Premessa:
– Il limite del linguaggio umano e la ricca accezione propria di ogni vocabolo spiega talune difficoltà di comprensione.
– La tendenza di indulgere alla filosofia dell’aut-aut potrebbe portare a marcare forse troppo rigidi confini tra l’area della terapia e l’area della consulenza
– Se è vero che non tutto ciò che luccica è oro, potrebbe essere anche vero che sia oro anche quello che non luccica.
Si potrebbe inoltre considerare la possibilità di coesistenza incrociata di terapia a carattere consulenziale con consulenza a carattere terapeutico.
Mi piace riportare il seguente brano di Osho: “Un guaritore non è veramente un guaritore, perché non c’è niente che lui faccia. La guarigione accade attraverso di lui, lui deve solo annullarsi. Essere un guaritore significa proprio non essere. Meno ci sei tu, meglio la guarigione può accadere. Più ci sei tu, più il passaggio è bloccato. E’ Dio, o il tutto, o comunque tu preferisce chiamarlo, il guaritore. E’ la totalità a guarire. Una persona è malata è semplicemente qualcuno che ha creato dei blocchi tra sé e il tutto, c’è una sorta di sconnessione,. La funzione del guaritore è di riconnettere. Ma quando dico che la funzione del guaritore è di riconnettere, non intendo che il guaritore debba fare qualche cosa. Il guaritore è solo una funzione, chi fa è Dio, è il Tutto. Allora guarire diventa quasi un’esperienza mistica, un’esperienza di preghiera, un’esperienza di Dio, dell’amore, del tutto.”