Una madre divina, Teti, afflitta, come le madri terrene, dall’ansia di proteggere il figlio, volle immergere Achille nelle magiche acque dell’immortalità. Prese il piccolo per un piede e lo tuffò nel fiume Stige. Quel bagno rese l’eroe invulnerabile: frecce, pugnali e armi di ogni tipo nulla avrebbero potuto contro di lui. Ma il Fato non è sensibile alle struggenti manovre delle madri.
Achille fu ferito mortalmente mentre, piegato su una fonte, cercava ristoro alla sua sete. Paride, aiutato da Apollo, scoccò una freccia e lo colpi a un tallone, l’unica parte del suo corpo divino che – trattenuta dalla mano materna – non era stata bagnata dall’acqua degli dei.
E proprio da lì, dal punto in cui il distacco non era stato completo, la morte riuscì a ghermirlo.