QUANDO L’INVIDIA O LA FRETTA ROVINANO TUTTO…

IL PATATRAC INIZIO’… E CONTINUA….

 

Il patatràc iniziò quando Satana passò dal desiderio di poter essere Dio anche lui (invidioso che Dio non volesse spartire con qualcun altro il suo immenso potere) al pretenderlo di diritto.

Irritato a morte per il sacrosanto (ontologicamente parlando) rifiuto da parte di Dio, decise di fargli guerra.

A questi disastri può portare la dinamica di un desiderio che si paluda da diritto.

A risultati diametralmente opposti può invece portare l’assecondare la natura e la dinamica profonda del desiderio (de-sidera) che crea movimento verso il bisogno di essere.

Dal desiderio di avere al bisogno di essere… quello che si desidera avere.

Se invece di desiderare di “avere” (subito) il frutto piacevole e gradevole alla vista… Eva si fosse avviata a scoprire il bisogno di “essere” piacevole e gradevole nel suo rapporto con Adamo?

E se si fossero accontentati di essere quello che erano senza desiderare di più? Lo avrebbe detto sant’Agostino con una delle sue fulminanti espressioni: “Desidera ciò che hai”. E l’uomo ha di “essere” figlio di Dio. Non gli basta? Addirittura pretendere di avere di diritto qualcosa che non potrà mai essere?

Adamo ed Eva cascarono nel solito tranello, quello di voler fare l’esperienza del “male” (anagramma di “mela”), facendola “bene”  (tra l’altro la Genesi parla di “frutto” e la parola frutto – comportamento visibile delle piante – induce a pensare che Adamo ed Eva furono invitati semplicemente a “comportarsi bene” e a non comportarsi male”.

Erano stati avvertiti che il male non lo si può fare bene. Perbacco! “Omnis homo Adam, omnis homo Christus” dirà ancora sant’Agostino.

Senza dire poi che una “scelta individuale” (di Eva) in un contesto di relazione è un vulnus alla relazione medesima… come lo è anche  la succube ubbidienza di Adamo a mangiare il frutto senza averne avuto desiderio.

Questo comporterà, per un curioso rovesciamento di scenario, la dinamica intrinseca della “punizione”.

Quando Eva dovrà partorire il “frutto” del suo ventre lo farà con dolore (opposto al piacere del desiderio frettolosamente soddisfatto) e quando Adamo dovrà far partorire alla terra il “frutto del suo lavoro” lo farà ugualmente con il sudore della fronte…e senza troppo piacere (opposto ad aver mangiato del frutto su obbligo della partner).

Che dire di più?

Magari imparare la lezione dalla coppia originale evitando di voler essere “originali” come accadde a loro, applicandola invece, nel giorno dopo giorno,  alla relazione coniugale.     

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