UNA RIFLESSIONE PER IL COMPLEANNO NUMERO 69 DEL 14 SETTEMBRE
Nella prosimità di compiere il mio 69° anno di vita (essere nati il 14 settembre… giorno della Esaltazione della Croce, nell’anno 1943 con guerra civile in corso… potrebbe essere una indicazione di vita non facendo guerra a nessuno e non essendo croce per nessuno…) mi viene da pensare a quanto sono stato fortunato piacendomi da morire gli eventi che mi capitano per caso. Einstein definiva il caso: “Dio che gira in incognito” e continuava asserendo che “Chi non accetta il mistero non è degno di vivere”. Misterioso quindi tutto quanto ci capita per caso! Guai a volerlo capire, spiegare…Pacificante accettarlo e dire grazie godendone, anche perchè alternativa non c’è.
Come mi è successo proprio domenica 9 settembre. Per caso vado con Maria (anche lei incontrata per caso qualcosa come 44 annu fa) ad Albano dove un mio caro amico fratello prete, e ora anche monsignore, don Carlino Panzeri (che ho incontrato per caso… avendomi lui cercato – e questo è ancor più intrigante sul versante del mistero – all’inizio degli anni ’80) offriva una giornata di spiritualità ai fidanzati della zona. Tra le espressioni più penetranti, una mi ha colpito a proposito di relazioni interpersonali da vivere in maniera reciprocamente nutriente. Questa: “Più si conosce, meno si giudica… meno si conosce più si giudica”. Perbacco! Allora chi è incline al giudizio è a corto di intelligenza! Allora io che sto giudicando il fratello corto di intelligenza sono a mia volta a corto di intelligenza… Forse è una questione di uso dell’intelligenza. Se uso l’intelligenza alla maniera di uno specchio che riflette la realtà che si rispecchia nella mia mente e mi limito a descrivere quanto rispecchiato, allora faccio buon uso dell’intelligenza. Se invece uso l’intelligenza per chiosare, interpretare, congetturare, ipotizzare quanto riflesso nella mente allora corro il rischio di arrivare alle soglie del giudicare. Senza dire che gli specchi non pensano… però riflettono… in silenzio! Bellissimo l’aforisma del “giudizio”. A condizione però di ssaper riconoscere il virus del giudizio abilissimo ad annidarsi in certi modi di dire o opinioni o impressioni… Dire che quando piove il tempo “è brutto” è dare un giudizio. E se l’acqua si offendesse e non piovesse più! Non è più realistico dire che si tratta di tempo “piovoso”? L’acqua non è brutta, ma semplicemente “chiara” (si vede con gli occhi), “fresca” (si tocca con mano), “dolce” (si gusta con il palato) come poeta il Petrarca. Che viene battuto da san Francesco il quale descrive l’acqua (e non la giudica) facendo uso dell’intelligenza spirituale (e non solo di quella sensoriale – materiale) e dicendo che essa è “utile, umile, preziosa, casta”. E per concludere… c’è chi paragona il giudicare ad una etichettatrice sempre pronta aD appiccicare etichette o a una mitragliatrice sempre pronta a sparare giudizi (frettolosi e sommari…) e il valutare o descrivere quello che si riflette nella nostra mente a una macchina fotografica che, senza batter ciglio, riprende, quanto osserva… e ne sviluppa il positivo…Resto in attesa di osservazioni e di critiche, ma soprattutto di auguri…