Archivi del mese: marzo 2023

“LA SPERANZA DISTRUGGE OGNI PESSIMISMO. UN FIORE PUO’ SBOCCIARE

NEL CUORE STESSO DÌ UNA SPINA”.  (Un eremita)

I cinque rimpianti più grandi di ammalati terminali:

  • Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele ai  miei principi e non quella che gli altri si aspettavano da me.
  • Vorrei non aver lavorato tanto.
  • Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.
  • Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici.
  • Vorrei aver permesso a me stesso di essere più felice
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MEDITAZIONE per la domenica del 19 marzo (Gv.9, 1 – 41)

Diceva Einstein: “I pregiudizi sono il ragionamento degli stupidi”. Diceva San Padre Pio: “La paura è la maledizione del mondo”. Queste due considerazioni si sono affacciate alla mia mente dopo aver letto il brano di vangelo di oggi.  Come dire che “pregiudizi” e “paura” ostacolano l’accesso alla verità e quindi alll’incontro con Gesù.

Proprio come risulta da una attenta lettura del brano. C’è un fatto –  la guarigione “miracolosa” di un cieco dalla nascita – operato da Gesù in giorno di sabato, cosa proibita dalla “legge mosaica”.

Di fronte a questo “fatto” ecco le reazioni istintive di chi era presente. Ma andiamo per gradi.

I primi affetti dalla sindrome del pregiudizio sono proprio  i più intimi di Gesù al quale rivolgono la domanda: “Chi ha peccato per aver avuto questa disgrazia, lui o altri?”. E Gesù, nella sua risposta, alza subito il livello del discorso: “Nessuno ha peccato, ma la cecità di quest’uomo è in funzione del  dare gloria a  Dio per quello che sto per fare”. E c’è da scommettere se i suoi “intimi”abbiano capito la risposta e l’abbiano meditata in silenzio, oppure se ne siano stati zitti per evitare di fare una figura peggiore.

Dopo i suoi tocca alla gente comune che, avendo conosciuto il tizio cieco dalla nascita e poi curiosamente miracolato, non si capacitano del fatto e intraprendono il percorso delle spiegazioni, delle congetture. Questa è la sorte di chi cerca o pretende spiegazioni  prima di tuffarsi gioiosamente nell’oceano accogliente della fede.

Tocca poi agli intellettuali, agli integralisti, agli osservanti scrupolosi della legge ai quali viene condotto l’ex cieco per cercare di dirimere la questione. E qui scopriamo due fazioni, la fazione di quelli che sostengono: “Quest’uomo (Gesù) non è da Dio perché non osserva il sabato” e quella di coloro che sostengono: “Come può uno  che è peccatore (= che non è da Dio) compiere tali segni?”.

Mettono in mezzo il malcapitato domandandogli seccamente il suo parere sull’accaduto: “Secondo te chi è che ti ha fatto questo?”. Alla sua risposta altrettanto secca: “Un profeta” le due fazioni si uniscono e chiedono un confronto con i genitori. E qui assistiamo al  divertente botta e risposta tra i farisei e i genitori: “Chiedetelo a lui cosa gli è capitato. Noi sappiamo soltanto che è nato cieco e adesso ci vede e non sappiamo neppure chi è colui che gli ha fatto questo”.

Si chiamano fuori dalla vicenda, i genitori, per paura di venire giudicati antimosaici.

Allora i farisei convocano ancora il malcapitato fortunato e lo mettono alle corde con minacce serie. E questo è il battibecco più gustoso della vicenda, il battibecco tra chi è arroccato sulla torre delle sue opinioni (pregiudizi) e chi è tranquillamente stabile sulla certezza dei fatti: “O dici che chi ti ha fatto questo è in peccatore oppure (…). Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?”.

La risposta del neo-vedente è secca e ironica: “Ve l’ho già detto e voi non mi avete dato ascolto: Perchè volete sentirlo ancora? Volete anche voi diventare suoi discepoli?”. A questo punto i farisei si adirano, ingiuriano il malcapitato e lo cacciano fuori.

Paradossalmente parlando, lo cacciano fuori dalle loro beghe, dai loro pregiudizi, dalle loro paturnie, dalle loro ideologie, dalla loro cecità… da tutto quello, insomma, che impedisce l’accesso a Gesù.

E l’accesso a Gesù, l’incontro vero,  avviene paradossalmente anche per coloro che lo riconoscono a posteriori. Come è successo al neo-vedente nel primo incontro e  che ora si imbatte una seconda volta con Gesù che lo aveva miracolato in incognito e si fa riconoscere: “Credi tu nel Figlio dell’Uomo?”. “Chi è Signore perché io creda in Lui?”. “Lo hai già visto: è colui che parla con te”. “Credo, Signore”,  disse e si prostrò davanti a lui.

Ma non finisce qui, perché i farisei che avevano udito questo scambio di battute tra Gesù e il neo-vedente lo incalzano ancora: “Siamo forse ciechi anche noi?”. E Gesù taglia corto e li spiazza con i suoi soliti ragionamenti paradossali.

C’è da sospettare che i farisei siano rimasti senza parole e con le pive nel sacco.

Rischioso mettersi a voler competere o battibeccare con Gesù, molto meglio e redditizio prostrarsi in ginocchio, anche senza dirgli niente, ma con lo stupore nel cuore e le lacrime agli occhi. E’ questa la fede più gradita a Gesù anche perché Egli riconosce in essa la generosità infinita del Padre suo e… nostro.

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