NEI PANNI DI GESU’

2                                  NEI PANNI DI GESU’… NELL’INTERVALLO DI TEMPO

                                TRA VENERDI’ POMERIGGIO E DOMENICA NOTTE…

   Non appena spirato, ad anima libera, ho rivisto in un attimo il film della mia vita mentre una sarabanda di emozioni e di pensieri (da uomo o da Dio… non li so distinguere)  mi  faceva come da colonna sonora.

   Gioia e contentezza perché tutto era finito bene, come voleva il Padre (del cui Spirito sono pieno anch’io) e perché non avevo deluso la Madre (alla quale ho sempre ubbidito) .

   Gioia piena sostenuta da un convincimento, quello che era andato tutto bene per aver saputo resistere alle tentazioni che mi potevano distogliere dalla mia missione.

   Quelle del deserto le conoscete e vi confido che sono l’anima di ogni tentazione e che mirano ad un unico obiettivo, quello di  separarvi dal Padre Mio e vostro facendovi credere, di conseguenza, che la vita vada vissuta per se stessi e basta. Infatti, a  ben considerare, tutte e tre le tentazioni fanno leva proprio su questo asserto: vivere solo per se stessi.

   La prima, quella che mi sollecitava a trasformare le pietre in pane, era anche patetica perché, oltre tutto, non c’era neppure nessuno ad applaudire l’eventuale successo.

   Senza dire poi che già immaginavo confusamente che, di lì a non molto, avrei trasformato il pane nel Mio Corpo. E poi, la vanità non era mai stata e non sarebbe stata mai il mio forte. Cedere sarebbe stata la conferma che badavo solo a me stesso e tutto sarebbe finito lì.

   Nella seconda tentazione c’era molta gente che mi avrebbe potuto applaudire se non mi fossi spiaccicato a terra dopo il volo dalla sommità del tempio; ma io lo conosco bene il Padre e mai avrebbe fatto eccezioni alle leggi dell’universo da Lui stabilite. Cedere avrebbe comportato ancora una volta di  pensare soltanto a me.

   La terza aveva un lato debole, perché se anche avessi ceduto ed ottenuto  il potere promessomi da Satana, sapevo che esso avrebbe avuto una durata molto limitata,  e a Me, che vivevo e vivo nello spazio infinito dell’Eterno, questa prospettiva sinceramente non mi allettava per niente. Senza trascurare il fatto che il menzognero Satana non avrebbe certamente mantenuto la sua promessa.

   E fu così allora che, grazie allo Spirito che mi spinse di proposito in quel misterioso deserto,  imparai come si combatte, vincendo, contro le tentazioni.

   Tentazioni che, una volta deciso a andarmene da Nazaret per iniziare la mia missione, si presentavano sempre in forme diverse, ma, in sostanza, maledettamente uguali. Vi racconto la prima all’inizio della mia missione e l’ultima alla conclusione  di tutto.

   A  Cana fui nuovamente tentato dalla vanità. In quel pranzo di nozze dove nessuno sapeva chi fossi veramente, accadde che,  su provocazione della mia Mamma,  fui indotto a trasformare l’acqua in vino. Questo successo mi avrebbe potuto far montare la testa e aprirmi  una carriera….

   Resistetti e respinsi  questa tentazione perché già immaginavo, seppur confusamente, che nella cena dell’ultimo giovedì della mia vita avrei trasformato quel vino in Sangue.  Resistetti quindi e tirai dritto per la mia strada.

    E la sera di giovedì, non più a pranzo ma a cena, si affacciò una strana tentazione, la tentazione della paura suprema che si presentava sotto la curiosa forma di non perdere la faccia, di non deturpare l’immagine che si aveva di me, di non deludere le aspettative, di buttare tutto a carte quarantotto.

   La paura della morte infatti si maschera in molti modi, ma più che la paura della morte mi terrorizzava la maniera del morire. Ma, in quella notte al Getsemani, mentre i miei intimi amici dormivano, riuscii a sconfiggere, in extremis, anche questa.  

   Se avessi ceduto, avrei ancora una volta badato solo a me stesso e fatta la mia volontà,  laddove invece nel fondo della mia anima era fortemente radicata, da sempre,  la convinzione che ero venuto al mondo unicamente per fare la volontà del Padre mio e vostro.

   Respinsi questa tentazione e, grazie al mio Spirito che è anche “spiritoso”,  finìi per rovinare la cena a tutti quanti (e, più di tutti, certamente a Giuda).

   Non è di buon gusto, lo so, nel bel mezzo di una cena tra amici mettersi a parlare di tradimento, di pane che viene offerto dicendo che è Carne e di vino che viene offerto dicendo che è Sangue (e mi commuove ancora ricordare che abbiate mangiato e bevuto senza fare una piega e senza porre obiezioni o cercare spiegazioni…)  e mettersi a lavare i piedi.

   Lo ammetto, ho esagerato, ma non l’ho fatto per eccentricità, ma per amore… e l’amore comporta l’imprevedibile.

 Anche perché non avevo alternativa per farvi accettare (che è altro da capire…) che “eucaristia” e “amore fraterno”  vanno a braccetto,  anche se soltanto il primo è diventato, per ora, sacramento. Non avevo alternativa e mi è andata bene.

   Mi dispiace solo di avervi rovinato la festa… (cosa che non era successa a Cana)  ma era soltanto per prepararvene una come Dio comanda…

(www.gigiavanti.com)

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