“SONO TALMENTE ABITUATO ED ESSERE TESO CHE QUANDO SONO CALMO MI SENTO NERVOSO

“SONO TALMENTE ABITUATO AD ESSERE TESO CHE QUANDO SONO CALMO MI SENTO NERVOSO”

Non al punto però da sbroccare… Quando infatti la misura è colma… di solito si sbrocca. Non è così per me, in quanto che la misura delle idiozie collezionate quotidianamente non è ancora colma per via del fatto che il peggio non è mai morto… anche se va ricordato che l’ultima a morire è la speranza (ammesso che muoia…). Non è ancora così per me, pertanto dovrei starmene buono buono ad attendere che la misura si colmi e nel frattempo ragionar con calma, senza dare di testa.
Ragionare con calma a proposito del cicaleccio chiassoso relativo al tema dei “diritti” e a quello del “gender”, che ne è l’ultimo rampollo. Ragionare con calma tra me e me… ponendomi delle domande.
Ad esempio: dove sta scritto e come avviene che alcuni “desideri” gradatamente si autopromuovano a “diritti”?
Poniamo il caso che qualcuno “desideri” essere ricco (avere più denaro…) e rivendichi questo come “diritto”…
Poniamo il caso che qualcuno “desideri” di essere trattato come sposato pur non essendolo e rivendichi questo come diritto…
Poniamo il caso che qualcuno “desideri” diventare altro da quello che è (maschio/femmina) e rivendichi questo come diritto…
Mi chiedo su quale base e quale sia la dinamica profonda di tale metamorfosi del “desiderio” in “diritto”.
E poi, con tutto quel parlare che si fa di “ecologia”, di ritorno alla natura, mi chiedo come mai questo non sia applicabile alla natura “umana” in quanto tale.
Mi chiedo se non sia possibile (sul piano logico, psicologico e ontologico) acquisire una mentalità pensante “ecologica” e non più soltanto miseramente “ideologica”…
Per farla breve e per evitare di sentire rimbombare nelle orecchie la solita frase dei pensatori liquidi: “Ma questo è un altro discorso” o peggio “Ma che male ti fanno?” concludo con questa citazione presa da AMARE E CURARE I NEVROTICI di Anna Terruwe e Conrad Baars: “MENTRE DIO PEDONA SEMPRE E L’UOMO PERDONA QUALCHE VOLTA, LA NATURA NON PERDONA MAI; QUANDO CI SI OPPONE ALLA NATURA, LA NATURA DISAPPROVA, RIBATTE, RESTITUISCE IL COLPO”. E questo vale anche e soprattutto riguardo alla “natura della relazione” con se stessi, con l’altro, con il mondo… perché la “relazione” è il marchio di fabbrica del creato. Per cui, come dice il mio amico Tonino Serra (autore di ASCOLTARE LA VITA), occorre un vero slancio culturale per recuperare il valore primario di una vera e propria “ecologia della relazione”.
E concludo con una riflessione quasi sconsolata di Luciano De Giovanni dedicata a chi è perennemente insoddisfatto e inquieto circa il proprio essere, la propria identità, la propria misteriosa collocazione esistenziale… :”Chiamati per un momento a partecipare dell’universo, e subito ci mettiamo a criticare”.
E lo facciamo perché vogliamo “spiegazioni” del mistero della vita, vogliamo “capire”, dimenticando quello che affermava Einstein: “Chi non accetta il mistero, non è degno di vivere”! Pretendiamo di capire, rivendichiamo il diritto di capire… prima di accovacciarci quieti nell’oceano infinito del mistero, prima di accettare, come scriveva Confucio molti anni prima di Cristo che “Ci vuole tutta una vita per capire che non si può capire tutto” ed anche “L’ultimo passo della ragione è quello di ammettere che vi sono cose che la superano”. Altro che “diritti” da rivendicare.
Al posto di urlare “tutto è diritto” sarebbe più conveniente riconoscere sommessamente che “tutto è grazia”.

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