Le mani di mio PADRE… e le labbra di mia MADRE…
“A casa mia la religione non aveva nessun carattere solenne: ci limitavamo a recitare quotidianamente le preghiere della sera tutti insieme.
Però c’era un particolare che mi ricordo bene e me lo terrò a mente finché vivrò: le orazioni erano intonate da mia sorella e, poiché per noi bambini erano troppo lunghe, capitava spesso che la nostra “diaconessa” accelerasse il ritmo e si ingarbugliava saltando le parole, finché mio padre interveniva intimandole di ricominciare da capo.
Imparai allora che con Dio bisogna parlare adagio, con serietà e delicatezza. Mi rimase vivamente scolpita nella memoria anche la posizione che prendeva mio padre in quei momenti di preghiera. Egli tornava stanco dal lavoro dei campi e dopo cena si inginocchiava per terra, appoggiava i gomiti su una sedia e la testa tra le mani, senza guardarci, senza fare un movimento né dare il minimo segno d’impazienza.
E io pensavo: mio padre, che è così forte, che governa la casa, che guida i buoi, che non si piega davanti al sindaco, ai ricchi e ai malvagi… mio padre davanti a Dio diventa come un bambino.
Come cambia aspetto quando si mette a parlare con Lui! Deve essere molto grande Dio, se mio padre gli si inginocchia davanti! Ma deve essere anche molto buono se gli si può parlare senza cambiare il vestito.
Al contrario non vidi mai mia madre inginocchiata. Era troppo stanca, la sera, per farlo… Si sedeva in mezzo a noi, tenendo in braccio il più piccolo. Indossava un vestito nero che le scendeva fino ai tacchi, e lasciava andare i capelli in disordine giù per le spalle. Recitava anche lei le orazioni dal principio alla fine e non smetteva un attimo di guardarci, uno dopo l’altro, soffermando più a lungo lo sguardo sui più piccoli. Non fiatava nemmeno se lo sguardo sui più piccoli la molestavano, nemmeno se infuriava la tempesta sulla casa o il gatto combinava qualche malanno.
E io pensavo. Deve essere molto semplice Dio se gli si può parlare tenendo un bambino in braccio e vestendo il grembiule. E deve essere anche una persona molto importante se mia madre quando gli parla non fa caso né al gatto né al temporale.
Le mani di mio padre e le mani di mia madre m’insegnarono, di Dio, molto più che il catechismo.
(Padre Aimè Duval)
“Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è”.
(S. Ignazio di Antiochia)