CULTURA DELLA PAURA E CULTURA DELLA GIOIA
Nella letteratura delle scienze umanistiche la parola “carezza” sta a significare tutto quanto sa di lode, di complimento, di felicitazione, di gratificazione e quanto sia benefico dare soddisfazione ai bisogni primordiali di ogni essere umano:
- Il bisogno di stimoli
- Il bisogno di contatto
- Il bisogno di riconoscimento
- Il bisogno di riconoscimento dell’identità sessuale
- Il bisogno di indipendenza
- Il bisogno di struttura del tempo
In una parola, sta a significare quanto sia benefico dare soddisfazione quotidiana al bisogno di dare e ricevere amore. Cosa che invece viene, più o meno coscientemente, ostacolata da quella che si potrebbe definire la “cultura della paura”.
La cultura della paura è caratterizzata da queste ingiunzioni:
- Non accettare carezze (“Perché non si sai mai cosa c’è sotto.”)
- Non dare carezze (“Perché potresti essere frainteso.”)
- Non chiedere carezze (“Perché tu non hai bisogno di nessuno!”)
- Non darti carezze (“Perché ti crogioli nell’autocompiacimento.”)
- Non rifiutare carezze tossiche (“In fondo me lo merito qualche schiaffo.”)
La cultura della gioia è caratterizzata invece dalla cancellazione di tutti i NON:
- Accettare carezze (“Mi piacciono.”)
- Dare carezze (“Fanno stare bene chi le riceve e chi le fa.”)
- Chiedere carezze (“Non mi vergogno di dire i miei bisogni.”)
- Darsi carezze (“Sono OK e non sono niente male.”)
- Rifiutare carezze tossiche (“Mi fanno star male.”)
“La terra è un paradiso, l’inferno è non accorgersene”. (Jorge Luis Borges)
“Dio ci chiederà conto di tutti quei piaceri leciti di cui non abbiamo saputo godere”. (Talmud)
“Ho sofferto tante disgrazie nella vita… che non mi sono mai accadute”. (Twain)
“Sono talmente abituato ad essere teso che quando sono calmo mi sento nervoso”. (Anonimo nervoso)
—————————————————————————————————