PER UNA SPIRITUALITA’ DELLA TENEREZZA (tra coniugi ed oltre…)
I frutti (doni) della pianta sono il comportamento finale visibile di tutto un processo nascosto operato dalle radici.
Allo stesso modo si potrebbe dire del comportamento umano. Esso è la parte visibile di tutto un processo interiore nascosto operato dall’anima ben radicata in Dio.
Una fulminante espressione della Familiaris Consortio (1981 – n.19) recita così: “I doni (frutti) dello Spirito sono comandamento di vita”.
L’esortazione generica a “comportarsi bene” sale di livello facendoci concludere che i buoni comportamenti sono quelli improntati a amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
In concreto dovrebbe accadere questo:
AMORE (preferisco riceverlo o mi impegno anche a darlo… senza farlo troppo pesare)
GIOIA (riesco a tradurre in sorriso l’amore che dico di avere o sono lamentoso e serioso)
PACE (cerco di essere persona di pace evitando le guerriglie domestiche con armi sofisticate)
PAZIENZA (so attendere i tempi di Dio senza bruciarmi in nervosismi e pretese)
BENEVOLENZA (so volere il bene degli altri – ed anche il mio – senza presunzione)
BONTA’ (so essere “frutto buono”, quindi amabile, facilitando all’altro di amarmi)
FEDELTA’ (so mantenere le promesse fatte, senza se e senza ma, costi quel che costi)
MITEZZA (come sono messo con comportamenti intrisi di arroganza, prepotenza, supponenza)
DOMINIO DI SE’ (so tenere in equilibrio armonico corpo e spirito, moderando gli impulsi)
Può essere curioso notare come anche i VIZI CAPITALI fossero inizialmente in numero di nove (ridotti, non si sa come e quando, a sette): superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia accidia… menzogna e paura.
Da non dimenticare che, secondo la teologia spirituale biblica (Sapienza e San Paolo), è l’invidia il vizio principe (“Per invidia del diavolo entrò il male nel mondo”). L’invidia ha mille volti e si camuffa al punto da non riuscire a riconoscerla. Consiste essenzialmente nel non essere mai contenti di quello che si è e di quello che la vita ci offre e di irritarsi a morte della contentezza o della situazione esistenziale di altri,,, pretendendole per sé nella medesima misura. Facili le conclusioni da trarre nell’ambito delle relazioni familiari.