ROMANZO VECCHIO FA BUON CIBO…
Dal romanzo di Jan Dobraczynski, LE LETTERE DI NICODEMO (Morcelliana 1959), traggo queste riflessioni che hanno per oggetto la dinamica del credere, del credere a patto che, del credere solamente in se stessi, del non credere ai propri occhi, del cercare prove prima di scegliere di credere… Insomma, la partita a ping pong si gioca quasi sempre tra i cercatori di prove e i buongustai di mistero…
“Signore – dissi – là, su un ramo, c’è un corvo. So bene che la tua maestà non può abbassarsi fino a chi ti parla. Tuttavia ho bisogno di un segno. Quando avrò finito la mia preghiera, fa volare via quel corvo. Ciò sarà per me come un segno, una prova che non sono completamente solo al mondo…”. Fissai l’uccello, ma questi non si mosse. Allora mi rivolsi nuovamente alla pietra: “Signore! – dissi – hai certamente ragione. La tua maestà non può degnarsi di accogliere le mie sollecitazioni. Se il corvo fosse volato via, io sarei ancora più triste, poiché un tale segno io non l’avrei ricevuto che da uno come me, dunque da me stesso. Sarebbe stato ancora un riflesso del mio desiderio. E ancora non avrei incontrato che la mia solitudine”. E dopo essermi prosternato, mi allontanai. Ma proprio allora la mia disperazione cedette a una serenità singolare quanto inaspettata. (Antoine de Saint-Exupery)
“Vi sono misteri nei quali bisogna avere il coraggio di gettarsi, per toccarne il fondo, come ci gettiamo nell’acqua certi che essa si aprirà sotto di noi. (…) . Non ti è mai parso che vi siano delle cose alle quali bisogna prima credere, per poterle capire?” (Jan Dobraczynski)