Omaggio amico agli psicologi
C’è una storiella che parla del piccolo Johnny, che si diceva fosse ritardato mentale. Evidentemente però non lo era, come risulterà evidente dalla storiella.
Johnny va alla lezione di attività manuali nella sua scuola speciale, riceve il suo pezzo di creta e si mette a modellarlo. Poi ne stacca un pezzetto, va in un angolo della stanza e si mette a giocare con esso.
L’insegnante gli si avvicina e gli dice: “Ciao Johnny”. E Johnny: “Ciao”.
L’insegnante chiede: “Cos’è quello che hai in mano?”.
E Johnny risponde: “E’ un pezzo di sterco di mucca”.
E l’insegnante chiede ancora: “E cosa stai modellando?”.
Il ragazzino risponde. “Sto facendo un insegnante”.
L’insegnante pensa: “Il piccolo Johnny è regredito”.
Quindi chiama il preside che sta passando davanti alla porta dell’aula in quel momento, e gli dice: “Johnny è regredito”.
Così il preside si avvicina a Johnny e gli dice: “Ciao, figliolo”.
E Johnny: “Ciao”. Il preside chiede: “Cosa hai in mano?”. E lui: “Un pezzo di sterco di mucca”.
“E cosa stai modellando?”. E il ragazzo: “Un preside”.
Il preside ritiene che sia un caso da far esaminare da uno psicologo della scuola.
“Mandate a chiamare lo psicologo!”
Lo psicologo è un tipo in gamba. Si avvicina e dice: “Ciao”. E Johnny risponde: “Ciao”.
Lo psicologo, mutando domanda d’approccio, dice: “Io lo so cosa hai in mano”.
“Cosa?” chiede Johnny. E lo psicologo: “Un pezzo di sterco di mucca, vero?”.
Johnny risponde: “Giusto”.
“E so anche cosa stai modellando” soggiunge lo psicologo.
“Cosa?” chiede Johnny.
“Uno psicologo, vero?”.
“Sbagliato – risponde Johnny – non ho abbastanza sterco di mucca”.
E lo chiamavano un ritardato mentale.
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