INTUIZIONI…. E TEMPI DI REALIZZAZIONE (ovvero della convenienza di vivere il “presente”, il “qui ed ora”)
(divagazioni ad uso professionale per consulenti familiari… e non)
In una delle sue simpatiche ed impreviste incursioni in casa, il parroco (Don Maurizio Mirilli) della parrocchia a cui appartengo ( Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi a Roma) parlava in termini di “intuizioni” relative ad iniziative pastorali che avrebbero piano piano preso piede e concretezza.
Ciò ha indirizzato il mio “pensare” al rapporto tra “intuizione” e “tempo di realizzazione” ed ha immediatamente sconfinato nell’oltre tempo… del quale, non avendo nessuno esperienza diretta, si può pensare solamente e con estrema cautela in termini analogici.
E’ così che mi è venuto da pensare che “quando” (termine improprio per l’area dell’oltre tempo!) Dio ebbe l’intuizione di creare il mondo e successivamente di farsi Egli stesso Uomo, si trovò alle prese con il problema della realizzazione di tale intuizione… Fu così, forse, che, giocoforza, nacque (creò) il tempo.
Possibile dedurre, quindi, che l’intuizione sta alla sua realizzazione come l’eternità sta al tempo. E ciò suscita delle considerazioni sul tempo tali da poterlo definire come una sorta di eternità diluita nel giorno dopo giorno, una sorta di eternità somministrata con il contagocce e così via, fino ad arrivare a far dire a S.C. Lewis (autore di un gradevole libretto dal titolo LE LETTERE DI BERLICCHE, dove si narra di un diavolo anziano che insegna al nipotino a “tentare” l’uomo in maniera intelligente in modo da farlo comunque cadere in trappola) che “il presente è l’unico punto di contatto tra l’eternità e il tempo”.
Ed argomenta più o meno così, il diavolo anziano: se tu distrai l’uomo dal presente facendolo rammaricare del passato o facendolo preoccupare del futuro, lo indebolisci, lo snervi così da renderlo vulnerabile per tutte le tipologie di peccati…(i sette peccati capitali).
Ne consegue la necessità psico – spirituale (per non cadere in tentazione) di vivere il “presente”, minuto per minuto, di avere una sorta di venerazione per il qui ed ora delle relazioni umane (quali che esse siano, professionali o non).
L’invito a “vivere il qui ed ora” diventa così una sorta di indicazione operativa (e non di rado terapeutica) per non cadere nelle trappole della rammarico o della nostalgia per il passato o nelle sabbie mobili dell’ansia e della troppa preoccupazione per il futuro.
Rammarico ed ansia tolgono ossigeno al presente e minano il benessere esistenziale. Ecco una splendida poesia che ce lo sintetizza.
IO SONO
Mi rammaricavo
del mio passato
e temevo il mio futuro
quando, improvvisamente
il mio Signore parlò:
Il mio nome è IO SONO.
Fece una pausa. Io attesi.
Poi continuò:
Se tu vivi del passato
con i suoi errori
e i suoi dispiaceri
vivi nel dolore.
Io non sono nel passato.
Il mio nome non è IO ERO
Se tu vivi del futuro,
con i suoi problemi
e le sue paure,
vivi nel dolore.
Il non sono nel futuro.
Il mio nome non è IO SARO’.
Se tu vivi questo momento,
vivi nella pace. Io sono nel presente. Il mio nome è IO SONO.
(Helen Mallicoat)
SE TORNASSI A VIVERE…
Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se potendo rinascere
avrei vissuto la vita in maniera diversa.
Lì per lì ho risposto di no, poi ho ripensato un po’ su e…
Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato di meno
e ascoltato di più.
Non avrei rinunciato ad invitare a cena gli amici
soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia
e la fodera del divano era stinta.
Avrei trovato il tempo di ascoltare il nonno
quando rievocava gli anni della sua giovinezza.
Non avrei mai preteso, in un giorno d’estate,
che i finestrini della macchina fossero alzati
perché avevo appena fatta la messa in piega.
Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa
si sciogliesse, dimenticata, nello sgabuzzino.
L’avrei consumata io, a forza di accenderla.
Mi sarei stesa sul prato con i bambini,
senza badare alle macchie d’erba sui vestiti.
Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione
e di più osservando la vita.
Avrei condiviso maggiormente le responsabilità
di mio marito.
Mi sarei messa a letto quando stavo male,
invece di andare febbricitante al lavoro,
quasi che, mancando io, il mondo si sarebbe fermato.
Invece di non vedere l’ora che finissero i nove mesi
di gravidanza, ne avrei amato ogni attimo,
consapevole del fatto che la stupenda cosa
che mi viveva dentro era la mia unica occasione
di collaborare con Dio
alla realizzazione di un miracolo. (Erma Bombeck)
Segnalo, a questo punto, un libro che, letto senza fretta, non farà certamente “perdere tempo”:
Jon Kabat – Zinn, VIVERE MOMENTO PER MOMENTO (Corbaccio)
Mi piace anche segnalare (perdonabile… conflitto d’interessi?) una Scuola di Formazione (SICOF, Scuola Italiana Consulenti Familiari) che, dalla sua fondazione ad opera di Padre Luciano Cupia e Rosalba Fanelli negli anni settanta (O.M.I.) ) ed oggi diretta dalla dott.ssa Marina Piccialuti presso Il Centro LA FAMIGLIA di Via della Pigna 13/A, il cui presidente è Padre Alfredo Feretti (O.M.I.) che ha fatto e fa dell’attenzione a vivere il “qui ed ora” uno dei fiori all’occhiello della sua filosofia di base. L’altro fiore all’occhiello è quello dell’ascolto professionale.
E’ stato anche curato, anni or sono, dagli operatori della Scuola e del Consultorio un libro (oggi esaurito) dal titolo significativo, A SCUOLA DI BENESSERE.
Come dire che il benessere esistenziale si fonda, soprattutto, sulla capacità di “vivere ogni relazione nell’ascolto nel qui ed ora” delle persone sofferenti di malessere esistenziale.
Giovevole ricordare che il mondo si divide in due categorie di persone, quella di chi chiede aiuto e quella di chi offre aiuto… ma entrambe le persone di queste due categorie hanno i medesimi bisogni.
Il bisogno principe rimane quello del capire e dell’essere capiti ed è proprio grazie alla soddisfazione di tale reciproco bisogno che ci fa sentire amati, che ci da benessere… nel qui ed ora.
Senza dire, paradossalmente parlando, che si può amare o sentirsi amati nonostante non tutto si riesca a capire.
Dio stesso ci ama pur non capendo come, avendoci creati intelligenti ed amanti a somiglianza Sua, ci comportiamo da deficienti (nel senso etimologico della parola) arrivando sino a perdonarci.
E qui siamo nel pieno del mistero… senza il quale “non si capirebbe niente” scriveva Alessandro Pronzato.
E “chi non accetta il mistero”, scriveva Einstein, “non è degno di vivere”.
(Gigi Avanti)
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