MA QUALE DIRITTO?

                                       A PROPOSITO DI ABORTO DIRITTO E ABORTO DELITTO

                                                                 (due considerazioni)

                     “Meglio essere padroni dei propri silenzi, che schiavi delle proprie idee”.

   Sembra infatti essere questa una delle dinamiche inconsce degli “abortisti”, la dinamica di diventare schiavi delle idee partorite, senza troppe doglie, dalla propria mente. Ma andiamo per gradi.

1)  L’area culturale che inneggia al “diritto di abortire” dovrebbe venire bonificata dalla tossicità ideologica dalla quale è infestata e devastata..

   La  dialettica “diritti – doveri” è una sorta di curiosa parodia di realtà ben più profonde e reali non percepibili da menti refrattarie a considerare il “mistero” (scientifico o spirituale che sia…) come categoria di pensiero… Ci vuole tutta una vita, infatti, per capire che non si può capire tutto… asseriva Confucio.

   Al punto che lo stesso Einstein affermava: “Chi non accetta il misero non è degno dio vivere” e “I pregiudizi sono il ragionamento degli stupidi”.

   Questa patologia autoreferenziale del narcisismo ideologico sta mostrando la corda, ma non se ne accorgono purtroppo coloro che ne sono affetti.

   Il narcisismo ideologico è questo. Uno si fa una idea, se ne innamora e vi si affoga dentro…

Comprensibile innamorarsi di una propria idea, (di una  propria immagine), ma da li a “sposarla” frettolosamente ce ne corre…

   Sostenere che abortire è un diritto equivale a sostenere che uccidere è un diritto. Abortire è un “delitto”, oltre tutto perpetrato contro l’innocente indifeso e ignorando l’eventuale partner…

  2)  Che bello, paradossalmente parlando, quando “sbagliare” era una eventualità, una libera scelta dovuta purtroppo alla fragilità costituzionale della creatura umana (almeno così si deduce dal dissesto originario operato dalla scelta individuale di Eva – in contesto di relazione –  di desiderare di “avere” quanto le era apparso gradevole e attraente).

   E se il desiderio di avere nascondesse il bisogno di essere quello che si desidera avere… essere cioè “attraenti, gradevoli” nella relazione con il proprio Adamo? Ma questa è un’altra storia…

   Se operare il male è un diritto, quale è  il dovere che potrebbe fargli da contrappeso?  Il “desiderio” che diventa un “diritto” attiene a quella dinamica definita “infantile” da tutta la letteratura psicologica seria e sana.

  Vero è che se non si diventerà “come bambini” non si entrerà nel Regno dei Cieli, ma “come bambini”…  non “come bambini capricciosi”.

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