Sono tutti quegli eventi o quelli accadimenti, più o meno “casuali” e di diversa importanza che contrassegnano il nostro cammino terreno e ai quali siamo proprio noi ad affibbiare la qualifica di “curiosi”. Unire poi questa qualifica ad un termine di tutto rispetto quale quello di “mistero” incuriosisce ancora di più… Ecco l’origine di questa riflessione.
Anche chi non bazzica tanto per chiese, conventi e santuari ha certamente sentito parlare di “rosari”. Chi vi bazzica invece un po’ di più, sa benissimo in cosa consiste esattamente il rosario, quella “curiosa” preghiera alla Madonna fatta di una cinquantina di “Ave Maria” recitate dieci alla volta e durante la recita delle quali “decine” l’anima si sofferma a riflettere, considerare, meditare su alcuni episodi salienti della vita di Gesù, vita ovviamente inseparabile da quella della sua Mamma… E sa benissimo che questi episodi da “contemplare” sono una ventina e sono messi in fila in una successione logica tale già di per sé indicativa di come dovrebbe essere vissuta una vita di fede.
Sono messi in fila a iniziare dai “gaudiosi” (situazione emotiva e spirituale congrua alla nascita di un bambino e ai suoi primi anni di vita), per seguitare poi con quelli “luminosi” (l’irradiazione di quell’iniziale venuta alla luce rappresentata dalla vita adulta di Gesù), e poi con quelli ”dolorosi” (non esiste vita adulta senza risvolti drammatici e senza il finale tragico della morte), per finire con quelli “gloriosi” (ed è un finale esclusivo toccato come primizia a Gesù e garantito anche per tutti noi, seppur ancora in incubazione per il momento).
Questi venti episodi, di natura così diversa tra loro (alcuni sono eventi del tutto naturali, come nel caso di una nascita, mentre altri hanno caratteristiche supernaturali, come nel caso della risurrezione e della conseguente ascensione) sono tutti quanti curiosamente chiamati “misteri” e misteri da “contemplare”.
La combinazione casuale di questi due termini, mistero e contemplare, con la parola “curioso” (che fa rima con gaudioso, luminoso, doloroso, glorioso) ha provocato, nella mia anima, tutta una serie di considerazioni… A cominciare col riconoscere che tutto quanto ci capita nella vita, proprio tutto quanto, va vissuto come mistero da “contemplare” più che come enigma da “risolvere” . Nel romanzo “Il vangelo secondo Pilato “ di E.E. Schmitt si legge: “Non c’è nulla di più rassicurante di un enigma: è un problema in provvisoria attesa della sua soluzione. Non c’è nulla di più angosciante di un mistero: è un problema definitivamente privo di soluzioni. Fa pensare, immaginare…”. Pensare e immaginare (contemplare potrebbe essere la sintesi delle due cose) resistendo alla curiosa tentazione di voler capire tutto fino in fondo, di esigere spiegazioni, di pretendere dimostrazioni. Il bisogno di capire è esso medesimo un bisogno iscritto dal Creatore nel profondo dell’anima ed è quindi legittimo assecondarlo, ma nei limiti consentiti… come accade per tutti i bisogni. Quando si esagera nella soddisfazione di un bisogno, infatti, è segno che si è caduti nella tentazione di voler strafare… Nel caso dei “misteri curiosi” dai quali è contrassegnata ogni vita si scivola facilmente nella tentazione di voler “capire” laddove invece sarebbe più conveniente e gustoso lasciarsi andare a “contemplare”. Lo stesso Einstein affermava: “Chi non accetta il mistero, non è degno di vivere”. Il mistero curioso (curioso, etimologicamente, significa avere cura di conoscere…anche se va ricordato che la “curiosità morbosa” è stigmatizzata come malanno psicologico) di essere stati pensati e voluti proprio così come ci troviamo, di essere stati collocati nell’utero del tempo-spazio in quel momento, in quella postazione geografica, con quelle caratteristiche, con quella pelle, con quella cultura, il mistero dei tantissimi incontri apparentemente casuali (“Il caso è Dio che gira in incognito” dice ancora Einstein), il mistero della fecondità fisica o della fecondità non legata alla fisicità, il mistero delle mille vicende nelle quali quotidianamente siamo coinvolti pur non avendole causate… per finire con il gigantesco mistero del male…
C’è solamente un modo, più conveniente di altri, di convivere con il mistero… ed è quello di accovacciarvisi dentro e sognare.