FATICOSO CRESCERE… ma bello!

LE TRE CHIAVI  (quanta fatica per crescere…ma quanto è bello!)

 C’era una volta una principessa bionda che viveva felice con il suo papà, il re sole, in un paese meraviglioso. Non c’erano ombre nel paese del sole, ogni cosa ed ogni creatura godeva di una luce e di un colore particolari, Anche di notte, quando  il sole andava a dormire, brillava tutto perchè il cielo era pieno di stelle. Non c’era felicità  in quel paese, e non c’era dolore: questi abitavano al i là dei monti, in un altro regno sempre buio e sempre cupo, con rocce aspre e molto scoscese e spaventosi burroni da cui era difficile risalire.

Quando la principessa arrivò al suo 18° anno di età il re Sole le regalò Tre chiavi d’oro dentro uno scrigno, sopra il quale brillava un nome: Donna.

Non le spiegò nulla, non disse niente, ma da quel momento in poi la principessa fu presa dalla smania di cercare per tutto il regno delle porte che si potessero aprire con quelle chiavi.

Cominciò dal castello, poi nelle varie case, fino alle casupole più misere dei più lontani villaggi; dappertutto vi erano delle porte, ma nessuna si lasciava aprire da quelle chiavi. La principessa divenne sempre più impaziente e sempre più inquieta e il regno del sole le diventò sempre più angusto e limitato…

Un giorno, salendo su un’ alta montagna del suo regno, sempre continuando la sua ricerca, si affacciò su quello confinante, della infelicità e del dolore e vide che lontano, lontano, lontano apparivano porte che non aveva visto mai: bellissime, ma spaventose…

Intuiva che fra quelle avrebbe potuto esserci una porta importante per lei, e rimase a lungo a pensare: abbandonare il regno del sole, della felicità e della gioia solo per aprire quella porta… Ma la spinta era fortissima. Chiese aiuto al re sole e questi rispose semplicemente: “Se ti avessi voluto soltanto per me, non ti avrei regalato quello scrigno. Scegli il tuo destino e vai dove il cuore ti porta”.

E così la principessa si tolse i bei vestiti, nascose i suoi biondi capelli dentro ad un fazzoletto, prese poche cose con sé, e con lo scrigno con le chiavi, si avviò verso il mondo oscuro del dolore e dell’infelicità. La pioggia e il vento sferzavano il suo viso, i suoi piedi le si piagavano per quei viottoli scoscesi, ma lei continuava coraggiosamente ad andare avanti. Cadde dentro ad un  burrone, si ferì, ma trovò le forse per risalire; finì dentro ad un secondo, ad un terzo…

Era ormai stremata e decisa a finire così il suo viaggio quando si accorse che la porta era straordinariamente vicina e con un ultimo sforzo di volontà la raggiunse. Provò la prima chiave, poi la seconda… Con la mano che tremava provò la terza. La chiave girava bene nella serratura. E la principessa esultò di gioia; non aveva percorso quel doloroso cammino invano…

Ma quando la porta si aprì, dal suo profondo uscì un urlo di paura. Sotto la scritta CONSAPEVOLEZZA vi era uno specchio e questo le rimandava una immagine di sé che non conosceva. Per una metà era rimasta la bella principessa bionda figlia del Sole, ma l’altra metà era segnata dal dolore e dalla infelicità che l’avevano contagiata al suo passaggio nel loro regno.

L’occhio era pesto e pieno di pianto, ispidi i capelli, piegato in giù l’angolo della bocca, cadenti le spalle, chiusa in un pugno di rabbia la sua mano, raggrinzita e scura la pelle.

Avrebbe voluto richiudere la porta e tornare indietro, ma non fu più possibile. Poteva solo continuare il suo viaggio alla ricerca delle altre due porte portando con sé il suo corpo ormai inesorabilmente cambiato.

Ma non poteva pensare di farsi vedere così. E allora si velò, nascose quella sua parte brutta agli occhi degli altri, cercò sentieri poco battuti e poco conosciuti. Cercava di non mostrare quella sua parte dolente di cui tanto si vergognava.

Ma era però proprio quella parte che le dava energia quando era stanca, che la aiutava a trovare soluzione nelle difficoltà, che la faceva più attenta a cogliere le sfumature del mondo che la circondava.

Il cammino era sempre più faticoso, sempre più alte le montagne da scalare, sempre più difficile risalire dai burroni. Faceva molto freddo e la principessa dovette coprirsi sempre di più, sempre di più, lasciando scoperti soltanto i suoi occhi.

Ma così coperta e infagottata era sempre più faticoso proseguire e le cadute erano sempre più frequenti.

Finalmente riuscì ad arrivare alla porta successiva; anche questa era bellissima, ma spaventosa.

Provò la prima chiave, niente. La seconda chiave entrò facilmente nella serratura e la porta si aprì. Dalla porta aperta la principessa la principessa fu travolta da una gigantesca  ventata che si chiamava VERITÀ’  che la lasciò completamente nuda privandola di tutti i suoi vestiti.

Era arrivata nel paese dell’ AUTENTICITÀ’ dove il vento impediva a chiunque di nascondersi dentro i vestiti e tutti perciò giravano nudi; non c’erano anfratti dove nascondersi, non c’erano alibi ai tradimenti e nemmeno illusioni alle speranze.

Fu costretta così a mostrarsi così, mezza bella e mezza brutta, ma si accorse finalmente che non era la sola ad essere così. Anche gli altri erano mezzi belli e mezzi brutti e come lei attraversavano quel paese.

Ma la principessa non era ancora contenta, aveva ancora un ‘altra chiave con sé quindi un’ altra porta da aprire.

Senza quella terza ed ultima porta non aveva senso il suo viaggio.

Finalmente la trovò dopo molto girovagare e il cuore le sobbalzò dalla gioia. La chiave entrò facilmente e la porta lentamente si aprì.

Dietro quella porta il cui nome era INTIMITÀ’ la stava aspettando  un principe. Veniva dal regno degli ideali, aveva attraversato territori infidi e drammatici che si chiamavano realtà e limite. Anche lui era mezzo bello e mezzo brutto, la sua nudità ostentava profonde ferite che si chiamavano delusioni e fallimenti, ma aveva in mano uno scrigno su cui, a lettere d’oro, era scritto: UOMO.

Lui le disse: “Ti presento la mia libertà”. E lei gli rispose: “Ed io ti presento la mia”. E insieme si incamminarono verso un prato, pieno di margherite che avevano un cuore giallo, caldo e luminoso, come il loro, come quello che erano riusciti a conquistare attraverso mille peripezie…

Il regno dell’intimità li accolse in un tripudio di alberi fioriti… ed offrendosi ogni giorno, reciprocamente, le loro libertà vissero ANCHE felici e contenti.

                                               (Mercedes Indri De Carli, psicoterapeuta)

 

 

 

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