PERLE FAVOLOSE…

  LA FIABA DEL CRISTALLO

(di Silvia Benedetti, psicoterapeuta)

 

C’era una volta una famiglia di Cristalli di Rocca perfetti, lisci, levigati, trasparenti. La specialità di ognuno di loro era lasciarsi attraversare dalla luce che ricevevano dall’alto. Avevano una risposta appropriata per ogni tipo di luce: erano perfettamente adattati, ben educati, attenti a non deludere le aspettative. La luce era forte: rifulgevano splendenti come il sole; la luce era debole: la luce era pacata, rispettosa.

Davano in misura di ciò che ricevevano.

Erano ammirati e invidiati da tutti i sassi del reame, con i quali tra l’altro, erano molto attenti a non confondersi.

Questo lo avevano imparato molto presto fin da bambini. Ogni mamma Cristallo infatti raccomandava vivamente di non giocare con i sassi perché questi ultimi avevano un caratteraccio: erano duri e attaccabrighe e se si arrivava allo scontro diretto non avevano niente da perdere… al massimo ne sarebbero usciti un po’ ammaccati, ma tutto lì.

Per i cristalli invece questo rappresentava un vero pericolo: scontrandosi con i sassi rischiavano di perdere la loro levigatura, di diventare imperfetti e brozzoluti, finendo di perdere quella limpidezza che li rendeva così ammirati e splendenti. Ogni buon cristallo era consapevole di ciò per questo se ne viveva tranquillo intrattenendosi  solo con i suoi simili dalle maniere delicate facendo bella mostra d sé.

Ma i guai si sa, possono capitare anche nelle migliori famiglie…

Un giorno, nella dinastia dei Cristalli venne alla luce uno strano Cristallino… Era piccolo e duro… Non era levigato e perfetto come i suoi consanguinei… In più aveva un carattere veramente ribelle.

Non voleva saperne di starsene lì in bella mostra sotto la luce… aveva voglia di giocare, di conoscere il mondo. Era la disperazione dei genitori. Ben presto cominciarono a dirgli: “Sei cattivo e hai il cuore duro” e cercavano in tutti i modi di tenerlo chiuso… ma non era impresa semplice: il Cristallino era una vera peste!!!

Come se non bastasse il Cristallino aveva una vera predilezione per tutti i sassi del reame… più erano malandati, scheggiati, imperfetti (roba da nauseare qualunque buon cristallo) più ai suoi occhi apparivano originali, affascinanti, colorati…

I vecchi saggi Cristalli non facevano altro che ammonirlo dall’alto della loro esperienza: “Ti farai male a forza di essere così ribelle, ti ferirai, ti scheggerai… Ricordati che se anche se sei duro, sei fragile! Adattati alle regole del buon cristallo… A forza di fare di testa tua ti farai male, perderai delle parti di te”.

Ma il Cristallino più cocciuto che mai  continuò imperterrito. E così cominciò a farsi male davvero… Certe volte i sassi avevano veramente il cuore di pietra… E le sassoline poi! Il Cristallino…. Che pene d’amore! Quante lacrime, delusioni, pezzetti di cuore lasciati qua e là… E ogni volta tornava a casa più malconcio…

I suoi simili proprio non riuscivano a capirlo. Del resto da subito era sembrato un po’ strano, più duro degli altri… finché cominciarono a diagnosticargli strane malattie. Ormai era così diverso da tutti gli altri cristalli, loro così lisci e levigati, lui così spigoloso, scheggiato e ferito si sentiva solo e incapace… del resto se si era comportato in quel modo se l’era proprio voluta!!!

Finché un giorno successo uno strano fatto: mentre si aggirava pensoso tra i suoi simili un raggio di sole lo colpì proprio in pieno lì dov’è il cuore e un arcobaleno di colori prese vita da quel Cristallo malconcio…

Ogni ferita dava origine a un colore diverso…

Non era più la luce trasparente che lo attraversava, ma a contatto con il suo cuore la vita si rivelava in tutti i suoi colori.

Per ogni pezzetto di sé che aveva perso nei tanti scontri e nelle delusioni, ora la  luce gli regalava un colore diverso.

 

Viola, come la sofferenza, la tristezza, la paura, il bisogno di chiedersi “perché?”.

Indaco, come l’indecisione, come il non sapere cosa fare.

Blu, come il cielo di notte, come il meditare, come la solitudine.

Verde, come l’erba dei prati che cresce senza che nessuno la coltivi, come le speranze di ricevere gratis.

Giallo, come i campi grano, come il poter raccogliere l’emozione dell’attimo che fugge.

Arancio, come l’ottimismo, come il saper dire “ce la farò”.

Rosso, come la passione, il fuoco che ti scalda, l’amore che tutto dona.

 

Allora il Cristallino s’illuminò e in un attimo comprese che la luce che dà la vita lo aveva amato in modo particolare. Lo aveva fatto nascere tra i cristalli perché essi potessero comprendere che “lasciarsi attraversare” dalla luce è non rischiare niente e non essere liberi, è non vivere: “Per quello che ricevo io dò”.

La vita è un’altra cosa: è scheggiarsi, incontrarsi, ferirsi, rischiare se stessi amando, entrando nel buio di un altro perché la luce poi riveli la vita in te..

Per questo la luce lo aveva amato… Il Cristallino si guardò e si sentì “nuovo”…

Non era più un Cristallo di Rocca: era diventato un meraviglioso Brillante.

 

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