Grazie a chi aiuta…

                                                        FIUMI DI PAROLE

                                               (Mercedes Indri De Carli – Roma)

Ho sempre tenuto caro l’insegnamento del mio maestro, Aldo Carotenuto, che nella sua vasta produzione scientifica ha valorizzato in tutti i modi il grande significato della parola, della sua composizione e della sua etimologia. Venire a conoscenza che la parola diavolo viene dal greco dià/ballein, cioè separare, mi ha fatto capire che il male, che il diavolo simbolicamente rappresenta, altro non è che la divisione, la non relazione, ma che in qualche modo è necessario per completare la visione.

Unito alla mia grande passione per l’enigmistica, questo stimolo al gioco di parole sembrava un mero esercizio intellettualistico, un divertente un modo di essere una funambola della lessicalità.

Finché un giorno, in consulenza, mi risuonò in modo veramente assordante, la parola BLOCCO detta dal cliente di turno: bloc… bloc… bloc era quasi onomatopeico!

Sembrava il rumore di una serratura che si chiudeva dopo aver buttato via la chiave, aveva la pesantezza del blocco di cemento, legato al quale i mafiosi buttano giù i cadaveri per non farli riaffiorare.

Ma, improvvisamente, senza che io decidessi ma grazie ad un mio pensiero laterale, mi venne in mente che il blocco era anche il blocco di partenza che serve al centometrista per dare slancio alla partenza.

Come ho proposto questa immagine al cliente, ho osservato la sua espressione cambiare, diventare sorridente, assumere una postura proattiva, dinamica… Come se davvero da morto affossato fosse diventato un atleta pronto a scattare.

Gli ho proposto, tutte le volte che si fosse sentito bloccato, di pensare al centometrista, e caso mai, di scrivere le sue impressioni su un blocco di appunti!!!

In breve la situazione è cambiata e la consulenza è terminata con successo. Ho applicato così, sistematicamente, questa modalità che opera sul qui ed ora, alla consulenza: così il treno che riportava alla mente del cliente il suicidio di suo padre, è diventato il treno che finalmente poteva dire addio alle sue dipendenze.

E un’altra cliente, con improvvisi quanto inspiegabili attacchi di emicrania, dopo aver collegato questi ai suoi problemi di attaccamento a persone che le facevano del male, ha capito che, come gli attacchi di sicurezza degli sci, all’ epoca quella fosse la sua unica via di protezione. Ma adesso poteva darsi il permesso di praticare lo sport degli attacchi (quello delle evoluzioni delle carrozze di un  tempo tirate dai cavalli) e, come un bravo cocchiere, utilizzare gli attacchi per andarsene in una località sicura e in una direzione da lei scelta.

E’ inutile sottolineare che gli attacchi, così come inspiegabilmente (!!!) erano venuti, altrettanto inspiegabilmente (!!!) sono scomparsi.

E un’altra cosa curiosa accadde quando una cliente mi raccontò che per lei era molto penoso che qualcuno sempre e comunque le rubasse il palcoscenico, e che lei era stufa di stare dietro le quinte. E quando io le ho indicato che dietro a quinta c’è sempre la sesta, e che la sesta è contrassegnata dal numero 6, che guarda caso si legge sei, voce del verbo essere, presente indicativo… tu sei!

Potrei dilungarmi in questa esposizione molto a lungo, visto che sono anni che applico questa modalità e l’ho insegnata a tanti allievi che la praticano con successo (modalità proprio consulenziale perché si occupa del qui ed ora), ma mi sono limitata ai casi più pittoreschi.

Quello che invece fino ad ora non sono mai riuscita a capire è come, e seguendo quale percorso mentale, questa procedura potesse essere tanto efficace e duratura.

Vagamente intuivo che ci fosse qualche cosa legato al  rapporto gestaltico figura sfondo, quindi parola contesto, ma non riuscivo a trovare il bandolo della matassa.

Poi, in un periodo al buio per un problema ad un occhio, mi è venuta all’improvviso una luminosa spiegazione. Si sa: “non si vede bene che col cuore, le cose essenziali sono invisibili agli occhi”.

E così mi è apparsa chiara l’immagine iconica della gestalt, quella per intenderci del vaso bianco sullo sfondo nero, ovvero dei due profili neri sullo sfondo bianco.

Ebbene: è impossibile vedere e/e… si può  vedere solo o/o!!! Si può vedere solo o/o perché il nostro cervello non è in grado di vedere le due cose contemporaneamente.

E così funziona con le parole. Se io parlo del blocco del mafioso, non riesco a pensare al blocco di partenza, perché il meccanismo della percezione è lo stesso dell’icona del vaso e dei visi.

E se il consulente rafforza l’immagine del significato-risorsa aiutando il cliente anche a sostituirlo da solo al significato-problema, si noterà in breve tempo come la consulenza possa andare a buon fine,

Provare per credere!!!!

 

Posso soltanto aggiungere un ringraziamento alla Mei (così, familiarmente, era chiamata da noi colleghi consulenti familiari a Roma) per questo suo soave e intelligente articolo… ricordando che al sottoscritto insegnò anche a trasformare le “ferite” in “feritoie” dalle quali guardare oltre… cosa che nel mio doloroso “qui ed ora” mi è di sostegno, di conforto e di speranza. (Gigi Avanti)

  

 

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