COMMENTO OMILETICO DEL 25 AGOSTO (Lc. 13, 22 . 30)

       

 Capita talvolta di imbattersi in persone  che accampano dei diritti, che millantano crediti, che pretendono trattamenti di preferenza in ragione di questa o quella appartenenza o di questo o quel titolo. Sono persone che a lungo andare finiscono per irritare e suscitare antipatia. Sono quelle persone che talvolta se ne escono con quella spocchiosa espressione: “Lei non sa chi sono io!” alla quale si potrebbe ironicamente ribattere: “Me lo dica”… ma l’ironia risulta indigesta a certe persone.  Più pungente sul piano dialettico potrebbe essere invece quest’ altro tipo di risposta: “Ma chi si crede di essere”? Comunque la si voglia mettere, questo atteggiamento di supervalutazione di sé contraddice in pieno la regola universale dell’uguaglianza e  dell’equilibrio delle relazioni interpersonali gravandole di un errore genetico (quasi una sorta di peccato originale laico). L’errore genetico sta proprio nella tendenza a impostare e vivere i rapporti in termini di diritti-doveri dove è sempre l’altro però ad avere dei doveri nei nostri riguardi…

 Addirittura da matti avere tale atteggiamento nei riguardi di Dio! E’ come se gli si dicesse: Siccome osservo i tuoi comandamenti, osservo le regole, pago le tasse, non manco mai alle funzioni, partecipo a tutti i riti… ho diritto alla salvezza (e tu me la devi dare). A ben considerare è la medesima perversa logica del mercimonio, del meretricio dove uno “paga” e l’altro “deve” dare la prestazione… C’è da continuare, oppure è sufficiente questa considerazione per non impressionarsi di fronte alla risposta di Gesù a quel tale chi gli chiedeva: “Ma alloro, pochi si salvano”?

E sembra essere proprio questo, infatti, l’insegnamento di Gesù riportato da Luca. Un insegnamento che, come sovente succedeva, prende il via, curiosamente parlando, per strada, “mentre era in cammino verso Gerusalemme” e prende il via da una domanda abbastanza strana e sconsolata di quel “tale”, domanda che così formulata fa supporre qualche “insegnamento” precedente… A questa domanda Gesù risponde quasi seccato con una serie di “avvertimenti” tali da spaventare: “State attenti che se pretendete o credete di salvarvi solo per la vostra bella faccia di appartenenti alla razza ebraica o alla vostra pedissequa osservanza formale di regole e prescrizioni o di andare in paradiso in carrozza sarete sonoramente delusi e avrete dei guai seri, anzi…”. Tremano i polsi a sentire il “mite” Gesù trattare così i suoi concittadini e seguaci e continuano  a tremare quando lo si sente descrivere il comportamento del Padrone di casa nei riguardi di questi “pretenziosi di salvezza”: “Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori comincerete a bussare alla porta (…). Ma Egli dichiarerà: vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori di iniquità (…)”. E poi conclude con un riferimento al concetto di “chiamata universale alla salvezza” , come dire di non meravigliarsi  (scandalizzarsi, ingelosirsi…) se Dio aprirà le porte della salvezza a tutti (la porta della fede?). E’ proprio vero che “Dio delude sempre chi se lo  immagina a modo suo”, ma è anche vero e proficuo per il proprio cammino verso la salvezza  andare al fondo di questa “delusione” per rimuovere il pensiero  (l’dea di Dio che ci si è fatta…) che la alimenta. Ma per far questo occorre domandar grazia a Colui che nella Trinità è lo specialista per tali “chiarimenti di idee”… E sappiamo bene chi è. 

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