COME ESSERE VERAMENTE DÌ AIUTO
Viveva un tempo un vecchissimo cammelliere che aveva quattro figli. Quando fu sul letto di morte fece chiamare i figli e disse loro: “Vi insegno un’ultima cosa, forse la più importante. Ascoltate le mie ultime parole ed applicatele senza modifiche. Imparerete il più grande insegnamento sull’educazione.
Quando morirò voglio che dividiate i cammelli che vi lascio in eredità: ½ al più grande di voi; ¼ al secondo; 1/8 al terzo e 1/10 all’ultimo.
Fate come vi dico e ne trarrete un vero insegnamento per la vostra vita. Il vecchio morì e i figli restarono alquanto interdetti. I cammelli erano 39.
Dopo aver cercato di fare la divisione in tutti i modi, cominciarono a dubitare della salute mentale del padre e a litigare su come poter fare.
Passò per la piazza del paese un vecchio saggio, si fermò ad abbeverare il proprio cammello alla fontana della piazza. Era vecchio, con una lunga barba bianca e un grande turbante azzurro.
I ragazzi lo interpellarono chiedendo disperatamente il suo aiuto. Il saggio li ascoltò. Poi si grattò la barba, si guardò attorno e iniziò a dividere i cammelli. Li divise esattamente come il padre aveva chiesto, poi riprese il suo cammino e ripartì. Come aveva operato il saggio? Ancora una volta la soluzione ci chiede di uscire dai soliti schemi.
Il saggio aveva posto tra i loro anche il proprio cammello. Ora che i cammelli erano 40 (39 + il suo) aveva diviso così:
½ di 40 = 20
¼ di 40 = 10
1/8 di 40 = 5
1/10 di 40 = 4
Quindi 20 + 10 + 5 + 4 = 39
Il suo cammello non serviva più. Lo riprese e ripartì per la sua strada.
Questa semplice e nota favoletta ci aiuta a cogliere l’insegnamento sull’atteggiamento da assumere nella comunicazione e relazione educativa.
Dobbiamo mettere in comune il nostro cammello, ma sapendo che esso serve solo per mettere ordine nell’universo psichico del bambino (e non solo del bambino) e, svolto il suo compito, non serve più.
A quel punto possiamo e dobbiamo riprendercelo. E’ nostro, a noi è indispensabile, al bambino (e non solo al bambino) non serve più.
Insistere affinchè si tenga il nostro cammello sarebbe altrettanto sbagliato che rifiutarglielo quando ne ha bisogno.
Pensate a quanti maestri e a quanti genitori, in particolari madri, definiscono se stessi in base al cammello donato a figli/scolari.
Questo farà sì che, inconsciamente, lotteranno perché il bambino non cresca, perché tenga ancora il loro cammello, perché essi si sono definiti come madri o come maestri, non come persone.
Quando il bambino cresce vanno in crisi e perdono il loro ruolo che è andato a coincidere con la loro identità.