bene il loro gioco e che questo gioco era degno di essere giocato.” (Parazzoli)
SE MUOIO…
“Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura,
che tu possa risvegliare la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud alzare i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suonare la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.
E’ una casa così grande, l’assenza,
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.
E’ una casa così trasparente, l’assenza,
che senza vita io ti vedrò vivere
e se soffri, amore mio, morirò nuovamente.”
(poeta sconosciuto)
Di che sei vivo, fratello nostro
dimmi che la morte è stata vinta!
E sulla tenebra del nostro lutto
risplenda luminosa la speranza.
No, non sei morto, fratello;
vivi nel Signore che è vita:
sì, lo crediamo;
lo ha detto Lui che da morte è risorto.
Solo per un poco ci lasci in pianto;
questa nostra vita è come un soffio:
ma tu ci attendi oltre la tomba,
ci attendi nella luce del Signore.
Dimmi che la fede ti ha salvato;
che la sua parola non t’ha deluso;
dì che il dolore è solo via:
la meta è il Signore, gioia pura.
(Don Gianni Dolci, parroco di Verceia – Sondrio)