“Quattro sono le virtù che fanno di un uomo un Lakota degno del suo popolo e dei suoi antenati”, intonò il padre.
La prima virtù è il coraggio. E’ meglio morire sul campo di battaglia che invecchiare da vigliacchi.
La seconda virtù è la forza di carattere. Tu devi sopportare il dolore, la fatica, la fame e la sete senza mai lamentarti e devi comportarti con i tuoi fratelli e sorelle lakota come vorresti che loro si comportassero con te.
La terza virtù è la generosità. Nessun uomo deve mangiare un boccone se sa che i suoi fratelli hanno fame. L’ultimo pezzo non deve essere per te, ma per gli altri. Meglio privarsi del proprio cavallo, che vedere un fratello costretto a camminare a piedi.
La quarta virtù è la più difficile. E’ la saggezza. Saggezza vuol dire rinunciare al tuo piacere per il bene degli altri, vuol dire avere la forza di guidare, di essere di esempio, di portare la pace dove c’è la rissa.
E un giorno – concluse il padre – se avrai saputo praticare queste virtù, lo Spirito ti concederà una visione, ti indicherà chi sei e qual è il tuo destino di uomo”.
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Vittorio Zucconi, GLI SPIRITI NON DIMENTICANO, pag. 84
(Il mistero di Cavallo Pazzo e la tragedia dei Sioux )
(Mondadori)