Meglio ascoltare con calma… piuttosto che leggere con attenzione!

                                                            DIO IN CARRIERA…

            (ovvero quando e perchè la carriera di Dio diventa strategia educativa dell’umanità)

 

   Proprio così, anche Dio ha fatto carriera, almeno ragionando con categorie e schemi umani e pertanto antropomorficamente proiettive e al netto del grosso  limite del linguaggio umano.

   Tutto ebbe inizio quando, paradossalmente parlando, non esisteva ancora un inizio…; tutto ebbe inizio quando L’Eterno (cioè il “nunc”…l’essere, il presente e basta) ebbe la fantasia di creare il Tempo (cioè il “nunc fluens” … il presente che fluisce, il divenire).

   Da qui l’essere cominciò a diluirsi, a snodarsi in un divenire fatto di secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni, decenni, secoli, millenni tutti già ordinatamente presenti e messi in fila, uno rigorosamente dietro l’altro, in quel nucleo originario (In principio era il Verbo…).

   E da qui ebbe inizio anche la carriera di Dio alle prese con il problema dell’educazione “religiosa” dell’umanità. Ai primi uomini (anche Lui era alle prime armi…) si presentò (rivelò) semplicemente come Creatore consegnando alla coppia fresca di creato i fondamentali per una vita decente e saggia.

   Il Creatore si limitò a dare ad Adamo ed Eva due semplicissime ed elementari regole di vita: operare e fare il bene ed evitare assolutamente di fare e commettere il male.

   Il Creatore non dette molte indicazioni applicative per queste due semplici regolette, perché ebbe estrema fiducia nella intelligenza della sua creatura.  E sappiamo come è andata a finire. E’ andata a finire che, cedendo alla subdola insinuazione dello specialista del male, la creatura credette che si potesse fare anche il male… a condizione di farlo bene, magari senza dare troppo nell’ occhio al Creatore.

  “ Originale” come idea! Così ebbe inizio… l’inizio della fine che continuerà disastrosamente fino alla fine dei secoli.

   Ad un certo punto il Creatore si dovette rendere conto che due regole erano poche, troppo poche e fu allora che decise di salire al secondo livello di carriera presentandosi alla sua creatura non solo come Dio Creatore, ma anche  come Dio Legislatore.

   Le due regolette vennero così spalmate e precisate nei dieci regole essenziali, i comandamenti appunto. Siamo all’ epoca di Mosè. Ma sembrò non bastare ancora…  

   La carriera dell’Eterno che iniziò con il rivelarsi come Creatore e poi come Dio,  finì con l’ arrivare al suo livello più alto. Dal cuore dell’Eterno venne enucleandosi la rivelazione estrema dell’essenza del suo essere Creatore e Dio, venne raggiunto il livello ultimo della carriera, quello della paternità.

   Il Dio Creatore, il Dio Legislatore si rivelò come Dio Padre, il Padre… Ed è qui che prese vita, nel tempo, la stupenda avventura della Sua Incarnazione (E il Verbo si fece Carne).

   Una avventura curata nei suoi minimi particolari, con un estremo rispetto per la libertà di tutti i soggetti umani a diverso titolo chiamati in causa.

   E il mistero si espande in luminosità oscurando la lucidità del pensare, scompigliando i sentimenti del cuore ed abbagliando i medesimi sensi dell’anima.

    Mi chiedo, allora, cosa si possa imparare noi oggi, nel suo insieme,  da questa strategia educativa dell’umanità operata dal Creatore Dio Padre: forse imparare a  comportarci come Lui quando siamo alle prese con i problemi educativi? Forse imparare a chiedergli di darci una mano visto che già siamo nelle Sue mani, anziché cadere nelle sabbie mobili della delusione e dello sconforto? Forse imparare a metterci bene in testa che l’arroganza di crederci dei padreterni è l’anticamera dell’ateismo pratico? E magari ficcarci bene in testa che quand’ anche si diventasse padri, si rimane sempre figli perchè ontologicamente si nasce tali. O forse semplicemente di imparare a convincerci di avere pazienza, quando le cose non vanno come vorremmo noi, perché “i suoi tempi non sono i nostri”?

   Oppure semplicemente e, in sintesi,  di imparare a fidarci di Lui in tutto e per tutto e basta?  Fidarci di Lui a fondo perduto senza tentennamenti e sospetti? Sperare che tutto alla fine andrà comunque bene perché il futuro è al sicuro?  Amarlo (e amare i propri simili) con tutte le nostre forze,  con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra l’anima?

   Tutto qua, sembra, e sembra anche paradossale e curioso sottolineare che quello che dobbiamo o dovremmo imparare, cioè ad avere fede, speranza e carità, avvenga per dono Suo. Come dire che se l’umanità intende raggiungere il traguardo massimo della carriera non può che avere sempre presente la linea di partenza… come fanno gli atleti del canottaggio che raggiungono il traguardo proprio perché non perdono di vista da dove sono partiti.

   Curioso e rassicurante che si debba imparare ad aver fede, speranza e carità grazie al dono che Lui ci fa, gratuitamente, di queste tre virtù. Il curioso cerchio della salvezza che si chiude.

    Cerchio che ebbe inizio con Adamo ed Eva con due semplici regole di vita, diventate poi dieci con Mosè per confluire in una sola regola con Gesù: amare.

   A questo punto non ci resta che scegliere da che parte stare, perché, come dirà Sant’Agostino: “Ogni uomo è un Adamo, ogni uomo è un Cristo”.

   Scegliere, cioè se mettersi dalla parte dei cercatori di spiegazioni o da quella di buongustai del mistero. La posta in gioco è grossa: credere o non credere, arrendersi a Dio o stare in tensione se farlo o meno.

  “Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccarne il fondo, come ci gettiamo nell’acqua certi che essa si aprirà sotto di noi. (…) . Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere, per poterle capire?”. (Jan Dobraczynski, LE LETTERE DI NICODEMO)

   Credere è comunque  un dono da non lasciarci scappare: “Se Dio non c’è ed io non ho creduto in Lui, ho perso poco. Ma se Dio c’è e voi non avete creduto in Lui, avete perso tutto”. (Blaise Pascal, 1623 – 1662)

   In sintesi: il Creatore Dio Padre ci ha creati a sua immagine e somiglianza e ciò vuol dire che dentro di noi c’è un po’ di Lui:

  • Come Creatore ci ha donato di essere “ creativi”… e nulla più!
  • Come Dio ci ha donato il nostro “io”… ma guai a metterci davanti la lettera D!
  • Come Padre ci ha donato di essere “padri”… ma non padreterni!

   Aggiungo questa ultima considerazione riguardo all’ uso pedagogico della carriera strategico – educativa di Dio. E’ una considerazione che mi è rimbalzata a galla dagli abissi della memoria come fanno gli gnocchi in ebollizione che balzano in superficie inviando il messaggio che sono pronti all’ uso.

   La carriera strategico – pedagogica di Dio non è certamente autoreferenziale, ma soavemente e decisamente sbilanciata a totale favore dell’umanità.

   Ed attingo, a questo proposito,  a quanto scritto da Sant’ Ignazio di Antiochia: “Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è”. (S. Ignazio di Antiochia, 35 – 107 d.C.)

  Quindi, il “dire”, il “fare”, “l’ essere” diventano i verbi, quindi le azioni di ogni strategia educativa. Il “dire” evoca l’insegnamento, la spiegazione, l’ammonimento, il ragionamento, la catechesi (senza ossessione o accanimento), il “fare” indica l’esempio, l’esempio coerente (senza ostentazione tediosa), “l’essere” indica la presenza più silente che loquace…

   Il tutto in sapiente successione di fasi o in contemporaneità, a seconda delle situazioni. E già che ci siamo, ecco la considerazione conclusiva riassunta con “Parola” (il dire di Dio), “Carne” (il fare di Dio) “Pane” (l’essere di Dio).

  E’ per questo che l’Eucaristia assurge a fonte e culmine (fons et culmen) di tutto. E’ nell’ Eucaristia che termina la carriera di Dio. Ed è dall’ Eucaristia che può iniziare la nostra per assimilarci a Lui.

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