PERCHE’ QUALCHE AMORE NON DURA? (articolo tratto dalla rivista “SE VUOI”)

“Per molte coppie che conosciamo, con figli o senza, il matrimonio è finito nel giro di qualche anno.”? Perchè un sì per sempre è così raro”? (Chiara e Roberto)

Cari amici, sarei tentato di rispondere: “perché quando si pronuncia quel sì la mente pensa ad altro”. Ma questa risposta non sarebbe di aiuto a nessuno, mentre invece il mio cuore vorrebbe darvi conforto e speranza.
E’ dal 1969 che, insieme alla sposa che Dio mi ha regalato e qualche volta anche in compagnia dei figli, mi occupo di preparazione al sacramento del matrimonio. Grazie a questo sono a conoscenza di innumerevoli storie d’amore e anche, purtroppo, di storie finite…
Il pane dell’amore è il cibo sempre nuovo a patto di saperlo preparare giorno per giorno…
Un uomo e una donna si realizzano…amandosi per la vita
E anch’io continuo a domandarmi come mai un gran numero di matrimoni (67%) si sfascia proprio nei primi dieci anni, nel periodo cioè solitamente più favorevole alla solidificazione del rapporto.
Anch’io mi stupisco leggendo le cifre relative a separazioni, divorzi, convivenze precarie e mi stupisco perché so che il cuore umano ha invece bisogno di rapporti profondi e stabili, quasi come le piante, per poter dare frutti…
Mi stupisco e talvolta mi rattristo, ma non condivido le diagnosi che danno quasi per scontati tali fallimenti, anche perché sono diagnosi che scaturiscono da schemi prefabbricati, o addirittura da vissuti personali a cui si vuole attribuire valore assoluto. Non le condivido perchè il catastrofismo fa a pugni con la visione positiva della creazione e con la speranza cristiana.
E comincio con lo sfatare subito, cari amici, questo catastrofismo; non è proprio vero che, come si sente dire, la “solita minestra stufa”. E’ un’immagine impropria e balorda, questa. Il “giorno dopo giorno” d’una vita d’amore non va considerato come un’abbuffata, ma come un racconto da sussurrare sempre con voce nuova e modulata. Ma se proprio vogliamo utilizzare l’immagine della nutrizione e del cibo, possiamo subito precisare che il cibo è il “solito”, ma varia il tempo del nutrirsi e soprattutto si rinnova sempre l’appetito di vita…
Il pane dell’amore è il cibo sempre nuovo a patto di saperlo preparare giorno per giorno. Il cibo dell’amore è una sorta di pane fatto in casa, dal sapore fragrante, pane capace però di sintetizzare “parola” e “carne”…così come fa Dio nella sua storia d’amore! Non so quanto possa piacervi, cari amici, questo accostamento. Sta di fatto che la parola di Dio diventa Carne e poi ridiventa Pane…questo Cibo fatto in Casa da Carne Immacolata toccata dallo Spirito…
Un sì dura sempre e diventa cibo quotidiano quando la “parola” (dialogo) tra i due è a tutto campo e non trascura di essere dialogo con il Creatore dell’amore e quando la “carne” (tenerezza) è vera condivisione di tutto, vera incarnazione di gesti autentici e non farsa…
Ecco però una provocazione: il vero nutrimento della coppia non è tanto l’amare una persona, quanto l’amare di amare. Mi spiego. Quando viene meno l’amore per una persona, spesso è perchè è cessata la scelta di amare come sistema di vita. Tale considerazione – che possono offrire agli sposi le persone consacrate – va accolta nella sua essenzialità. La gratuità assoluta del loro amare la causa del Regno è un’indicazione limpidissima.
E’ solo l’amare di amare che tiene fresco, nutriente e nuovo l’amore fra le persone. L’amore non muore mai di morte naturale… se si ama per amare. E’ un pò quello che capita in montagna. Se viene meno il desiderio di raggiungere la vetta è perché è venuto meno l’amare di salire… La vetta dell’amore è la fedeltà alla persona che si è scelto di amare. Se viene meno la fedeltà è perché è venuta meno la voglia di amare di per se stessa.
C’è ancora da dire qualcosa sulle cause remote di tali cedimenti. Una di esse resta la superficialità e l’immaturità della persona nel momento della fase preparatoria alla scelta matrimoniale. Quella formula che si pronuncia il giorno del matrimonio va interiorizzata e non solo pronunciata. E’ una promessa piena di realismo (ci vuole realismo ad amare nella “gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”) e piena di fantasia (ci vuole fantasia per amare “tutti i giorni della mia vita”). Ma a pronunciare quella formula sono i due!
Un’altra causa remota può essere un cattivo concetto di “realizzazione”. Nella vita tutti sentono il bisogno di “realizzarsi”. Non ci si realizza attraverso estenuanti tentativi di collocazione nell’esistenza, ma semplicemente attraverso il compimento del proprio dovere.
Un seme si realizza diventando una pianta…che fa i semi…e così via.
Un uomo e una donna si realizzano amandosi…per la vita.
La realizzazione umana altro non è se non questo sapersi collocare nel ritmo cosmico della Vita e dell’Amore. Solo in questo modo la fedeltà alla vita e all’amore diventa poi fedeltà alla persona. Sovente capita d’incontrare gente che aspetta, per realizzarsi, l’occasione d’oro. Ricordo un proverbio: “nella vita ci capiteranno due o tre occasioni per essere o dimostrarsi eroi, mentre tutti i giorni viene offerta l’occasione per non essere vigliacchi”.
Ecco allora la mia conclusione. Perché un sì possa durare sempre occorre sussurrarlo ogni giorno, senza altra pretesa che quella di non essere vigliacchi.

 

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