“SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE…”
Antonella Pompei, docente di lettere, nel 1993, presso il liceo psicopedagogico dell’Istituto Maria Immacolata di Via Monza a Roma, assegna di sorpresa alle sue alunne questo tema: “Se una notte d’inverno un viaggiatore…”.
L’alunna Chiara svolge il tema… a modo suo. In calce allo svolgimento il sobrio, significativo e, forse anche colmo di stupore, è il commento dell’insegnante: “Senza commento”.
Nello svolgimento del tema, Chiara mette
in risalto in modo fantasioso e simpatico che “vita è bello” fin dall’ inizio…
Sento in giro che devo fare un lungo viaggio… sto qui dentro da nove mesi e non
vedo proprio il motivo di uscire. Le voci di papà e mamma che ormai riconosco perfettamente, non fanno altro che confermare quello che prima era presentimento e
ora è certezza… la mia uscita da qui.
Non so quello che c’è fuori, non mi interessa scoprire cose nuove, so soltanto che
questo mio letto all’interno di mia madre ha tutto quello di cui ho bisogno.
mi piace moltissimo quando la mamma si ferma e mi accarezza… desidererei tanto
vederla, capire cose è ed in quale zona di lei mi trovo; anche papà deve essere simpatico,
strano che lo sento poche volte… lavora, dice, e torna tardi.
Ora c’è silenzio, mamma è ferma da più di due ore, credo che dorma. E’ bello
quando dorme, posso scalciare contro le pareti della mia stanza senza che le mani di
tutti si posino su di me, che ci troveranno di tanto strano in due io tre calci. E poi… mica lo faccio sempre apposta, certe volte m’intreccio tutta e mi slitta qualche piede.
Una, che non mi sta tanto simpatica, è “stai per diventare nonna”; telefona tutti i
minuti ed ogni volta vuole sapere quando uscirò; secondo me è lei che ha fatto in
modo che io lasciassi la mia casa, avrà parlato con qualche direttore e sarà riuscita
con l’inganno ad ottenere lo sfratto.
Comunque, uscire da dove sono, non mi pare tanto difficile; il problema, secondo
me, è “entrare” nella nuova casa…
Quando sono arrivata qui dentro, sicuramente dormivo, perché non ricordo nulla,
ma questa volta terrò gli occhi bene aperti, voglio gustarmi tutta la scena.
adesso la mamma si è alzata, ci credo, è arrivata quella rompiscatole di “staiperdiventare
nonna”… deve essere anche cieca, continua a chiamarmi passerotto, cuccioletto,
micino.
Ah, me ne sono accorta io della differenza tra la voce del passerotto e quella del
micino; non vedo come possa non riuscirci lei: d’ altronde, sarò anche piccola, ma
credo di essere una cosa sola, magari un cuccioletto… anche perché è l’unico che non
ho mai sentito!
Ma, non capisco cosa sta succedendo, è la prima volta che fa così freddo…così all’improvviso mi è arrivata una folata di vento gelido… ma cosa succede?…Ora traballo
come una palla…sta correndo… mamma sta correndo ed io mi sento tutta sottosopra.
sento urlare da tutti: “E’ il momento, sta per nascere”. Forse sto per uscire, ma sì,
nascere ed uscire è la stessa cosa.
Oddio, dove andrò, no, non voglio andare via, mamma…E’ una notte d’inverno ed
è incominciato il mio viaggio, sono un viaggiatore, ho appena il tempo di salutare la
mia stanza, di prendere le mie cose, di riordinare tutto… sento che mi mancherà tantissimo questo posto… ma ora è tempo di andare.
Pian piano comincio a scendere, sono a testa in giù, il corridoio è lungo, strano che
non mi sia mai venuto in mente di visitarlo, era sempre parte della mia casa… peccato!
Ora qualcosa mi ha preso la testa, mi tira, la mia mente sta per svenire, non ricordo
più nulla, chi sono, cosa… uè, uè, uè…