PENSIAMOCI SU’…

TUTTA COLPA DEGLI ALTRI… TUTTA COLPA TUA….

             (né l’una, né l’altra…. consapevolezza)

“Provo un senso di rabbia contro tutto e contro tutti, un senso di oppressione. E’ da quando sono nato che subisco ingiustizie e umiliazioni. Chiedo giustizia e che mi sia reso quanto mi è stato tolto e che vengano riconosciuti gli errori commessi nei miei confronti. Infatti…

Amavo il sole e la vita: fui accecato e rinchiuso.

Amavo una donna: fui da lei tradito e umiliato dal suo lui.

Amavo la libertà di pensiero: fui catechizzato.

Amavo la comprensione: fui respinto.

Amavo il rispetto: fui offeso.

Amavo la spontaneità: fui deriso.

Amavo l’allegria: fui biasimato.

Amavo donare: fui frainteso.

Amavo il mio corpo: fui svergognato.

Amavo la mia anima: fui lapidato.

Amavo me stesso: fui spersonalizzato.”

Ora fai bene attenzione. Nulla ti può essere reso  perché nessuno ti ha tolto nulla. Quel senso di oppressione che avverti è il peso delle “tue” colpe. Sei colpevole per aver odiato l’uomo e per esserti ribellato alle sue leggi”:

Colpevole per non esserti assoggettato alle leggi

Colpevole per non aver saputo rinunciare alla donna proibita e ucciso il tuo rivale.

Colpevole per non aver riconosciuto il bene più prezioso dell’uomo: la ragione.

Colpevole per non aver compreso ed aver peccato di superbia.

Colpevole per aver cercato accondiscendenza ed esserti creduto degno maggior rispetto.

Colpevole per non aver imparato a riconoscere e controllare la tua intimità.

Colpevole per aver reagito con ironica semplicità e con presunzione.

Colpevole per aver dato amore solo a chi ti ricambiava amore.

Colpevole per non esserti assoggettato ai “costumi” degli altri.

Colpevole per esserti eletto come unico depositario di verità.

Colpevole per esserti posto al centro dell’universo.”

“Quel senso di oppressione che ora ti prende per te stesso, può svanire attraverso la consapevolezza della tua interiorità, dove avviene la lotta tra bene e male, tra paure e desideri. Certe paure infatti si vestono di rabbia accusatoria e nascondono sottili desideri negativi. Riconosci la tua tenebra ed essa svanirà. Riconosci il male presente in te, ma senza trattenerlo. Se il tuo animo percepisce  questo male come un pesante fardello, potrà anche percepire la possibilità di percorrere la strada della consapevolezza consistente nel trasformare quel male in bene.

Questo comporta però umiltà e sincerità. Soltanto la rinuncia alla follia e alla ignoranza può aprire le porte al tuo divenire.

Soltanto la rinuncia alla accuse (i primi undici punti) e alle autoaccuse (i secondi undici punti) può aprire la via alla consapevolezza di poter essere, senza vergognarsene, accusato e accusatore, oppresso e oppressore, innocente e colpevole…

Le sofferenze dell’uomo null’altro sono che il disconoscimento del male che egli trattiene entro se stesso.

La serenità null’altro è che la consapevolezza di questo male… senza volontà di trattenerlo. Ad esempio…..

Perché non ammetti che avresti voluto essere padrone del mondo?

Perché non ammetti che avresti voluto fare per sempre tua la donna e sottrarre a lui quel potere conquistato a fatica?

Perché non ammetti che avresti voluto tu catechizzare gli altri secondo il tuo punto di vista?

Perché non ammetti che era la tua esigenza quella di sentirti amato e compreso?

Perché non ammetti che avresti voluto trovarti su di un trono ed avere degna riverenza dai tuoi sudditi?

Perché non ammetti che avresti voluto che nessuno ti ostacolasse?

Perché non ammetti che l’allegria ti serviva per sfuggire ai dolori e alle responsabilità?

Perché non ammetti che volevi godere della riconoscenza degli altri?

Perché non ammetti che il tuo era un compiacimento bell’e buono?

Perché non ammetti di non aver fatto nulla per conoscerti veramente?

Perché non ammetti che avresti voluto fare solamente ciò che ti risultava gradito?”

Tratto da L’ANIMA, L’UOMO E IL VIAGGIO SENZA RITORNO di Giandomenico Fiandri (ed.  L. Reverdito, 1986) e rielaborata sinteticissimamente da Gigi Avanti.

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