Archivi del mese: aprile 2018

SPIRITUALITÀ D’ADOLESCENTE

SPIRITUALITA’ DI ADOLESCENTE

 

Volevo scriverti una lettera, ma non sapevo dove spedirla.

Volevo telefonarti, ma non sapevo il tuo numero.

Volevo venirti a trovare, ma mi sembravi troppo lontano.

Mi sentivo solo e abbandonato… cominciai a pregare.

Facendolo, mi resi subito conto che tu eri lì, vicino a me.

 

Da quel momento capii che Dio è sempre presente in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, basta chiamarlo ed avere fiducia in lui. E’ forse questa stessa potenza che non mi fa avere talvolta tanta fiducia nella chiesa e nei sacerdoti. Questa scarsa fiducia non intacca però neanche minimamente il mio lato spirituale. Anzi è proprio lo spirito che mi aiuta ad andare avanti quando mi sento fermo.

Parlando con Dio si possono affrontare discorsi che spesso risultano monologhi, ma che con un’altra persona non si potrebbero fare.

Secondo me il grado di religiosità di una persona non si misura solamente in base a quante volte si va in chiesa, ma dal grado spirituale che un individuo ha e da come si comporta con gli altri… se è egoista, se è altruista, se è premuroso, se sa rendersi utile agli altri…

 

(Questo brano (del quale conservo la copia autografa) è di Walter Spadoni, un mio alunno diciottenne scomparso in un incidente stradale  nel 1988 e porta la data del 24.7.1988)

 

 

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MA PERCHE’ ALZARE LA VOCE?

         QUANDO SI URLA… I CUORI SI ALLONTANANO!

Un giorno Meher Baba rivolse ai suoi uomini questa domanda: “Perché le perone gridano quando sono arrabbiate”? Ci pensarono qualche istante: “Perché perdiamo la calma” – disse uno di loro – “Per questo gridiamo”. “Ma perché gridare quando l’altra persona ti sta accanto”? – chiese Baba – “Non le puoi parlare a bassa voce? Perché urli ad una persona quando sei arrabbiato”? Gli uomini diedero altre risposte, ma nessuna di esse soddisfaceva Baba.

Alla fine spiegò: “Quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire la distanza devono urlare per potersi sentire.  Più arrabbiate sono, più dovranno gridare per ascoltarsi attraverso questa grande distanza”. Poi chiese: “Che cosa succede quando due persone si innamorano? Non gridano, ma parlano dolcemente. Perché? I loro cuori sono molto vicini. La distanza tra di loro è molto piccola”. Poi continuò: “Quando si innamorano sempre di più, che succede?  Non parlano, ma sussurrano e si rivolgono ancora di più al loro amore. Alla fine non avranno nemmeno bisogno di sussurrare, si guarderanno e basta”.

Ed  infine Baba disse: “Quando discutete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che aumentino la distanza, arriverà un giorno in cui sarà così tanta la distanza che non riuscirete più a trovare la strada del ritorno”.

 

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GUARDA UN PO’ CHE CI RIGUARDA…TUTTI

“QUANDO L’UOMO SI OSTINA

A VOLER CAMBIARE QULCOSA

NEGLI ALTRI, E’ QUALCOSA

IN SE STESSO CHE DEVE  CAMBIARE.

L’ACQUA NON SI PREOCCUPA

DI CAMBIARE LA FORMA

DEL RECIPIENTE CHE LA CONTIENE.”

                             (Sandro Montanari)

 

“LA RELAZIONE CON GLI ALTRI E’ COME

LA CUCINA. IN OGNI PIETANZA OGNUNO

TROVA QUELLO CHE CI METTE.”

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MEDITAZIONE…

                       COMMENTO OMILETICO (domenica 15 aprile: Lc. 24, 35 – 38)

 

BENEDIZIONE INIZIALE:

 

   Nell’accingerci a celebrare questi santi misteri, ti chiediamo da subito, o Signore, di farci attenti a quanto vorrai insegnarci oggi, cosicché non ci perdiamo dietro ai nostri vacui pensieri con il rischio di perdere anche la nostra anima.

 

MEDITAZIONE:

    In questo brevissimo brano di vangelo, si può dire che è contenuta tutta la annosa questione del rapporto tra ragione e fede

  Infatti, non appena letto il brano della liturgia  di oggi , mi sono ritornate alla mente due espressioni, una proveniente dalla cultura umanistico-psicologica e l’altra dalla spiritualità. Eccole entrambe: “Il modo in cui scegliamo di vedere il mondo crea il mondo che vediamo” e “Dio delude sempre chi se lo immagina a modo suo”.

   Senza stare troppo a “pensare” come mai queste libere associazioni avessero stimolato la mia mente, sono passato subito a ricordare quanto una della acquisizioni della scienza psicologica sia diventata universalmente riconosciuta e cioè quanto il “pensiero” che ci si fa di un evento  (l’interpretazione di un evento) possa influenzare addirittura uno stato emotivo e poi, di conseguenza, il comportamento susseguente.

   Quando si “pensava” che la terra fosse una tavola piatta, ecco la paura pronta a bloccare viaggi oltre le “colonne d’Ercole”…

   Un’altra considerazione: mi impressiona sempre quanto certe persone troppo attaccate alle proprie idee si meraviglino (e talora si  indispettiscano) di fronte ad  altre persone altrettanto attaccate alla proprie!    

   Più o meno dovette essere accaduto questo agli Apostoli, quel giorno dopo la Risurrezione, quando si trovarono davanti Gesù in carne e ossa dopo averlo visto morto. “Sconvolti e pieni di paura” scrive l’evangelista Luca.

   Ma quale “pensiero” soggiaceva allora a queste emozioni di spavento? Quali idee avevano in testa capaci di ostacolare l’accettazione di una realtà che avevano davanti ai loro occhi? Facile la risposta.

   “Non credo ai miei occhi”… sarebbe stata forse l’esclamazione più consona alla spiritualità del momento… ed invece… “Oddio, un fantasma!”

   Ed allora cosa insegna a noi oggi questo “evento” unico e che, come tale, diventa indicativo dell’unico modo di relazionarsi con le “strategie” misteriose di Dio?

   Insegna soprattutto una cosa semplicissima, quella di non pensare troppo (patologia dell’uomo post-illuminista ubriacato dal suo stesso pensare…) e di contemplare di più.

   Insegna  a verificare con umiltà la veridicità di quel che si pensa, insegna a non fidarsi troppo della propria intelligenza razionale.

Insegna quindi a  vivere il momento degli eventi a mente libera, pacificata (Gesù infatti, non appena apparso in mezzo ai suoi, li saluta con quel “pace”… che tradotto per noi equivale a “tranquilli”), senza appesantirla di sospetti, paure, turbamenti, congetture, interpretazioni…

   Il modo di agire di Dio non delude mai, non spaventa, non impaurisce… a meno che noi lo si “pensi” capace di ciò!

   Gesù, che ha imparato tutto dal Padre, fa altrettanto in versione umana ed è capace solo di dare la quiete del cuore, la pace dell’anima, l’igiene e la pulizia della mente… e talvolta anche la salute del corpo.

   Se veramente si vuole applicare alla quotidianità questo insegnamento, occorre ascoltare più attentamente le parole di Gesù anziché il frastuono autocompiacente del proprio pomposo pensare.

   Senza dire dei pregiudizi che spesso e volentieri rifiutano, negano o addirittura uccidono la verità.

   Ricordava Einstein: “E’ più facile dividere un atomo che distruggere un pregiudizio”

 

PREGHIERA DEI FEDELI:

 

Ti preghiamo, o Signore, per il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi perché, nella loro testimonianza, privilegino sempre la Tua Parola rispetto alle loro idee. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per tutte le persone consacrate alla causa del Tuo Regno perché, pur nel rispetto del loro carisma, diano sempre la precedenza alla Tua Parola sulle loro intuizioni pastorali. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per tutti i fedeli laici così spesso tentati dalla autoreferenzialità del loro pensare, cosicché si rendano conto di quali rischi corrono allontanandosi da Te. Ascoltaci, o Signore.

Ti preghiamo, o Signore, per l’uomo d’oggi così confuso e stordito dalle opinioni e dalle filosofie deboli cosicché riesca presto a riconoscere che oltre alla intelligenza razionale esiste anche la intelligenza spirituale e, grazie a questa, avverta il fascino della Verità e possa convertirsi per la salvezza. Ascoltaci, o Signore.

 

BENEDIZIONE FINALE :

 

Ti ringraziamo, o Signore, per averci nutriti con la Tua Santa Parola e con la Tua Santa Eucaristia e ti chiediamo di tenerci sempre bene aperti gli occhi dell’anima per vedere le tue meraviglie non lasciando che le nostre idee e il nostro povero pensare possano allontanarci da Te.

 

 

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RIFLETTENDO BENE…

  • Semina un pensiero, raccogli un’azione.

Semina un’azione, raccogli un’abitudine.

Semina un’abitudine, raccogli un carattere.

Semina un carattere, raccogli un destino.

 

          NOI SIAMO QUELLO CHE FACCIAMO SPESSO.

          LA PERFEZIONE NON E’ AZIONE, MA REGOLA.

————————————————            (ARISTOTILE)

 

 

“CI SONO PERSONE COSI’ POVERE, 

CHE L’UNICA COSA CHE HANNO SONO I SOLDI” (Madre Teresa di Calcutta)

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Chissà se conviene l’ansia…

CONVIENE ESSERE ANSIOSI?

C’era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi. Era ancora nell’ uovo e si tormentava: “Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?”

Fugò questi timori, ma altri lo assalirono, mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo. “Le mie ali mi proteggeranno? Mi spiaccicherò al suolo… Chi mi riporterà quassù?”

Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare: “Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?”.

Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava: “Le uova saranno protette?  Potrebbe cadere un fulmine sull’albero e incenerire tutta la mia famiglia… E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?”

Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: “Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?”

Poi, un giorno, sotto l’albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse: “Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai… eppure il Padre nostro che è in cielo li nutre!”.

Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva tutto… E non se n’era mai accorto! (B. Ferrero)

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