Maometto affermava che “tre cose nella vita dell’uomo sono distruttive del benessere interiore“: AVIDITA’, IRA, PRESUNZIONE.
Tale affermazione trova però un significativo precedente negli insegnamenti spirituali-psicologici dei Padri del deserto vissuti ovviamente prima di Maometto. In particolare Evagrio Pontico (IV sec.) facendo riferimento alla filosofia greca che distingueva tre parti nell’anima e cioè CONCUPISCIBILE, IRASCIBILE, RAZIONALE… faceva corrispondere ad ognuna di queste tre parti alcuni vizi potenziali. Sono detti potenziali perchè nascono come inclinazioni allo stato neutro, data la corruzione della natura umana dovuta all’errore d’uso dell’intelligenza della prima coppia creata e che, non riconosciute e governate, possono gradatamente trasformarsi in veri e propri vizi capitali (che inizialmente erano appunto in numero di nove).
Per l‘anima concupiscibile (AVIDITA’ in Maometto) l’inclinazione o la tendenza è orientata verso se stesso o altro da sè da piegare a sè e si esplica nei confronti del CIBO (gola), della SESSUALITA’ (lussuria), dei BENI MATERIALI (avarizia).
Per l’anima irascibile (IRA di Maometto) l’inclinazione o la tendenza è orientata contro se stesso o altro da sè e si esplica nei confronti di SE’ (tristezza), degli ALTRI (ira), della VITA (accidia).
Per l’anima razionale (PRESUNZIONE di Maometto) l’inclinazione è nel senso di una SUPERVALUTAZIONE di sè e si esplica nei confronti di SE’ (vanagloria), degli ALTRI (invidia), della VITA (superbia).
E’ opportuno ricordare che inizialmente i “vizi capitali” erano in numero di 9 (SUPERBIA, AVARIZIA, LUSSURIA, IRA, GOLA, INVIDIA, ACCIDIA…. PAURA E MENZOGNA) cui sembra curiosamente fare da controaltare il numero 9 dei frutti dello SPIRITO SANTO elencati da San Paolo: AMORE, GIOIA, PACE, PAZIENZA, BENEVOLENZA, BONTA’, FEDELTA’, MITEZZA, DOMINIO DI SE.
Sembra di poter concludere che per “resistere” alle tentazioni onde non contrarre “brutti vizi” occorra per l’anima far maturare i frutti elencati. Tali frutti possono maturare a patto che l’anima sia ben radicata in Dio . E siccome il “frutto” per natura ha carattere di bellezza, gradevolezza, profumo… insomma ha un insieme di caratteristiche tali da farlo desiderare, ne potrebbe derivare che tale dovrebbe essere anche il “comportamento” naturale e normale del credente.
Come afferma magistralmente la Familiaris Consortio (n. 19 – anno 1981): “I DONI DELLO SPIRITO SONO COMANDAMENTO DI VITA”.
Una succinta esemplificazione, frutto per frutto: AMORE (preferisco riceverlo o so anche darlo… senza farlo troppo pesare?), GIOIA (riesco a tradurre in sorriso visibile l’amore che affermo di avere?), PACE (cerco di essere persona di pace o tendo a mettere zizzania ricorrendo ai deleteri “però”?), PAZIENZA (sono tra quelli che portano pazienza o tra quelli che la fanno portare agli altri cedendo a nervosismi e pretese e non fidando nei tempi di Dio?), BENEVOLENZA (so dedicarmi al bene degli altri senza cadere nella vanitosa sindrome del “salvatore”?), BONTA’ (so vivere decenti e sane relazioni umane evitando lamentele, sospiri, giudizi e limitandomi a godere del presente dei doni di Dio?), FEDELTA’ (so mantenere le promesse fatte, quali che siano, costi quel che costi?), MITEZZA (come la metto con gli attacchi di arroganza, di presunzione, di prepotenza, di collera, di puntigliosità?), DOMINIO DI SE’ (so tenere in armonia corpo e anima moderando gli impulsi e riconoscendo la differenza tra desideri che inducono ad “avere” e “bisogni” che inducono a “essere”… quello che vorremmo avere?).
Per concludere: il peccato principe rimane l’INVIDIA, come ricorda san Paolo citando il libro della Sapienza: “Per invidia del diavolo è entrato il male nel mondo“. Sul versante psicologico-spirituale l’invidia si riconosce dal fatto di non essere felici della felicità degli altri e di non accontentarsi del proprio essere qui ed ora.. come Dio comanda. E’ stato Satana (prima di essere declassato) a non volersi accontentare di essere quello che era…, a pretendere di più…
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